Il Ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, ci fa sapere dall’India, dove si è recato dopo l’ennesima visita in Cina, che la Russia non intende usare l’arma atomica e che il conflitto in Ucraina sarà mantenuto al livello di guerra convenzionale. Non poteva presentarsi altrimenti in una New Delhi che segue con grande preoccupazione quanto sta accadendo in Ucraina dopo l’invasione russa.

Il sub continente indiano è sempre stato un alleato strategico della Russia presso cui si è sempre rifornito per mantenere l’arsenale militare all’altezza adeguata per contrastare il vero  proprio nemico storico: la Cina. Da tempo, però, l’India si è avvicinata anche agli Stati Uniti, e ai suoi alleati dell’Oriente e del Pacifico. L’India ha recentemente aderito al Quadrilateral Security Dialogue (QUAD), composto anche da Stati Uniti, Australia e Giappone, in evidente funzione anti cinese. In occasione del voto alle Nazioni Unite non ha sostenuto la Russia sull’invasione dell’Ucraina e si è astenuta.

New Delhi continua, dunque, a tenere una linea da grande equilibrista. Probabilmente, il viaggio di Lavrov, che non ha molto da offrire agli indiani se non armi e carburanti, s’inserisce nel disegno di Mosca di poter continuare ad esportare in India sulla base di un interscambio tra rubli e rupie in modo da evitare gli effetti delle sanzioni occidentali d’ordine che, altrimenti, impedirebbero la prosecuzione nell’interscambio che, secondo gli ultimi dati disponibili, ammonterebbero a 2,3 miliardi di dollari, circa il doppio rispetto al 2020, per quanto riguarda le esportazioni russe, e a fronte dei 2,2 miliardi di dollari di quelle indiane costituite soprattutto da medicinali, abbigliamento, dispositivi elettrici e apparecchiature di comunicazione.

Di ben altre cifre si deve parlare per quanto riguarda lo scambio con gli Stati Uniti che assomma a circa 150 miliardi di dollari. Per quel che riguarda i rapporti con l’Unione Europea basti ricordare che India e Ue hanno appena deciso di negoziare un accordo globale per portare il livello dello scambio commerciale a oltre 220 miliardi di dollari nel corso dei prossimi cinque anni. Nell’ultimo decennio, i traffici tra queste due entità è aumentato del 41% e il commercio di servizi del 76%, mentre solo nel 2020 gli scambi di beni e servizi sono stati di poco inferiori ai 100 miliardi di euro.

A differenza di quel che riguarda la Russia e la Cina, i paesi occidentali sono tra i principali investitori in India. Solo quelli europei hanno raggiunto gli 83 miliardi di euro nel 2021 con la presenza di circa 4500 aziende  che assicurano direttamente 1,5 milioni posti di lavoro che diventano oltre cinque con l’indotto collegato.

Ma in questo momento l’India è ricercata in particolare per la sua capacità di coprire una buona parte dei beni alimentari che potrebbero non essere più esportati dall’Ucraina e dalla Russia. La scorsa settimana, il Primo ministro indiano, Narendra Modi, ha assicurato al Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che l’India è pronta a fornire le materie prime che adesso scarseggiano a seguito del restringersi dell’offerta e dell’aumento dei prezzi.

L’India è il secondo produttore mondiale di riso e di grano. All’inizio di aprile, aveva in stock 74 milioni di tonnellate di cui 21 milioni di tonnellate sono state trattenute per le riserve strategiche e il Sistema di distribuzione pubblica (PDS), che offre a più di 700 milioni di poveri l’accesso a cibo a basso costo. Così, Modi ha potuto affermare che l’India ha “cibo a sufficienza per i suoi 1,4 miliardi abitanti ed è pronta a fornire scorte alimentari se l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) lo consentirà”. L’India ha la capacità di esportare 22 milioni di tonnellate di riso e 16 milioni di tonnellate di grano già nel corso del 2022.

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