Il voto esibito senza vergogna alcuna, né spirito di dignità nazionale in occasione della Risoluzione parlamentare sulla delibera della Commissione europea, concernente il riarmo (sic!) dell’esercito europeo, ovvero degli eserciti dei Paesi membri (?), mi induce a riflettere sull’identità e sulla serietà dell’Italia e dei nostri esponenti politici. Aspetto essenziale (specialmente per chi è stato “Una vita nel Palazzo”, Gangemi editore) su cui nutro molte e motivate perplessità dato che in quella sede istituzionale, prima sbeffeggiata ora condivisa sommariamente da destra a sinistra, abbiamo avuto la capacità di dividerci sia all’interno dei partiti della maggioranza di governo, sia tra quelli dell’opposizione che all’interno di uno stesso partito, dicasi P. D. Che fantasia!

Da questo, squallido nonché stupido scenario scaturirebbe il facile assunto per cui i partiti italiani, quindi lo Stato, e poi l’U. E. non meritano il nostro voto politico: ergo, astensione ormai tendente alla metà degli aventi diritto all’elettorato attivo. E, tutto sommato, si tratta di una percentuale che si avvicina tanto a quella degli italiani che si disinteressano della politica 364 giorni all’anno – tranne quello in cui si deve votare – cifra che coincide, grosso modo, con la percentuale popolare che si appassiona alla nazionale di calcio allorché si raggiunge la semifinale e poi la finale dei campionati mondiali o europei.

Altri argomenti a sostegno della nazione semiseria? Eccoli:

1) un leader di nome Matteo Salvini che osa offendere il primo cittadino dell’Italia in un paragone improbabile e inverecondo con l’autarca russo;

2) il braccio di ferro, ormai trentennale, tra la politica e la magistratura, ignorando in assoluto il principio fondamentale di ogni sistema democratico, la separazione dei poteri ideata dal filosofo francese, Montesquieu;

3) il caso Albahari, noto criminale libico, liberato a nostre spese (e insaputa) senza alcun pudore etico, né politico-istituzionale e violando le elementari regole del diritto internazionale e dei trattati ONU;

4) il metodo o i criteri con cui sono stati prescelti i “Paesi sicuri” dai quali provengono gli extracomunitari, con particolare riguardo all’Egitto, nonostante le tragiche vicende di Giulio Regeni e del diplomatico ucciso dallo squalo, la qual cosa che risulta in acque balneabili, ecc.;

5) la vicenda del super CPR albanese, per cui stiamo investendo, meglio sperperando, un miliardo di euro circa, senza ottenere un minimo di risultati in termini di contenimento dell’immigrazione clandestina;

6) i tagli smisurati e sconsiderati ai bilanci ministeriali della Salute, della Cultura e delle politiche sociali, mentre abbiamo portato le spese per la Difesa al 2 per cento globale.

A tutto questo quadro, tutt’altro che rassicurante si può aggiungere lo scarso rispetto che ci viene riservato verso i nostri massimi artisti. Si pensi al Louvre, ove il quadro de La gioconda non ha meritato, finora, adeguata collocazione “ad hoc” o la cui direzione si permette di cambiare il cognome di Tiziano in “Titian” (ed i ns. uffici del MIC e Istituto it. della cultura se ne lavano le mani!).

Infine, dopo la storica affermazione di don Luigi Sturzo, “svegliati, Sud!”, a Napoli in occasione di un pubblico dibattito sui ritardi e sui mali del Mezzogiorno, oggi bisogna dire: “svegliati, Italia”! Del resto, per dirla alla Flaiano style: in Italia la situazione è grave, mai seria”. Ed a proposito dell’orgoglio sovranista: “non bisogna prendere alla lettera il nostro orgoglio” … (T. Ross).

Michele Marino

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