Non abbiamo fatto una bella figura, ieri, nella votazione con cui il Parlamento Europeo ha approvato il cosiddetto “piano di riarmo” proposto dalla Presidente della Commissione.

E’ come se l’Italia fosse andata violentemente a sbattere contro un muro e ne fosse uscita sbriciolata. L’impressione generale che se ne ricava attesta come l’intero arco del nostro sistema politico, le alleanze in cui si articola, anzi le posizioni interne agli stessi partiti di cui si compone, se vengono traguardate in funzione del quadro politico europeo, si risolvono in una cacofonia di voci che configgono confusamente e non danno conto di alcuna attendibilità dell’Italia.

La convergenza tra Lega e Movimento 5 Stelle dimostra, una volta di più, come non vi possa essere un populismo di destra ed uno di sinistra. Si è populisti e basta, secondo una categoria che, per un verso, travalica la stessa distinzione tra sinistra e destra, per l’altro, inchioda a destra della destra i populisti di tutte le razze, a prescindere dalla loro presunta agenda sociale. Parafrasando il Principe De Curtis, in arte Totò, Conte potrebbe affermare, con giusto orgoglio: “Populisti si nasce….ed io lo nacqui..”. Dovrebbe tenerne conto il PD che continua ad illudersi di poter costruire una proposta di sinistra con i mattoni della destra.

In quanto a Fratelli d’Italia, sembra stiano – quasi volessero farlo di soppiatto, senza suscitare inopportuni allarmi – millimetricamente e progressivamente veleggiare verso posizioni più consone al “trumpismo”, matrice di quella sorta di “internazionale” dei conservatori del mondo intero, che Giorgia Meloni è corsa ad omaggiare a New York, un paio di settimane. Il loro europeismo presunto è ogni giorno più pallido.

Drammatica è , poi, la condizione in cui versa il PD. Non solo si isola dal gruppo parlamentare cui appartiene, ma addirittura si spezza in due. A riprova che, a dispetto dei volonterosi popolari che ne fanno tuttora parte, paga la tara generica delle sue origini.

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