“Questa manovra è legata al corto-termismo, cioè ad un orizzonte temporale della politica a corto e breve termine, con provvedimenti pensati guardando alla elezione successiva, non ad un orizzonte temporale lungo, come richiedono gli interventi in chiave strutturale. Questa manovra ha messo pezze e cerotti che vanno bene perché l’Ue lo chiede ma non modificano la struttura del sistema produttivo, di quello scolastico ed universitario (che vanno radicalmente riformati) e della sanità (in situazione precomatosa per un problema di soldi ed anche per ragioni di governance, erroneamente basata sul modello organizzativo taylorista, adatto alle fabbriche ma non a un Sistema sanitario nazionale)”. Senza mezzi termini Stefano Zamagni, professore di economia politica all’università di Bologna ed ex presidente dell’Agenzia nazionale del Terzo settore su incarico di Romano Prodi, interviene con l’Adnkronos sulle linee della prossima legge di Bilancio alla vigilia del suo intervento al summit organizzato a Roma al Centro congressi Cavour dal partito Insieme, ‘Un’alternativa popolare e democratica è possibile?’.
Infine l’economista, emerito presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, punta il dito contro la legge Calderoli, fortemente contestata da Insieme (sceso in campo in favore del sostegno al referendum contro l’Autonomia differenziata), per “una considerazione specificatamente legata alla realtà italiana, alla transizione demografica ed allo sviluppo. Si sottovaluta che nei prossimi decenni la popolazione del Mezzogiorno calerà di quasi il 40% mentre al nord la popolazione registrerà un calo solo del 9,5% – fa presente – Se non si agisce in maniera adeguata, il rischio è che il sud diventi un vero deserto. E’ stato stimato che se non si interviene nel 2080 la popolazione al sud sarà di poco meno di 12mln di abitanti da dividere in 7 regioni e non ci sarà alcuno sviluppo perché le imprese hanno bisogno di gente. Ecco il problema di cui la legge sull’autonomia non vuole tenere conto – conclude l’economista – In queste condizioni, con una transizione del genere, si favorisce il processo di emigrazione dal sud al nord come già sta avvenendo, ci si rassegna ad avere un’area molto vasta che si impoverisce ulteriormente. E questo è un problema che il partito Insieme non può ignorare”.
Intervista pubblicata su Adnkronos