L’ultimo scorcio della passata legislatura fu animato dalla presentazione del Ddl Zan. Da molti, anche nel campo della sinistra, venne subito definito come un provvedimento potenzialmente liberticida.
Troppo spesso i nostri legislatori non guardano molto oltre il loro naso. E, quando la pulsione e l’accanimento di natura ideologica ci mette lo zampino, finiscono per scodellarci provvedimenti che cozzano con altre leggi e, soprattutto, si prestano ad un’utilizzazione di parte.
Purtroppo, l’attuale quinquennio parlamentare si apre come si è chiuso il precedente. Ma questa volta è la destra a sfornare un provvedimento che rischia di avere davvero conseguenze nefaste per la libertà di manifestazione del proprio pensiero. Ci riferiamo, ovviamente, al provvedimento governativo cucinato in poche ore a seguito del “rave party” di Modena. Avvenuto quasi in coincidenza con l’adunata neofascista di Predappio…
Numerosi giuristi sono subito intervenuti per stroncare il primo provvedimento emanato dal Ministro degli Interni sottolineando, tra l’altro, come si presenti con forti dubbi sulla costituzionalità. E’ forse per questo che il Ministro Piantedosi è subito corso a precisare che riguarderà solamente i “rave party”, come se mancassero le leggi al riguardo, cosa del resto dimostrata dallo sgombero deciso ed effettuato a Modena. Altre voci, dalla stessa maggioranza, sono corse subito a dire che il testo verrà modificato nel corso dell’iter parlamentare, a conferma della fretta con cui lo si è voluto emanare senza preoccuparsi troppo delle conseguenze potenzialmente in grado di incidere su ben altro che riguarda i raduni dei giovani in luoghi abbandonati.
Come registra Guido Puccio (CLICCA QUI) la Presidente Meloni è stata costretta a dichiarare, bontà sua, che non sarà negato a nessuno il diritto al dissenso. In ogni caso, come a suo tempo saremmo stati pronti a partecipare alla mobilitazione contro il Ddl Zan, lo stesso faremmo in questo caso se, invece, il ripensamento del provvedimento non fosse profondo e radicale.
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