“…….studenti e professori di Parigi, Bologna o Salamanca condividevano gli studi, consapevoli di come il diritto, la filosofia, la teologia o la  medicina fossero un patrimonio comune nella nostra civiltà”. Lo ha affermato il Presidente Mattarella intervenendo alla Sorbona, nel quadro di un incontro bilaterale diretto a confermare e rinsaldare la collaborazione e l’amicizia tra Italia e Francia, paesi legati dalla comune matrice latina.

Il valore della persona al centro del processo di unificazione europea – ha sostenuto il nostro Presidente – e l’Europa nel cuore di un cammino che va ben oltre i suoi confini. “Un modo di essere e di pensare nel quale la persona è posta al centro di una fitta rete di diritti e di tutele che garantiscono il suo libero esprimersi, il suo svilupparsi come singolo e come comunità. Dal continente europeo, dalla cultura profonda del popolo europeo, sono venuti, in epoca moderna, messaggi fondamentali, che hanno plasmato il vivere dell’umanità.”

Le parole del Presidente Mattarella sono talmente nitide e penetranti, fino ad essere taglienti pur senza ferire, che ogni commento le guasterebbe. “Proviamo ora a chiederci: cosa muove la storia del progresso dell’umanità? Il conflitto o la cooperazione? Se la storia diventa sempre più universale – prendendo atto dell’unità del genere umano – non possiamo pensare che a scriverla possano aiutare i canoni obsoleti del sacro egoismo delle ottocentesche rivoluzioni nazionali”. Fin dagli albori della Comunità Europea, sostiene il Presidente, si invocavano. “…..libertà e prosperità”. Senonché, quest’ultima è sì, condizione importante di quella coesione sociale che rende concreti i diritti e favorisce l’effettivo esercizio delle libertà, ma, da sola, non le incarna e non le esaurisce.”

Del resto, continua il Presidente: “…..non vi può essere democrazia senza libertà; libertà senza democrazia; libertà e democrazia senza giustizia sociale che consente il perseguimento della prosperità”. Ma il connotato politico, la forte e limpida caratura politica delle espressioni del Presidente Mattarella la si coglie, soprattutto, laddove continuando il suo discorso, dice ancora dell’Europa, ma lo fa parlando dei migranti.

Qui le parole del Presidente, a mio avviso, prendono letteralmente il volo e diventano un’alta lezione di civiltà, un monito morale e, nel contempo, politico da ritenere come un punto fermo. Meritano, sia pure parzialmente, di essere riprese alla lettera : “La politica migratoria rimane un vulnus recato alla coscienza europea. Alla pandemia abbiamo saputo dare una risposta comune, alla crisi economica altrettanto.

Alle migrazioni, ovvero al tema che in grande misura oggi interpella i nostri valori, al tema che più di altri mette in gioco la nostra capacità geopolitica e la nostra visione del futuro, non siamo ancora riusciti a dare una risposta adeguata, efficace e comune”. “La pressione che avvertiamo …..è anche il prodotto di decenni di omissioni, conflitti, diseguaglianze. In una frase: del mondo che abbiamo contribuito come europei a plasmare e del quale rechiamo ampia responsabilità”.

Donne, bambini, uomini in fuga difficilmente possono essere individuati come un nemico. “Dotarsi di una politica dell’immigrazione e dell’asilo all’altezza dei valori che sono alla base del progetto di integrazione europea costituisce un obiettivo primario per la stabilità e per la stessa coesione dell’ Unione, oltre che per poterci confrontare con i Paesi della regione in maniera credibile.

Se vogliamo che questa nostra Europa continui ad assicurare prosperità e benessere, dobbiamo provvederci di una strategia dell’accoglienza – sostenibile, ma concreta – in sintonia con le commesse sfide dell’ oggi. Abbiamo bisogno di una politica dell’immigrazione che proietti stabilità intorno a noi, che contribuisca a riassorbire le tensioni e a dare una spinta allo sviluppo dei nostri vicini, in particolare per quanto riguarda il continente africano, che già da tempo dovrebbe essere visto – prima di ogni altra considerazione – un partner dell’Unione.

In questo senso, la gestione delle migrazioni deve diventare parte integrante dell’azione esterna dell’Unione”. “L’Unione …..deve saper proiettare equilibrio, tolleranza, benessere, al di là dei propri confini. Deve, concretamente, porsi l’obiettivo di completare il percorso di integrazione continentale con i paesi dei Balcani occidentali e di proseguire le politiche di partenariato con i popoli dell’altra sponda del Mediterraneo”.

Domenico Galbiati  

About Author