Nel Paese in cui regnano corruzione ed evasione, ove si stabilisco i record di astensionismo elettorale, di vittime di femminicidi e sul lavoro, vado constatando, qua e là in varie località cittadine, in occasione degli incontri-dibattito sul mio saggio “In-out” (Massaro editore), quelle che sono le opinioni prevalenti e che mi colpiscono obiettivamente:
a) l’italiano medio ha un approccio del tutto particolare con la politica, come dire un’attrazione “chimica” quasi fatale per cui è sempre in attesa o alla ricerca del “salvatore della patria” che tende a mitizzare. Lo fece storicamente con Garibaldi, poi con Mussolini e Berlusconi, ora con Giorgia. In buona sostanza egli non desidera altro che delegare in toto la soluzione dei problemi del Paese senza un minimo senso dello Stato e di appartenenza ad esso. Sarà questa personalità, prescelta non per i propri valori culturali ed umani, ma per istinto e convinzione aprioristica, ad occuparsi della polis per conto del cittadino/elettore;
b) c’è anche una parte, minoritaria, che rimpiange la politica della “I Repubblica” sia per lo stile e l’educazione di Spadolini, Andreotti e Aldo Moro, sia e soprattutto per la competenza. Viene generalmente criticato l’atteggiamento populista e demagogico, nonché troppo familiare della nostra premier con i potenti della Terra da Biden a Musk. Troppe smancerie che sono espressione di un affettività superficiale e ipocrita che inorridiscono chi è vissuto, come me, “una vita nel Palazzo”, immagini assolutamente fuori luogo ed al limite del ridicolo;
c) compostezza e serietà vengono richieste soprattutto ai componenti del governo attuale, nondimeno a tutta la classe politica, la qual cosa orienta decisamente il (non) voto a livello locale e regionale. Ed anche sotto questo profilo tanta gente fa il confronto con i politici di altre nazioni o del recente passato (in Puglia pure con Pinuccio Tatarella per la sua concretezza e capacità costante del dialogo), i quali rappresentavano nel bene e nel male l’opinione pubblica attraverso l’attività di partiti politici democraticamente strutturati e presenti effettivamente sul territorio. Non virtuali ed astratti come quelli odierni che non sono capaci di ascoltare e interpretare le varie istanze della società e non comprendono le necessità socio-economiche che esprimono i giovani universitari.
Quindi la visione sociologica del momento attuale, caratterizzato da una manovra finanziaria avara e forse abbastanza eterea, da una gestione poco realistica o lungimirante del PNRR e nel contempo dal clima pessimo di tensione dovuto alle guerre cui partecipiamo “a distanza”, ma con sacrifici dei contribuenti, non può che esser negativo e preoccupante. Tanto più se il Governo inizia a riunirsi in una sede anomala come l’abitazione della premier, confermando di non avere alcuna intenzione di rendersi disponibile a tenere la classica conferenza stampa, una delle migliori formule della moderna democrazia parlamentare.
Infine, la morale: il rapporto politica/chimica è altalenante tra l’attrazione “chimica” mitizzante e l’indifferenza o intolleranza per cui ci si libera del problema scrollando le spalle e mandando a quel paese tutto l’apparato di tre milioni che vivono sulla politica “politicante” e inconcludente.
Michele Marino