“ Fatta l’Italia facciamo gli italiani” diceva Cavour –non entriamo nel merito se ci si sia riusciti– oggi dobbiamo dire “Fatta l’Europa facciamo gli europei”. Ci sono oggi tante diverse prese di posizione su come si è congegnata l’ U.E. ma nessuno dice che l’Europa non debba esser il minimo comune multiplo che tenga coesi i cittadini degli Stati europei. La stessa Gran Bretagna, pur uscita dell’U.E. – che non è tout court Europa – fa parte dell’OCSE (37 Stati membri) e del Consiglio d’Europa(47 Stati membri), il cui ruolo è certo fondamentale.
I fattori per i quali i cittadini degli Stati aderenti all’U.E. (oggi 26) sono europei, senza se e senza ma, sono molteplici: dalla Costituzione Europea, all’unica moneta, alla libera circolazione …vi sono poi innegabili difficoltà date soprattutto, a mio avviso, dalla super fetazione burocratica e dalla mancanza di poteri reali del Parlamento Europeo. Non è tuttavia qui il nodo cruciale per l’effettiva costruzione della cittadinanza europea ma, a mio avviso, risiede nella questione educativa e scolastica,
Mi conforta in tale convinzione l’intervento di Francesco Profumo, a pag. 8 dell’inserto CorriereInnovazione (quando il ritorno di CorriereScuola?) che muovendo dal discorso d’insediamento del Presidente Draghi pone la questione Scuola/Educazione, europea, come uno degli elementi strutturali del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – che dovrà esser presentato, entro il 30 Aprile, dai singoli Stati alla Commissione Europea.
L’Europa necessità, secondo me di un Sistema Educativo e Scolastico Unitario, cioè fondato su unitari punti strutturali educativi, unitari modalità organizzative, unitari contenuti educativi ed istruzionali. Unitari non vuol certo dire uguali, piattamente identici, vuol dire strutturalmente armonizzati.
Oggi non è che negli organismi europei non si sia pensato alla questione Educazione/Scuola ma lo si è fatto in maniera frammentata e burocratica; basti pensare che esistono: Agenzia Europea per i Bisogni Educativi Speciali e l’Istruzione Inclusiva; Agenzia Esecutiva per l’Istruzione gli Audiovisivi e la Cultura , che contiene Eurydice; la Fondazione Europea per la Formazione Professionale. In qualche modo a coordinare tutte queste sigle (magari me ne sfuggono molte altre) c’è il Commissario Europeo per l’Innovazione, Ricerca, Cultura, Istruzione e Giovani -incarico attualmente ricoperto dalla bulgara Mariya Gabriel -; c’è poi la Direzione Generale Istruzione, Gioventù, Sport e Cultura. – si noti che, stranamente, la Cultura non è mai la primo posto, come credo dovrebbe –
Fra i tanti programmi non va dimenticato l’Erasmus. Grande spazio ai temi educativi, oltre che nell’U.E. sia al Consiglio d’Europa e all’OCSE. Personalmente penso che occorrerebbe uno stretto coordinamento fra tutte queste realtà che, spesso, sono “torri d’avorio” autoreferenziali, ma certo non è, sarà, di facile attuazione.
Personalmente credo che sia necessario pensare comuni programmi d’insegnamento e a “libri di testo europei”: per la l’educazione alla cittadinanza e per le materie scientifiche ed economiche questo mi sembra non possa presentare difficoltà ma anche per le materie storico – geografiche, filosofiche e letterarie l’impresa è senz’altro fattibile.
Suggerirei poi un “Erasmus” che coinvolga non singoli ma intere classi e reputo importante l’incremento dello scambio di docenti fra i vari Stati dell’U.E. Anche il turismo scolastico, trasformato in “Campi Scuola Natura e Cultura”, così come il Servizio Civile e stages di formazione scuola/lavoro potranno dare un positivo contributo alla formazione sistemica dei nuovi cittadini europei.
Insomma anche a livello europeo occorre la transizione culturale di cui ha detto il nostro Presidente del Consiglio e che mi permetto di sintetizzare: Educatori di tutt’Europa Unitevi!!!
Roberto Leoni