Scriveva Voltaire a proposito del Re Sole che la potenza di un sovrano la si misura sul numero dei suoi sudditi. Per anni ci è stato detto si trattasse di un criterio da bambini delle elementari.
Bene, non è affatto vero e Carlo Cottarelli, in un’intervista secca e intelligente, ce lo dimostra con poche parole. Così come ci spiega che le tanto auspicate riforme (termine in sè un po’ troppo vago, a dir la verità) possono essere fatte, in buona parte, anche a costo zero. Senza macelleria sociale.
Anche questo ci era stato detto essere un pensiero da innocenti, come pure quell’altra idea fissa di noi cattolici fuori del mondo, per cui i quattrini spesi per aiutare la famiglia son buttati via dalla finestra. E qui ci fermiamo, sennò si rischia di far la parte, e magari anche la fine, del Grillo Parlante. Soffermiamoci allora su un paio di riflessioni.
La prima è che il Paese è davvero sull’orlo del dirupo. Ci stanno salvando, tra gli altri, quelle centinaia di migliaia di migranti che si sono inseriti nel circuito produttivo. La seconda è che si ha il dovere di guardare al futuro, con la voglia di ricostruire come se fossimo ancora nel ’46. Con una cosa ben chiara in testa, però: il futuro è domattina.
C’è, insomma, una ben precisa responsabilità che dobbiamo immediatamente assumerci, nell’interlocuzione con chi sta dimostrando in queste ore competenza e idee chiare. Con chi intende impedire che i disegni – questi sì infantili – di un Dj di Milano Marittima portino allo sconquasso il già compromesso quadro politico. Se pensiamo al ’46 vediamo bene che le basi della ripresa furono gettate da laici e cattolici di buona volontà.
Ognuno fermo nelle sue certezze, ma disponibile al dialogo e alla sintesi, purché si realizzasse il bene comune. Erano i tempi in cui si scriveva – insieme – quella Costituzione che non a caso è stata presa di mira da chi ha fallito, in questi anni, la prova del governo. Adesso c’è l’urgenza di tornare a quel metodo. Da domattina, senza magari attendere che la soluzione arrivi dalle urne. È una chiamata alla quale non possiamo sottrarci.
Nicola Graziani