Lotta senza quartiere a povertà educativa e abbandono scolastico

I giovani e la produzione di cultura

I migranti, l’integrazione e la dimensione multietnica della città

“Milan l’è un gran Milan…” cantava negli anni trenta Giovanni Danzi nella canzone dedicata alla Madonnina del Duomo, invocandone la protezione su una città affaccendata.

E l’ha ripetuto Ursula Von Der Leyen, qualche mese fa, inaugurando l’anno accademico dell’Università Bocconi, in un fluido dialetto milanese.

Con un nutrito gruppo di amici vicini ad INSIEME stiamo riflettendo, in vista delle prossime elezioni amministrative, sulla città e sul suo hinterland.

Non ragioniamo in funzione del classico programma concepito secondo lo schema usuale, come se si trattasse di compilare un modulo e, un capitolo dopo l’altro, riempire tante caselle quanti sono i campi di azione amministrativa che, a loro volta, si compendiano negli assessorati.

Ci stiamo piuttosto interrogando, in questa fase, a fronte delle trasformazione subite, imposte dal corso degli eventi, dalla pandemia in modo particolare e, ad un tempo, delle necessarie trasformazione attive, di quelle, cioè, che spetta alla politica promuovere, quale sia la “cifra” di Milano oggi, cioè quale sia il carattere da privilegiare, la potenzialità da favorire, la vocazione o più semplicemente il compito, la responsabilità che a Milano compete, via via commisurata per cerchi concentrici ai contesti territoriali crescenti in cui si espande l’onda d’urto della conurbazione ambrosiana, dal suo hinterland, al Nord, all’intero Paese, fino al contesto europeo.

Guardiamo a Milano, secondo la felice immagine suggerita da un autorevole amico ingegnere, come “giunto cardanico”, nella forma, cioè, di un apparato meccanico che trasmette movimento. Nel nostro caso, in sostanza,  Milano come momento di connessione tra l’Europa continentale e la sua proiezione mediterranea.

Siamo, sentiamoci “autorizzati a pensare”, come ci ha ricordato in Sant’ Ambrogio, una paio d’anni fa, l’Arcivescovo, Mons. Delpini.

Chi pensa a Milano, pensa, anzitutto, alla città che produce; produce ed innova, sperimenta e crea.

Noi aggiungiamo – pur sempre in questo solco di vita attiva, di apertura e di generosità, di equilibrio e di impegno che sono, ad un tempo, uno dei caratteri distintivi  della Milano liberale e di quella cattolica, della Milano competitiva e di quella sociale e riformista – una riflessione sulla città che produce “valore umano”.

Ed è qui il punto centrale della ricerca e del nostro ragionare su Milano.

Ma cosa vuol dire “produrre valore umano”?

Significa creare un laboratorio in cui mettere alla prova, sperimentalmente – cominciando dalla “provetto” di un  grande contesto urbano – un nuovo modello di crescita, nel quale sviluppo economico e produttivo, innovazione e mercato, siano consapevoli del limite intrinseco, strutturale, che incarnano e, inevitabilmente,  ne pervertirebbe, prima o poi, la parabola, se non siano accompagnati da altrettanto sviluppo civile, da un incremento costante di “cittadinanza”, di giustizia sociale e di solidarietà.

Non ne facciamo un discorso generico o una teoria più o meno elegante, ma piuttosto una indicazione programmatica che, per ora, si articola in tre campi: lotta senza quartiere alla povertà educativa minorile ed all’abbandono scolastico; produzione diffusa di cultura e non mero consumo di “prodotti”, pur eccellenti, ma già confezionati; accoglienza ed integrazione dello straniero e del migrante, nella consapevolezza che Milano, città già significativamente “multietnica”, come le altre grandi città europee, è destinata ad esplorare e governare, secondo le forme di un nuovo umanesimo, la nascita inarrestabile di una società sempre più multiculturale e multireligiosa.

Come fare, ad esempio, per il primo obiettivo – la lotta senza sconti alla povertà educativa – se non pensiamo ad una grande alleanza tra l’istituzione locale e la città come tale, cioè la comunità viva e vigile, secondo le sue articolazioni, dalle parrocchie che sono già in campo, ad altre forme organizzate di presenza associativa, agli enti del Terzo settore ?

Intanto proponiamo agli amici di INSIEME delle altre città che si preparano alle amministrative come si possa assumere tutti concordemente e studiare assieme, come nostra priorità programmatica, questi temi che toccano così  da vicino  le ragioni ed il titolo, il valore della “cittadinanza”.  

Domenico Galbiati  

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