Il webinar organizzato da INSIEME, il 7 marzo scorso, avente come tema “L’Italia, l’Europa e, la responsabilità della pace” ha offerto molti spunti interessanti per decidere, se non cosa fare, che posizione tenere come Partito (CLICCA QUI).
Le guerre si sa, si fanno per interesse: quando non si riesce a comporre le ragioni degli uni con le pretese degli altri, la parola passa alle armi, con le conseguenze note. La guerra è nella natura umana più di quanto non sia la pace e infatti, i costruttori di pace sono proclamati beati.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con più di 60 milioni di morti, in Europa, si presero pubblici impegni a evitare conflitti, creando organismi per la difesa comune, contro potenziali aggressori. Non l’Europa che, per via di veti incrociati, dovette abbandonare il sano proposito di attrezzarsi con un proprio sistema difensivo. Si svilupparono così, due sfere di influenza, una americana e una sovietica destinate a tutelare i paesi membri da eventuali aggressioni, esercitando ciascuna, poteri mutuamente dissuasivi, in ragione della proprio armamentario: una prova di forza per intimorire l’avversario, e indurlo, all’occorrenza, a miti consigli. I più forti si impegnano a tutelare i più deboli a fronte di benefici economici: alla fine i conti devono tornare.
Non c’è allora da meravigliarsi se Trump, legittimo paladino degli interessi americani, abbia deciso di sospendere gli aiuti all’Ucraina, considerando, da accorto imprenditore, che l’operazione non era più conveniente. Accentuando i toni, come nel suo stile, ha ingiustamente accusato l’UE di aver contribuito al sostegno dell’Ucraina, con finanziamenti minori a quelli USA. Sta di fatto che la decisione, del tutto lecita, ha messo in crisi l’UE, chiamata a decidere quali azioni intraprendere per arrivare a far cessare le ostilità.
L’UE pur nella sua riconosciuta valenza sociale, culturale e economica, non riesce a avere quella forza politica in grado di farla competere alla pari con America, Russia e Cina. Emergono posizioni contrastanti tra chi si professa ultrapacifista e chi invece ritiene necessario organizzare una barriera difensiva. Con l’America che si chiama fuori dal conflitto, cercando di recuperare almeno in parte i soldi spesi, mettendo le mani sulle risorse minerarie ucraine, Putin non ha più antagonisti forti e si prepara a riscuotere il bottino di guerra. Molti insistono sulla necessità del negoziato come via maestra per tornare alla pace.
Ma, mi chiedo: con quale autorevolezza? Le trattative post belliche, vedono, in genere, il vincitore in posizione dominante e gli organismi internazionali che tentano di mitigarne le pretese, sempre che abbiano la forza. L’UE è in grado oggi di impugnare le decisioni di Trump e di Putin? Personalmente credo di no, anche se mi piacerebbe pensarlo. Follia si dice, da più parti, impegnare quasi un miliardo di euro per cercare di dotarsi di un sistema di difesa efficace, per il quale servono tempi lunghi. Meglio optare per soluzioni immediate: quali? Fa piacere che ci si scopra tutti pacifisti (e chi non lo è) o anche rigorosi osservanti della Costituzione che, all’articolo 11 sancisce che l’Italia “ripudia la guerra”: quindi come si fa? Che l’Italia abbia preso solenne impegno contro l’uso della forza, non può che farle onore, ricordando il contesto storico in cui si trovarono a operare i padri costituenti.
L’Italia aveva bisogno di riaccreditarsi presso l’opinione pubblica internazionale, da stato pacifico e non più belligerante, avendo sulla coscienza buona parte di quei 60 milioni di morti della Seconda guerra mondiale, che dichiarò tra inni trionfalistici. Oggi siamo ancora qui, come quando è iniziato il conflitto russo-ucraino (aggressore l’uno, aggredito l’altro) a baloccarci su cosa convenga fare, dopo che in questi tre anni ci sono stati centinaia di migliaia di morti e un’intera nazione messa in ginocchio dai bombardamenti, in cui sono morti civili, anziani, donne, bambini. Chi ha difeso questi innocenti: a chi spettava il compito di difendere le loro vite? Noi abbiamo delegato, recalcitrando anche sulla fornitura di armi difensive che, in ogni caso avrebbero alimentato il conflitto.
Si fa presto a dichiararsi obiettori ma, di fronte agli stupri, di una madre, una moglie o magari una nipotina adolescente, si può rimanere passivi? Chiediamocelo e, cerchiamo di essere coerenti, per quanto possibile. Se Trump si è rivolto a Putin, non per fare la pace, ma per far cessare lo scontro e, cominciare a trovare un accordo che soddisfi entrambi, senza aver avuto la minima remora a escludere l’UE è perché la ritiene irrilevante.
Penso che la forza dell’UE sia in una ritrovata compattezza, quella che trovò terreno fertile per la sua costituzione e darsi delle regole comuni, funzionali, mettendo da parte veti logoranti o provvedimenti vessatori. Solo se saremo uniti e coesi potremo farci rispettare come conviene a un territorio che ha fatto la storia dell’uomo, più di chiunque altro, nel bene e nel male ma, sapendo sempre riprendersi e riscattarsi. Il riarmo è un’iniziativa, pur nel suo oneroso impegno finanziario, di grande valore simbolico, la dimostrazione cioè che si vuol fare sul serio, consapevoli dei propri mezzi e, della necessità del rispetto dovuto al luogo elettivo della cultura umana. La pace si costruisce giorno per giorno e si difende con l’autorevolezza del proprio carisma, minacciando il ricorso alla forza, consci di poterlo fare, se necessario.
Adalberto Notarpietro