Ci si muove su versanti diversi per non incontrarsi mai e ignorarsi. Da una parte la politica della Regione Puglia insegue l’aumento delle presenze turistiche in modo da garantire un’economia sempre più strutturata, dall’altra i cittadini che cominciano a reclamare diritti che non possono essere ignorati. Per esempio, la disponibilità di abitazioni per la residenza a prezzi ragionevoli e di case in affitto a costi accettabili; la tutela dei centri storici, beni materiali che rappresentano depositi di civiltà e identità culturale, sfigurati da attività commerciali con annessi dehors; l’attenzione al costo della vita che, oltre alle dinamiche inflazionistiche, è gravato del peso della domanda turistica; il controllo dell’inquinamento che, nei mesi estivi, diventa notevole nelle città con maggiori presenze rendendole insalubri. Se in città più grandi la pressione turistica può diluirsi, nei piccoli centri, Alberobello, Cisternino, Locorotondo, Martina Franca, Polignano, Gallipoli,  questo non è possibile e gli effetti sono assai pesanti per i cittadini.

Sono diritti che non possono essere sottaciuti né messi in ombra da ragioni economiche. Il problema non è solo pugliese: forme di protesta ci sono state in Val Pusteria, nelle città d’arte, e persino a Barcellona. Da poco è nato, a Locorotondo, il movimento politico-culturale ‘Riprendiamoci le piazze’ che sta suscitando interesse anche altrove.

Insomma il tema è caldo e la Regione Puglia non può far finta di nulla. Occorrerebbe un’analisi del fenomeno; necessiterebbero soluzioni che bilancino i diritti di cittadinanza con un’economia turistica indirizzata possibilmente sul binario della sostenibilità. Nel piano strategico del turismo si parla di ricettività, di attrattività, di quantità di presenze, ma poco o nulla degli effetti sui cittadini, segno che dalle parti della Regione si minimizza. La ragione è semplice: i dati relativi alla stagione turistica 2024 presentati dalla Puglia alla Bit, la borsa del turismo di Milano, sono tutti in crescita, dunque perché preoccuparsene? Forse perché in ballo ci sono diritti superiori a quelli del turismo?

Stadi fatto che il malcontento, sia pur in maniera carsica, cresce. Sarebbe opportuno che i partiti in lizza alle prossime elezioni regionali dessero spazio a questi problemi nei loro programmi e che i cittadini, andando a votare, ne tenessero conto nell’urna, bocciando le formazioni che sul tema continuano a glissare.

Pasquale Pellegrini

Pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno

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