Sono molto arrabbiata, ferita, stordita, inorridita.

Proprio ora che con il forzato lockdown, sto sperando che l’uomo possa riflettere sulla propria condizione, possa rendersi conto di quanto grigio fosse il cielo che versa sopra questa  terra esausta ormai da decenni, prendo atto che in India un elefantessa in attesa del suo piccola, è morta in una lenta agonia, per aver ingerito un ananas ricolmo di petardi. Seppur consapevole della natura dell’essere umano, mi viene difficile poter accettare che si possa arrivare a tanto!?

Posso comprendere ma non giustificare, la reazione impulsiva scatenata da un torto subito; mi logora di dolore, invece, vedere infliggere violenza senza una reale motivazione e per di più nei confronti di esseri inermi, indifesi, senza colpe.

Vorrei contribuire a cambiare il mondo, lo stato delle cose, il mio entusiasmo non è affatto cambiato ma ci sono dei momenti in cui appare troppo complicato, quasi impossibile.

Non si può mutare il corso degli eventi, senza che si trasformino i cuori delle persone e, credetemi, quest’ultimo percorso lo trovo enormemente più difficile del primo.

Com’è possibile ridonare colore a ciò che ormai è sbiadito, appiattito; come è possibile far sprigionare calore da corpi ormai freddi, immobilizzati, incapaci quasi di riconoscere ciò che “bene da ciò che è male”, al punto che sovente non riesco più nemmeno io a distinguerne il confine.

Siamo ormai abituati ad i più assurdi paradossi da dover chiedere a noi stessi se forse ciò che vediamo è la realtà o la fantasia.

Se l’essere umano utilizza la violenza non come reazione ma semplicemente fine a se stessa, dobbiamo renderci conto di essere malati e di doverci curare molto rapidamente, dal momento che il nostro declino sta influenzando la terra e le forme viventi che la abitano.

Mi rendo conto che quanto scrivo può sembrare  fuori luogo, infondo la politica è questione di bilanci, di programmi, di ricerca di voti; io, invece, ritengo che la politica debba fondare la propria ragion d’essere nell’immaterialità, in quello stadio della persona in cui “il NIENTE SI TRASFORMA IN TUTTO”.

In fin dei conti il tentativo di far quadrare i conti, di tentare di chiudere adeguatamente i bilanci, di riformare continuamente il già riformato. Che cosa ha prodotto negli ultimi decenni?

A me sembra  sicuramente , non la FELICITA’; eppure c’è stato detto, ha anche una valenza scientifica, che l’aumento di reddito non incide, in senso assoluto su di essa! Allora, mi chiedo, perché abbiamo difficoltà a spostare il centro della discussione, perché continuiamo a “voler credere” che la massima realizzazione degli uomini, passi solo ed esclusivamente dalla gestione delle questioni economiche.

Io credo che la sfida più grande non sia far ripartire l’economia, quanto avere il coraggio di “essere luce nel mondo”; do9bbiamo prendere atto che le tenebre fanno paura ma possono essere sconfitte perché la LUCE le ha già sterminate.

Qualcuno ci ha istruito: il bene si insegna facendo del bene; bisogna parlare, confrontarsi , ascoltare ma il cambiamento vero sia solo quando si è in grado di vedere le conseguenze nei comportamenti.

Nessuno ci ha detto che sarebbe stato semplice, al contrario, è più facile sicuramente parlare di calcoli mate matematici o statistici!

La politica di oggi, però, non è chiamata a ciò; bisogna ripartire dall’inizio, come quando si ha davanti un bambino da crescere a propria immagine e somiglianza.

E’ un  progetto ambizioso ma non impossibile se fatto “insieme.”

Vania Bracaletti

 

 

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