Sergio Mattarella ha salutato gli italiani in occasione del Fine anno con un messaggio davvero denso che ha toccato tutte le principali questioni italiane e del resto del mondo. Linguaggio e contenuti del tutto diversi rispetto a quelli che, pure nell’anno che se ne è andato, la nostra politica c’ha abituati.
Nel discorso del Presidente della Repubblica sono emerse delle parole chiave che costituiscono quella che dovrebbe essere l’articolazione di una visione delle cose realistica, ma al tempo stesso aperta alla speranza e alla volontà di cambiare le cose, in continuo riferimento al bene comune.
Le “forme di barbarie” cui c’è purtroppo dato di assistere dall’Ucraina a Gaza, secondo Mattarella ci dicono che “mai come adesso la pace grida la sua urgenza”. Pace che significa “rispetto dei diritti umani” e “diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità”.
Poi, abbiamo ascoltato la parola “speranza”. Quella, ha ricordato Mattarella, legata al Giubileo aperto da Papa Francesco e che tocca a noi saper tradurre in realtà, anche se “in un tempo segnato, oltre che dalle guerre, da squilibri, da conflitti”.
Quindi, ecco un’altra parola chiave di Mattarella:”riorientare”. Che cosa? La convivenza, il modo di vivere insieme. Nonostante, e proprio, in una stagione in cui “sembra che il mondo sia sottoposto a una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni”. In una stagione in cui “sono lacerate le pubbliche opinioni, faglie profonde attraversano le nostre società, la realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza e a “livello globale aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti”.
E questo mentre cresce la spesa in armamenti, “innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina, che costringe anche noi a provvedere alla nostra difesa che ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari. Otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop 29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l’umanità. Una sconfortante sproporzione”.
Poi è stata la volta dei problemi più specifici del nostro Paese che, anche agli occhi del Presidente della Repubblica, si presentano in un insieme di luci ed ombre spiegando la sua affermazione sull’esistenza di “straordinarie potenzialità e punti di debolezza da risolvere” e l’invito ad impegnarci tutti “per una comune speranza che ci conduca con fiducia verso il futuro”. Sulla base di un’altra parola cerniera che è quella del “rispetto” di tutti.
Il discorso di Mattarella ha registrato un’ampia platea di commenti positivi perché, evidentemente, ha trovato le corde giuste per parlare agli italiani, e a chi li rappresenta, come merita la situazione che tutti stiamo vivendo.
L’auspicio è che non ci si fermi ad un apprezzamento formale ma che, qualunque siano le proprie responsabilità, i ruoli e le competenze si faccia pienamente tesoro nel corso dell’anno che arriva di una ricchezza di quei contenuti e sentimenti tanto solennemente espressi da Sergio Mattarella. C’è la faremo?