Israele sotto shock dopo la denuncia fatta da Avigdor Liberman, presidente di Yisrael Beytenu, ex alleato di Netanyahu, sul sostegno dato all’Isis presente a Gaza, in funzione anti Hamas.

Il Primo ministro non ha smentito l’accusa che apre un nuovo scenario su come Israele si sta muovendo nella Striscia di Gaza. E continuando con quella strategia da “apprendista stregone” che ha contribuito, prima, a far crescere Hamas in funzione contraria all’Autorità della Palestina e, poi,  contro Hamas. La politica del “divide ed impera”, insomma, che però è servita finora solo a fare definitivamente incancrenire, e non far risolvere, la questione palestinese.

L’ufficio del Primo Ministro si è limitato a dichiarare che “Israele sta lavorando per sconfiggere Hamas con vari mezzi, come raccomandato da tutti i vertici dell’apparato di sicurezza”, indirettamente confermando che è stata data assistenza e supporto ai tagliagole dell’Isis ed altri gruppi criminali da sempre in contrasto con Hamas. L’imbarazzo governativo è stato confermato dalla critica mossa a Liberman per avere operato “grave e pericolosa fuga di notizie” con “a fini di autopromozione e di ristrette ambizioni politiche”.

Liberman si è anche chiesto se queste operazioni dirette a favore varie bande, accusate tra l’altro di essere responsabili dei recenti assalti ai camion che trasportavano aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, siano state approvate dall’intero Governo, dei servizi di sicurezza dello Shin Bet e dai vertici militari dello Stato ebraico.

 

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