Pubblichiamo il testo di un documento lanciato da numerosi laici dell’Arcidiocesi di Catania, adulti e giovani, in collaborazione con l’Ufficio per i Problemi sociali e il Lavoro, in vista delle prossime elezioni amministrative della città etnea. La proposta è quella di aprire un “cantiere” per ridare la speranza ad una città “piena di macerie”

Premessa
Catania sembra immersa nel buio della notte. Una Città “piena di macerie”, stanca, sfiduciata e rassegnata.

Eppure essa vive una condizione di dicotomia. Da una parte l’umiliazione patita per il dissesto finanziario, l’assenza di un Sindaco da oltre 12 mesi, il degrado ambientale, che è sotto gli occhi di tutti, la diffusa illegalità, l’aumento della devianza minorile, la disoccupazione, la povertà economica, educativa e abitativa, l’abbandono che dalle periferie si estende al centro e altri mali sociali che sono stati evidenziati nel documento “Non possiamo tacere” (CLICCA QUI), presentato a Catania il 5 settembre 2022, in vista delle elezioni del 25 settembre 2022 per il Parlamento, l’Assemblea Regionale Siciliana ed il Presidente della Regione. Dall’altra parte, invece, Catania vive una straordinaria opportunità, rara, in quanto destinataria di numerosi e ingenti finanziamenti e investimenti pubblici e privati, che dovrebbero proiettarla in una dimensione di crescita complessiva.

In questo clima così particolarmente delicato, lo stesso commissariamento dell’Amministrazione comunale, e poi le note vicende che ne sono seguite, ci consegnano, purtroppo, l’immagine di una Città che ha bisogno sempre più di un concreto progetto di futuro, di stabilità di governo e di una compartecipazione di responsabilità nelle scelte politiche pubbliche. E dal cuore di ogni cittadino e cittadina catanesi emergono un anelito e un desiderio di luce di un nuovo giorno. Tanto che anche noi potremmo ripetere con il profeta Isaia: “Sentinella, quanto resta della notte?” (Is. 21,11).

In vista delle prossime scadenze elettorali sentiamo il dovere di non rimanere alla fInestra ma di condividere con tutti una parola capace di accendere la speranza nel cuore di tutti, anzi, aggiungiamo: “È tempo di riorganizzare insieme la speranza […] per far sprigionare le forze del bene da impiegare senza indugi per dar vita ad un presente più umano e cristiano, e ad un futuro migliore per tutti” (così Giovanni Paolo II in visita alla nostra Città il 4/11/1994). “Occorre – per citare le parole dell’Arcivescovo di Catania mons. Luigi Renna nella sua omelia nella solennità di Sant’Agata 2023 – una operosa carità politica, che sappia fare alleanze tra le generazioni, coinvolgendo i giovani, e con tutti i quartieri, anche i più periferici”.

Noi vogliamo lavorare, insisteva il nostro Arcivescovo nel suo discorso in Piazza Stesicoro il 4 febbraio 2023, per una “città nella quale si costruisce il bene di tutti, che non è solo di una parte, di un quartiere, di una categoria di persone, secondo criteri di fraternità e di amicizia sociale, così come ci ricorda Papa Francesco. Non si può volere il benessere di via Etnea senza pensare al bene della Civita; non si può progettare quello delle scuole del Centro senza quello degli edifici di Zia Lisa o di Trappeto; non si possono tenere in ordine le piazze centrali e dimenticare la piazza semibuia davanti a La Salette o antistante a San Cosimo. Il bene comune è bene indiviso, il bene di noi tutti”.

Le recenti elezioni regionali e nazionali sono state vissute dalle nostre Comunità locali con sentimenti di delusione e disorientamento, e con una forte disaffezione per la politica, tanto che la maggior parte degli elettori (compresi i giovani) ha scelto la via dell’astensionismo. Pertanto, non possiamo non interrogarci sulle scelte politiche ed amministrative che hanno determinato nei cittadini la delusione per la cosa pubblica, sulle condizioni che vivono la Città e i suoi abitanti, sui metodi per rispondere ai numerosi bisogni che interessano la popolazione.

A Catania – come ricordava Mons. Renna il 5 febbraio 2023 in Cattedrale – “abbiamo paura di un futuro che impoverisca la nostra città. Abbiamo paura di una politica del ‘si è fatto sempre così; che non sia frutto di scelte condivise e rinnovate. Abbiamo paura di una politica che non risolva i problemi della città, ma li complichi con amministratori poco competenti, etero diretti […]”. Per questo occorre ritrovare il coraggio di un impegno per il bene comune e la speranza nel futuro. C’è bisogno di laici che partecipino alla vita pubblica e non “esauriscano il loro impegno di santificare le realtà di questo mondo nel perimetro delle associazioni e delle parrocchie” (Mons. L. Renna).

Da questo punto di vista auspichiamo che i giovani possano trovare sempre più nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni o nei movimenti dei luoghi in cui sviluppare anche un amore al bene comune e un desiderio di contribuire al benessere di tutti. Ma l’alba di un nuovo giorno si deve preparare con uno sguardo lungimirante, che comprenda necessariamente, nel proprio orizzonte, il futuro delle giovani generazioni.

Pertanto, i giovani devono essere ascoltati e coinvolti, fin da ora, in un operoso “Cantiere per Catania”, che punti ad edificare una Città in tutta la sua Bellezza, come una magnifica corona ovvero come una sposa preparata per il suo sposo (per usare alcune metafore bibliche). Bisogna pensare in grande, cosicché da un proficuo dialogo sociale e dalla collaborazione intergenerazionale, con il contributo di tutti, si possa davvero sperare che, dopo la notte, Catania si rivesta di luce e rinasca.

Quanto detto, esige un profondo rinnovamento della politica, che sia meno autoreferenziale e maggiormente capace di dare risposte concrete ai reali e complessivi bisogni di ogni cittadino, come esige il vero bene comune della Città, che “è bene di tutti e di ognuno” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 164).

Cosa fare? Nel nostro tempo, bisogna avere chiaro, innanzitutto, che la Chiesa non ha il compito di “formulare soluzioni concrete – e meno ancora soluzioni uniche – per questioni temporali”, sulle quali i fedeli laici, con libertà e responsabilità, devono esercitare il loro discernimento. E infatti, “la fede non ha mai preteso di imbrigliare in un rigido schema i contenuti socio-politici, consapevole che la dimensione storica in cui l’uomo vive impone di verificare la presenza di situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli” (Card. J. Ratzinger, L’impegno… dei cattolici
nella vita politica, 2002). Di conseguenza, secondo la Dottrina sociale della Chiesa, “pretendere che un partito o uno schieramento politico corrispondano completamente alle esigenze della fede e della vita cristiana ingenera equivoci pericolosi» (CDS, 573). E Papa Francesco, ribadendo questi principi, invita alla collaborazione per il bene di tutta la comunità politica: “Nel dialogo con lo Stato e con la società, la Chiesa non dispone di soluzioni per tutte le questioni particolari. Tuttavia, insieme con le diverse forze sociali, accompagna le proposte che meglio possono rispondere alla dignità della persona umana e al bene comune. Nel farlo, propone sempre con chiarezza i valori fondamentali dell’esistenza umana, per trasmettere convinzioni che poi possano tradursi in azioni politiche”(Francesco, Evangelii Gaudium, 241).

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