Non sappiamo come si concluderanno i colloqui diretti tra Russia e Ucraina. Sembra raggiunto un accordo, ma non c’è alle viste neppure una tregua. Dunque, la logica della guerra regna ancora sovrana perché si è andati troppo oltre, e nel giro di soli pochi giorni. Giuseppe Sacco sottolinea pure i rischi che quella in corso assuma sempre più i caratteri propri di tutte le “guerre sporche” (CLICCA QUI). Eppure, uno spiraglio potrebbe essersi aperto e su quello occorre lavorare.

Colpisce che, mentre la stampa e le televisioni italiane siano molto prese dall’incontro di Gomel tra le delegazioni dei russi e degli ucraini, i grandi organi di comunicazione anglosassoni releghino la cosa in poche righe e stiano di più indagando sugli effetti che le sanzioni, ancora prima di essere pienamente messe in atto, hanno già avuto sulla Russia e sui russi.

Le democrazie sono sempre state svantaggiate rispetto alle autocrazie. Le loro ruote viaggiano sicuramente meno celermente, ma alla fine arrivano. Si tratta di vedere quale sarà il risultato conclusivo e, dunque, bene facciamo a non accettare esclusivamente la logica dello scontro militare. La Pace non si declama, la si organizza. Anche se non sempre si può seguire un percorso lineare, e in tutte le sue fasi coerenti tra di loro.

Bene hanno fatto i paesi europei a ritrovare finalmente un’unità d’intenti che non poteva essere data per scontata fino a qualche tempo fa perché troppo differenti tra di loro le loro strutture economiche e non analoghe le dipendenze sul piano energetico e degli scambi commerciali con Mosca.

Assistiamo alla solidarietà spontaneamente esplosa a favore di un popolo che si batte per la libertà e l’autodeterminazione. Valori che portano molti ucraini anche a lasciare una vita tranquilla in Italia per tornare nella loro Patria per difenderla. Siamo, però, convinti che essi auspichino in cuor loro che si possa andare effettivamente oltre Gomel ed essere nelle condizioni, quindi, di tornare indietro al più presto grazie ad una soluzione dell’attuale crisi raggiunta attraverso il confronto piuttosto che a seguito di uno scontro violento e sanguinoso.

Noi italiani, pur giustamente fornendo ogni forma possibile d’aiuto agli ucraini, non possiamo che fare riferimento all’art 11 della Costituzione che ci vincola a perseguire la soluzione di ogni conflitto ripudiando, comunque, l’uso della forza.

Lo abbiamo fatto per risolvere le tragiche criticità dell’Alto Adige. Nel corso della lunga lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, che pure ci hanno colpito duramente, non si è mai soggiaciuti alla logica degli stati d’assedio o delle leggi marziali. Abbiamo dunque le carte in regola per sostenere quell’intervento europeo diretto a trovare una soluzione, da un lato, senza che tutti ci si immerga nella logica della guerra e, dall’altro, ottenendo comunque il ristabilimento della legalità internazionale.

 

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