Com’è noto a tutti noi, il primo amico/alleato per eccellenza e da sempre è raffigurato dagli U.S.A. che – diciamolo eufemisticamente – non sono del tutto affidabili, nell’attuale momento storico, sia in relazione allo scarso rispetto dei diritti civili quali, in primis, la libertà di stampa, quella di manifestare e il welfare state; sia per l’indirizzo verticistico, adottato da un governo autarchico in discontinuità con la propria tradizione politica, che invade imperiosamente ogni campo dalle banche alle università, arrivando addirittura a rinominare il Dipartimento della Difesa in “Guerra”.

Ci sono poi gli “amichetti” di minor peso: Argentina, Ungheria ed Albania.  La prima, che vanta un rapporto simbiotico con l’Italia avendo accolto milioni di nostri emigrati “economici” tra l’800 e il 900, è stata salvata da una situazione fallimentare dal punto di vista finanziario dal “Tycoon” per interessi elettorali ed è (s)governata da un individuo molto estroverso, incontenibile e culturalmente elementare, ma capace di farsi rieleggere furbescamente, come si diceva poc’anzi.

L’Ungheria è – o meglio sarebbe, ufficialmente – una nazione membro dell’Unione europea, che tuttavia viene messa quotidianamente in discussione, analogamente a quanto faceva ( o prometteva di fare …) la nostra premier fino a tre anni fa. Va sottolineato che il Parlamento ungherese conta molto meno di quello italiano e non è notizia di poco conto!

L’Albania è l’ultimo in ordine cronologico ed anche per importanza dato che, pur aspirando da decenni di esser ammessa nel “salotto buono” di Bruxelles, non viene ammessa nel consesso delle istituzioni comunitarie per “indegnità” di vario genere. Peraltro, si tratta del Paese che maggiormente beneficia tuttora di  un rapporto privilegiato con il nostro esecutivo, generoso oltremodo e con risultati inconcludenti, rispetto alle ingenti somme di danaro pubblico per la “speciale ospitalità” dei nostri extracomunitari irregolari o presunti tali. La qual cosa finirà per rientrare nell’elenco dei più macroscopici sprechi del “bel Paese”

Sarà pur vero che l’U. E.. riconosce, oggi più che mai, la nostra importanza per ragioni storiche, economiche ed istituzionali – molto merito è del Presidente Mattarella e della imprenditoria eccellente . E’ anche fuor di dubbio che stiamo svolgendo un ruolo rispettabile in politica estera, senza sbavature, né incidenti di percorso; ma sarebbe ora di fare una precisa e univoca “scelta di campo” tra filo-europei e sovranisti anti U.E., distanziandoci da certe amicizie non alla nostra altezza, magari un po’ pericolose o tutt’altro che benefiche e leali nei nostri confronti.

Michele Marino

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