Un lettore ci scrive che la sua banca gli ha comunicato una “modifica unilaterale del Contratto del Conto corrente”, cioè o mangi la minestra o salti la finestra, con la quale è possibile ricevere una lezione, facile facile, da imparare e sicuramente da girare a Giorgia Meloni, al Ministro Giancarlo Giorgetti e all’Istat. A tutti quelli cioè che, in maniera più o meno onesta, e più o meno utilizzando i dati che più fanno comodo ci dicono di come va l’inflazione.

Premesso che dal gennaio 2020 a tutto il 2024, l’indice dei Prezzi al Consumo armonizzato (IPCA) è stato del 21,10% l’aumento dei costi richiesti dalla banca sale di ben il 25%, la Banca giustifica un tale aumento per il “disequilibrio complessivo tra le condizioni applicate alla clientela e i costi sostenuti per la gestione dei rapporti e l’erogazione dei servizi previsti dai contratti”. L’inflazione, inoltre, è definita “una circostanza estranea, imprevedibile e straordinaria”. Le cui conseguenze, però, ricadono solamente ed esclusivamente sui clienti.

Ovviamente, questo caso costituisce solo un esempio. Ma come spesso accade, le piccole cose della vita quotidiana spiegano meglio di quanto non faccia un trattato scritto da un luminare dell’economia e, sommati ad altre, ad esempio il galoppo dell’inflazione “percepito” alle casse dei supermercati, raffigurano la realtà delle cose che stridono con le autoesaltazioni del Governo. Un Governo che, per altro, tocca tutti meno le banche.

 

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