Il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano ha diffuso alcuni documenti che affrontano il tema della cosiddetta “sussidiarietà orizzontale”e della sua operatività tramite Parternariato pubblico-privato e le varie forme di finanza di progetto. Uno è dedicato alla Scuola vista come centro di comunità. Lo pubblichiamo di seguito a firma di Claudio Sangiorgi (Consigliere delegato del Collegio Ingegneri e Architetti di Milano) e di Gianni Verga (Presidente del Collegio Ingegneri e Architetti di Milano)

Abstract
La scuola, quale insostituibile luogo della prima socialità e della potenziale virtuosa integrazione di
culture diverse, in un comune profilo di civismo, fondante le basilari regole del vivere comune e lo
spirito di comunità, è oggetto di riflessioni e richiami accorati in questi nostri drammatici giorni. Non
a caso, se ne sottolinea il ruolo imprescindibile di luogo di didattica in presenza, non
completamente surrogabile da pur ora indispensabili pratiche di didattica a distanza.

Il presente contributo intende, anche con l’aiuto di spunti di riflessione apportati da docenti del
Politecnico di Milano, ricucire alcuni tratti essenziali della scuola, per l’appunto nella sua duplice
dimensione: di edificio di forte ordine simbolico e identitario e quale laboratorio al vero di
sperimentazione e formazione della società del futuro. Con i correlati termini di proposta, elaborati
dal Collegio Ingegneri e Architetti di Milano, per inverare al meglio tali valori e tali potenzialità.
In molti quartieri di Milano, le scuole primarie costituiscono, con le loro sedi, l’unico (o,
comunque, il più distintivo) riferimento di presenza istituzionale sul territorio e, a un tempo
e già in parte ora, luogo di attività plurime attinenti in generale alla creazione di uno spirito
di comunità e alla diffusione di un civismo diffuso. Non a caso ad esse è sempre stato
riconosciuto il ruolo di sede elettorale, ovvero di luoghi deputati all’esercizio della prassi
democratica da parte della cittadinanza.

Per l’avere formato generazioni di Milanesi, esse hanno assunto anche un ruolo identitario
molto forte rispetto alle proprie circoscrizioni d’ambito, evidente nella consuetudine dei
cittadini di chiamarle familiarmente e direttamente con il loro nome, senza anteporre il
sostantivo “scuola”. Ruolo, in molti casi, rafforzato dalla riconoscibilità architettonica degli
edifici che le ospitano, quando non anche dalla loro qualità architettonica, potendo vantare
Milano numerosi pur storici stabili scolastici, capaci alla loro epoca di rappresentare
termini assoluti di innovazione e sperimentazione, sia sotto il profilo delle soluzioni
tecniche e tecnologiche, sia per i modelli della didattica in essi praticata (basti pensare alle
Scuole di Via Galvani di Camillo Boito).

Oggi, esse costituiscono uno spazio e un tempo, nella vita delle nuove cittadinanze della
città, in cui per primi si attivano positive pratiche di integrazione e di reciproco scambio di
esperienze. Ma tale funzione, di catalizzatore del melting pot di una società sempre più
articolata, variegata e complessa, e per questo ricca e dinamica, potrebbe e dovrebbe
vedere un maggiore e miglior impiego di siffatte strutture, con una ben più estesa
copertura di attività quotidiane extrascolastiche, sì da portare a percentuali molto più
elevate il tempo di utilizzo effettivo degli edifici rispetto all’attuale (con conseguente
economia di sistema): dalle iniziative di promozione e di incentivazione alle pratiche
sportive, a momenti di formazione e sviluppo della coscienza ecologica dei cittadini, a
virtuosi punti di incontro e scambio di esperienze tra generazioni, a buone pratiche di
civismo e di coinvolgimento anche dei “nuovi Milanesi” nei valori fondanti della nostra
comunità e della Costituzione.

A tal fine, è necessario un radicale ripensamento delle strutture esistenti, in grado di
permettere la compresenza di funzioni, pur diacronicamente distanziate (in modo da
permettere l’apertura delle scuole in momenti di non presenza della didattica), che
arricchiscano l’offerta formativa, culturale, civica, sportiva, ricreativa, delle Scuole e delle
loro aree di pertinenza.

