Milano, è la seconda città d’Italia per popolazione, è la prima per indotto economico e per tanti altri settori ben noti a tutti. Pertanto ogni candidato a sindaco della città dovrà produrre un progetto politico rigoroso, innovativo e lungimirante che possa determinarne un incisivo sviluppo globale di tutta l’area Milanese.

Milano ha una vocazione sopra territoriale che fu espressa mirabilmente dai Latini, poi dai Visconti e dagli Sforza. Con le occupazioni straniere, Francesi, Spagnole, Austriache, anche se ne depressero lo sviluppo, mantennero intatto il suo potenziale strategico. Infine con l’unità dell’Italia è divenuta il centro motore della sua rivoluzione industriale. Questa vocazione di città dominante si è mostrata in tutta la sua ampiezza quando, divenuta sede dell’expo, si è posizionata al centro della ribalta dell’economia internazionale. Con l’intervento di restauro dell’area della Darsena ha evidenziato quale potenziale possa sviluppare come polo attrattivo per tutta la Regione e non solo.

Nel 1990 il Parlamento aveva approvato la legge 142 istituendo le Città Metropolitane. All’articolo 18 stabiliva che l’Area Metropolitana avrebbe dovuto articolarsi su due soli livelli: La Città Metropolitana e i Comuni.

L’attuazione di questa straordinaria e intelligente innovazione, che avrebbe comportato l’abolizione del Comune capoluogo, ha avuto un percorso legislativo fatto di continui ostracismi. Superata la crisi di tangentopoli la classe politica ha cercato di fermare in diversi modi le spinte innovative contenute nella L. 142. Infine tutti questi interventi innovativi sono stati cassati definitivamente con dalla legge 56/2014.

Oggi i milanesi si ritrovano con una città metropolitana, quale organo  rappresentativo vuoto di ogni potere decisionale, costoso e del tutto inefficace amministrativamente, condannato da una obsoleta legge statale (56/2014) e da un atteggiamento regionalistico tenacemente e ostinatamente conflittuale verso la crescita amministrativa di Milano.

Perciò non resta, a noi Milanesi, che richiedere con tenace insistenza al Parlamento il ritorno allo spirito della l. 142.

I due livelli amministrativi (Città Metropolitana e Comuni) comportano che le zone in cui è attualmente divisa la Città divengano Comuni con pieni poteri archiviando così il centralismo autoreferenziale con cui si è sempre amministrata la città.

Vi sono alcune questioni che senza il ripristino delle innovazioni contenute nella l. 142 non possono essere risolte.

Una prima questione che aleggia da tempo immemore e che in questi ultimi tempi si è notevolmente aggravata riguarda il disagio sociale delle periferie. Il tema è complesso e chi meglio di un comune, dotato di una autonomia amministrativa, potrà affrontarle e, conoscendole nei dettagli, avviarle a soluzione.

I milanesi di notte sono quasi 1.400.000, ma di giorno superano i  2.000.000 di abitanti.  La razionalizzazione del traffico in entrata o in uscita è un problema assai complesso, e non può che essere affrontata da un unico ente gestore, la Città Metropolitana appunto  che possa attuare l’estensione delle linee metropolitane oltre gli attuali confini comunali, trasformare i navigli in canali navigabili atti a trasportare persone e merci dal Ticino all’Adda, coordinarsi con i trasporti esterni all’area metropolitana, regionali e interregionali (soprattutto Piacenza e Novara). Il tutto per rendere prevalente il trasporto pubblico in entrata e in uscita dal centro cittadino, riducendone così l’entità del conseguente inquinamento.

Vi è poi il governo del territorio, dove i singoli piani di sviluppo dei comuni metropolitani scoordinati tra loro hanno prodotto una crescita degli insediamenti abitativi priva di qualsiasi razionalità, indotta dalle grandi imprese, finanziarie ed edilizie, in cui le carenze dei servizi sociali sono poi ricadute sulle singole municipalità.

Occorre infine prendere atto che, oltre le linee storiche, da tempo esistenti, dei collegamenti nazionali e internazionali, si stanno attuando due corridoi internazionali (Lione -Budapest e Genova Amburgo) che avranno, prima o poi, un grande impatto sull’area milanese. Ma non si è fatta una riflessione adeguata sugli interventi che ne derivano. In Europa le merci viaggiano globalmente su rotaia ma in Italia no. Collegare due del maggiori porti Europei, Genova e Amburgo, significa far transitare su questa linea migliaia di tonnellate di merci. Ma ancora non si è fatto alcun ragionamento, ne tecnologico, ne commerciale su come inserire nel territorio Metropolitano questa straordinaria innovazione logistica. Tutto questo richiede il coinvolgimento politico di tutta l’area milanese: e chi meglio di una Città’ Metropolitana potrà predisporre queste innovazioni?

L’attuazione della Città Metropolitana di Milano è una precondizione fondamentale per lo sviluppo di quest’area che potrà così trainare lo sviluppo di tutto il Paese e il candidato sindaco non avrà competenze al riguardo.  Occorre perciò che le forze politiche che sosterranno un candidato sindaco si pronuncino per una modifica radicale della legge 56/2014, nei termini precedentemente indicati.

Senza questa obbligante premessa, ogni progetto politico su quest’area sarà solo un esercizio di vana retorica.

Arturo Bodini

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