Raramente si è assistito ad uno scontro a distanza tra due alleati nel corso di una campagna elettorale. Cosa che ci dice davvero quanto sia completamente sbagliata la legge elettorale utilizzata per continuare a sostenere un bipolarismo divenuto solamente di raccolta voti e conseguente distribuzione di potere.

Ogni giorno scopriamo quanto Giorgia Meloni e Matteo Salvini siano distanti, e se lo dicono pure chiaramente, su temi davvero importanti. Siamo arrivati al paradosso di sentire il capo della Lega, lui è uno di quelli che si è sempre voluto intestare la salita di Mario Draghi a Palazzo Chigi, l’intimazione di operare uno scostamento di bilancio da 30 miliardi di euro e, così, finanziare la propria campagna elettorale. Rimbeccato dalla Meloni che, dopo essersi messa duramente all’opposizione del Governo lungo tutto il corso della sua durata, adesso fa la “draghiana”, ovviamente nel tentativo di presentarsi a pochi giorni dal voto con un’immagine molto più tranquillizzante.

Evidenti le fratture tra i due su un altro tema molto spinoso: quello dei rapporti con la Russia. Se Salvini auspica la fine delle sanzioni, senza che da parte di Vladimir Putin sia giunto alcunché che davvero possa giustificare una decisione del genere, ed anche questa può essere vista come una dichiarazione del tutto elettoralistica da presentare alla struttura produttiva del Nord, la Meloni risponde con l’ “atlantismo” che costituisce una scoperta davvero recente da parte di un certo mondo della destra. Molto altro potrebbe essere aggiunto sull’accanita concorrenza che i due si fanno dopo essersi spartite le candidature in vista del prossimo 25 settembre.

Così vanno le cose del mondo e vengono spiegati i motivi per cui non si è voluto procedere al varo di una legge elettorale destinata davvero portare più chiarezza e lealtà nella politica italiana.

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