Ripensamento, che di necessità passa attraverso opere di estesa ristrutturazione che,
congiuntamente allo scopo di cui sopra, di versatilità d’usi e di funzioni, costituirebbero
altresì l’occasione per una serie di interventi sostanziali di riammodernamento del
patrimonio scolastico cittadino (connotato da forte obsolescenza e, in alcuni casi, da vero
e proprio degrado) almeno sui seguenti principali fronti:
1. Sicurezza statica: verifica dei solai, dei controsoffitti, delle scale (molte, in edifici
storici, tuttora in beola con infissione a muro a mensola) e adeguamento sismico in
primis, quali focus di maggiore attenzione per l’incolumità delle utenze;
2. Miglioramento della qualità dell’aria indoor (un recentissimo studio dell’Università di
Bolzano evidenzia la concentrazione di CO2 fuori dai parametri di accettabilità nelle
scuole – con negativi riflessi sulla capacità di concentrazione dei discenti e dei
docenti – e l’insufficienza della sola aerazione naturale)( 1 ) ; tema reso centrale e
cruciale dall’emergenza sanitaria in corso e dalla necessità di garantire rinnovo
costante dei volumi d’aria interni agli ambienti a piena sicurezza dei presenti;
3. Miglioramento delle caratteristiche illuminotecniche delle aule, in molte situazioni
non adeguate per oggettiva vetustà dei corpi illuminanti (anche con sostituzione di
lampade a bassa efficienza e installazione di controllo domotico di presenza per
loro accensione); implementazione di reti dati per attività didattiche di prima
alfabetizzazione su dispositivi informatici e di piattaforme per attività didattiche a
distanza;

4. Adeguamento normativo antincendio, di generale sicurezza dei luoghi e delle vie di
evacuazione, degli impianti, delle caratteristiche di pulibilità e di antiscivolosità delle
pavimentazioni;
5. Efficientamento energetico con doppia azione, sulla performance delle prestazioni
degli involucri (parti opache e infissi) e sulle caratteristiche di rendimento degli
impianti, secondo formule di progetto integrato miranti alla più ampia sostenibilità
delle realizzazioni compiute.

Le scuole, infatti, dovrebbero altresì costituire, nelle nuove realizzazioni, proprio con il loro
esempio virtuoso di applicazione di aggiornate strumentazioni progettuali volte alla
sostenibilità e al benessere indoor, casi studio paradigmatici di un diverso rapporto tra
uomo e risorse, divenendo per tale tramite momento di formazione al vero di una
coscienza ecologica consapevole e propositiva.

Un programma sicuramente vasto e ambizioso, ma centrale per la qualità urbana dei
rapporti e delle relazioni e lo sviluppo della Comunità, nella sua dimensione di crescita in
proiezione futura. Un programma, è evidente, che necessita di un forte impegno
finanziario per essere pensato, programmato nel tempo e concretizzato, con forte capacità
di coordinamento da parte dei soggetti attuatori.

In questo senso, si tratterebbe sicuramente di un’occasione da caso studio per attivare
procedure di partenariato pubblico/privato e di sponsorizzazione legata a campagne
corporate di sensibilità sociale, che – proprio nella moltiplicazione degli eventi e dei
momenti di aggregazione delle scuole, che ne risulterebbero al termine del processo di
ristrutturazione quali rinnovati condensatori sociali -, potrebbero trovare anche formule di
interesse per soggetti privati.

Tali possibili risorse, se sommate ai risparmi di gestione conseguibili, alla riduzione degli
oneri collaterali (sicurezza, disagio sociale, abbandoni scolastici,…) derivanti dalla
mancata integrazione di fasce di cittadinanza, ai potenziali introiti esito delle attività
svolgibili nei rinnovati plessi scolastici, ai capitoli di spesa già stanziati dallo stato e messi
a disposizione per significative voci di implementazione possibile degli edifici scolastici…
configurano un sistema virtuoso di disponibilità che potrebbero costituire la massa critica
utile per l’esecuzione del programma, come sopra delineato.

Per questo, il Collegio Ingegneri e Architetti di Milano, già promotore e coordinatore della
mostra “Di ogni ordine e grado – L’Architettura della Scuola”, tenutasi presso la Sala delle
Colonne della Fabbrica del Vapore, sotto l’egida dell’Assessorato all’Educazione e
istruzione del Comune e con la curatela scientifica dei Professori Massimo Ferrari e
Claudia Tinazzi del Politecnico di Milano (che qui hanno ritenuto di offire un loro contributo
critico, di completamento e di significazione disciplinare di queste note2
) si propone quale soggetto istituzionale rappresentativo del variegato mondo della professione, per mettere
a disposizione le proprie conoscenze e competenze, al fine di giungere alla definizione di
un condiviso piano di obiettivi finalizzato al conseguimento dei target tutti di cui sopra.

Claudio Sangiorgi e Gianni Verga

 

1
Si veda: “Pessima la qualità dell’aria nelle scuole”, 19 giugno 2020, redazionale di Infobuild, portale web
dell’edilizia – https://www.infobuild.it/2020/06/pessima-la-qualita-dellaria-nelle-scuole/
Interessante che il tema dell’aria indoor nelle scuole, invero alquanto negletto, fosse stato in realtà studiato
sin dagli albori della scuola moderna, come dimostra il saggio di Lina Negri Luzzani, “La ventilazione degli
ambienti scolastici”, Successori Marelli Editori, Pavia, risalente al 1915.

2
I contributi seguenti sono stati selezionati dal testo di accompagnamento della Mostra “Di ogni ordine e
grado – L’Architettura della Scuola”, Rubbettino Editore, Catanzaro, 2015, catalogo della Mostra omonima
tenutasi presso Palazzo Natta, Como, 31 luglio – 8 novembre 2015.

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