Uno degli scopi principali (forse una chimera) del magistero pontificio del compianto Franciscus è stato l’invocazione, mai sopita, contro ogni guerra come il peggior fatto criminoso nonché contro lo spreco alimentare e per la cura della “casa comune”. Analoga ispirazione, in relazione al primo punto, l’ebbero i nostri padri costituenti quanto al loro impegno, appassionato e colto, nel ripudio della guerra “… come strumento di offesa alla libertà … e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11 Cost.).
Libertà e dignità dei cittadini trovano pieno riconoscimento formale nell’articolo 3, essendo principi cardine, insieme a quello dell’uguaglianza – dicasi “bandiere della rivoluzione francese” – espressione emblematica dell’illuminismo europeo, le cui prospettive non sono affatto esaltanti nel mondo attuale dell’occidente, segnato negativamente da preoccupanti pulsioni estremiste che non hanno molto a che vedere con la democrazia, a cominciare dall’Ungheria, dalla Polonia ed in qualche modo dagli U. S. A., almeno nel modo di comunicare e per la questione dazi.
La concreta affermazione della dignità, una politica estera pacifista e la tutela stessa della libertà nelle sue più varie espressioni devono essere vigilate, conquistate e poste in essere, quotidianamente sia dalle istituzioni pubbliche, sia dalla collettività e cioè da ciascuno di noi. In primo luogo il diritto all’informazione e la conseguente libertà non possono essere limitati, specialmente dalla RAI, quale esercente un servizio pubblico radiotelevisivo tuttora essenziale. E’ riprovevole, altresì, la recensione euforica (a cura di Myriam Maunti) del concerto di Jovanotti che è stato eseguito in uno dei giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco: grave violazione segnalata ai vertici della Commissione parlamentare di vigilanza RAI.
Particolarmente, va rispettata la manifestazione del pensiero nel campo satirico o umoristico (tanto amati da Franciscus), quali espressioni culturali o artistiche; quindi nessun vincolo o condizionamento dal potere esecutivo, né controlli operati da cartelli societari o gruppi editoriali. A tal riguardo, sottolineo le critiche giuste e doverose che vengono fatte verso una certa massmediologia filo-israeliana che nega o di fatto impedisce una più ampia e corretta informazione sulla devastazione del popolo palestinese nella striscia di Gaza. E trovo molto opinabile che la strage di bambini, difficilmente calcolabile ma superiore ai 10 mila “angioletti” volati in cielo, non possa definirsi genocidio!
A proposito della dignità, sancita dal menzionato art. 3 della Costituzione e tutelata da una miriade di leggi dello Stato, va detto che non sono sufficienti a garantire la sicurezza dei lavoratori, sicché il sistema dovrebbe essere oggetto di adeguata riforma dopo aver messo in discussione i meccanismi attuali che producono un migliaio di vittime all’anno! Dunque, di quale dignità si parla, se addirittura constatiamo non rari suicidi in carcere, (di cui registriamo condizioni pietose) finanche degli agenti penitenziari? O di quale dignità ci si occupa se il numero di imputati in attesa di giudizio, rinchiuso in galera, è cresciuto in modo esponenziale proprio negli ultimi anni? O ancora se esistono in un paese evoluto gli accampamenti di extracomunitari che vengono sfruttati dagli agricoltori delle regioni meridionali?
La libertà di manifestare, talvolta manomessa dalle forze dell’ordine a danno di studenti universitari inermi, diventa motivo di polemiche tra chi difende o meno i poliziotti ed i carabinieri. Non è adeguatamente “attenzionata” a tutela delle persone così come ci viene raccomandato dal Presidente Mattarella. Nel contempo il legislatore ha contenuto moltissimo l’attività preventiva o repressiva delle intercettazioni, legittimamente previste al fine di contenere i fenomeni di reati commessi dalle organizzazioni criminali o da soggetti politici.
A questi, tre principi costituzionali si è aggiunto, dagli anni ’90, quello della trasparenza, per effetto della legge 241 e di altre disposizioni normative nel settore bancario, assicurativo, ecc. Dai rapporti periodici della DIA e dalle Relazioni generali della Corte dei Conti risulta, impietosamente, un quadro generale di pesante illiceità e notevole incidenza dell’attività corruttiva e della complicità all’interno delle istituzioni pubbliche grazie al potere di organizzazioni criminali che, ormai da decenni, si infiltrano in tutti i gangli della P.A., centrale, locale e periferica. Ordunque, bisogna fare molto di più e meglio al fine di rendere più cristallina e legalitaria l’attività decisoria e gestionale della nostra amministrazione, insistendo con la disciplina e il monitoraggio del lobbying – ricordiamo i “contributi” che sono stati sollecitati a famosi industriali e manager per le spese militari – a cominciare dal perseguire adeguatamente quei colleghi dirigenti che si rendono “disponibili” alle pressioni illecite o siano complici con organizzazioni criminali.
Soltanto allora, potremo ritenere che le prospettive sono un po’ più rosee …
Michele Marino