Negli ultimi anni, l’Italia, governata da una coalizione di centrodestra fortemente condizionata da due partiti dichiaratamente sovranisti, si è progressivamente isolata sulla scena internazionale. L’ambiguità sempre più evidente tra un atteggiamento filoamericano, con un chiaro riferimento all’ala trumpiana della politica statunitense, e una posizione tiepida, se non apertamente ostile, verso l’Europa, sta minando la credibilità e l’affidabilità del nostro Paese in politica estera.
Le conseguenze di questa linea politica rischiano di essere gravissime non solo per il nostro posizionamento geopolitico, ma anche per la nostra economia. L’Italia, storicamente una delle maggiori potenze esportatrici dell’UE, basa la propria crescita su solidi rapporti con gli Stati Uniti e i mercati internazionali. Una politica ambigua e contraddittoria potrebbe danneggiare le nostre relazioni commerciali, penalizzando in particolare il Mezzogiorno e il sistema produttivo nazionale.
Uno degli elementi più critici di questa deriva è rappresentato dalla Lega, un partito che si distingue per una posizione sempre più in controtendenza rispetto agli equilibri europei e internazionali. Dichiaratamente filo-trumpiano e con una storica simpatia per Putin, il partito di Salvini assume un atteggiamento di distacco se non di aperta ostilità verso l’Unione Europea. Una linea politica che entra in aperta contraddizione con la necessità di un’Italia saldamente ancorata alle istituzioni comunitarie, soprattutto in un contesto globale sempre più instabile.
Le divergenze con il resto dell’Europa non si limitano alla politica estera e di difesa, ma si estendono anche a questioni economiche fondamentali. Il Governo italiano continua a ostacolare le politiche comunitarie su fiscalità, previdenza e investimenti strategici, alimentando tensioni con Bruxelles e riducendo la capacità del nostro Paese di incidere sui grandi dossier europei. L’Italia sembra incapace di elaborare una strategia coerente per affrontare le sfide comuni, preferendo un approccio conflittuale che, anziché rafforzare il nostro ruolo, ci relega a una posizione marginale.
Un altro aspetto critico riguarda il tema della difesa e del riarmo europeo. Mentre l’UE tenta di rafforzare la propria posizione nello scacchiere internazionale, anche in risposta alle minacce crescenti provenienti dalla Russia e da altre potenze autoritarie, la posizione italiana appare incerta e contraddittoria. Da un lato, il Governo aderisce formalmente alle iniziative NATO e UE per il rafforzamento della sicurezza comune, dall’altro continua a strizzare l’occhio a posizioni sovraniste che mal si conciliano con una politica di difesa europea integrata.
Questa contraddizione di fondo tra un sovranismo di facciata e la realtà delle esigenze strategiche italiane rischia di renderci sempre più irrilevanti nei grandi tavoli decisionali. Il prezzo di questa ambiguità sarà pagato dai cittadini italiani, che si troveranno a subire le conseguenze di un isolamento crescente e di una perdita di influenza nei meccanismi decisionali europei e internazionali.
Se l’Italia non vuole diventare una nazione senza più voce in capitolo, è urgente un cambio di rotta. Serve una politica estera chiara, coerente e ancorata saldamente ai principi europei e atlantici. Solo così il nostro Paese potrà recuperare credibilità e giocare un ruolo da protagonista nelle sfide globali del XXI secolo.
Michele Rutigliano