Non succede mai niente per caso. Se il nostro sguardo fosse più penetrante, e non si arrestasse alla superficie delle cose, forse scoprirebbe che si può rintracciare e cogliere in certi eventi un significato simbolico che va oltre la nuda e cruda attualità del momento.

Non è lecito leggere come un omaggio a Maria, “Notre Dame”, il fatto che, in un’ora buia della storia del mondo, cinquanta Capi di Stato – quasi siano stati convocati ad uno straordinario vertice – si ritrovino a guardare, tutti assieme, come fossero uniti in una muta preghiera, verso il cielo rappresentato
dalle volte della Cattedrale di Parigi, forse la più celebre e storicamente accreditata testimonianza di fede al mondo dedicata alla Madre di Dio?

Un cielo, quello di Notre Dame e delle altre cattedrali gotiche, che, nella straordinaria verticalita’ impressa allo spazio, allude all’ infinito, eppure è costruito dalle mani degli uomini. Come quelle migliaia di operai, artigiani, vigili del fuoco che ieri, a Notre Dame, erano gli invitati d’onore, a pari titoli dei grandi della Terra.

Il cuore e il popolo della Francia della “laicite’” che pur rivendica a sé il titolo di “figlia prediletta della Chiesa” ha sofferto e rispettato l’urgenza – come se, segretamente non potesse farne a meno – di riportare al suo antico splendore la sua Cattedrale.

Forse anche qui nel segno di una “grandeur” che appartiene, però, ad un altra dimensione. Ma se gli uomini, con la loro fatica e con la pietra, possono costruire, sopra di noi, un pezzo di cielo, non è forse ancora lecito sperare?

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