L’Europa, scossa dal ritorno della guerra sul suolo continentale, è chiamata a ripensare in profondità il proprio sistema di sicurezza. Non si tratta solo di aumentare la spesa militare, ma di concepire un nuovo paradigma di difesa, capace di coniugare protezione dei cittadini, innovazione tecnologica e autonomia strategica. In questo scenario, l’Italia ha un’occasione storica: mettere a frutto le sue eccellenze industriali, scientifiche e tecnologiche per contribuire alla costruzione di un sistema di difesa integrato europeo. Non un’industria della morte, ma un investimento nella sicurezza del futuro.

Nel dibattito sul nuovo sistema di difesa europeo, spesso si è scelto un approccio ideologico, polarizzante e talvolta superficiale. Si è parlato di “riarmo” in termini allarmistici, evocando scenari bellici novecenteschi e dimenticando che oggi difesa significa innanzitutto prevenzione, protezione e deterrenza. Non si tratta di rispolverare vecchie logiche militariste, ma di costruire una rete integrata di sicurezza per proteggere le popolazioni civili, le infrastrutture critiche, i confini digitali e lo spazio informativo.

Il caso dell’Iron Dome israeliano è emblematico: non un’arma di offesa, ma uno scudo difensivo capace di intercettare e neutralizzare minacce aeree in tempo reale. Un modello che l’Europa – sempre più esposta a rischi ibridi, cyberattacchi e potenziali escalation militari ai suoi confini – non può più permettersi di ignorare. Costruire un sistema analogo in ambito UE, condiviso e integrato, non è solo una necessità strategica, ma un’opportunità tecnologica e industriale che riguarda da vicino anche l’Italia.

L’Italia e il sistema di difesa: un ecosistema all’avanguardia

L’Italia vanta un tessuto industriale e scientifico nel settore della difesa che è tra i più avanzati d’Europa. Leonardo, azienda leader nell’aerospazio, nella cyber security e nei sistemi di sorveglianza, è già parte attiva di progetti strategici europei come il Global Combat Air Programme (GCAP) e l’Eurodrone. Ma non solo: anche tante PMI, startup innovative, centri di ricerca e università contribuiscono allo sviluppo di tecnologie dual use (civili e militari), sistemi di comando e controllo, sensori, intelligenza artificiale applicata alla sicurezza. Investire in un nuovo sistema di difesa europeo significa quindi valorizzare queste eccellenze, generare occupazione qualificata, rafforzare la sovranità tecnologica europea e fare sistema tra pubblico e privato.

L’Italia ha tutte le carte in regola per diventare hub tecnologico del futuro comparto difensivo europeo, a patto che riesca a coordinare le proprie risorse e a proporsi come attore strategico nel dibattito comunitario.

Difesa comune europea: scienza, ricerca e deterrenza per il futuro

Non possiamo più pensare alla difesa come a un ambito isolato, da delegare o da nascondere. In un mondo multipolare, segnato dal ritorno della guerra in Europa, dalle tensioni nel Mediterraneo e dalle incertezze legate alle prossime scelte di politica estera americana, l’Europa deve dotarsi di strumenti di protezione autonomi ed efficaci. Questo non significa militarizzare la società, ma rendersi capaci di scoraggiare qualsiasi aggressione e di proteggere i cittadini in caso di minacce dirette. Un sistema di difesa integrato europeo non sarà fatto solo di armamenti, ma di satelliti per l’osservazione terrestre, sistemi radar avanzati, reti di comunicazione sicure, infrastrutture cibernetiche, droni intelligenti, tecnologie quantistiche.

In tutto questo, la scienza italiana, l’ingegneria, la fisica applicata, l’ICT e le neuroscienze possono dare contributi fondamentali. Ecco perché è urgente superare la visione ideologica e puntare su una difesa intelligente, tecnologica e cooperativa.

Una scelta strategica, non un riflesso bellico

Scegliere di investire in un sistema europeo di difesa non significa piegarsi a una logica di guerra, ma al contrario rafforzare la pace attraverso la dissuasione e la capacità di risposta. E significa anche garantire uno spazio vitale alle competenze italiane, alle nostre industrie hi-tech, alla ricerca universitaria e agli enti pubblici e privati che operano per la sicurezza collettiva. In un momento in cui la geopolitica cambia rapidamente, l’Italia ha l’occasione di essere protagonista di una svolta strategica per l’Europa. Non coglierla sarebbe un errore che le generazioni che verranno non ci perdonerebbero mai.

Michele Rutigliano

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