Percorsi di Secondo Welfare pubblica il seguente articolo sui Puc, Progetti Utili alla Collettività, a firma di Rosangela Lodigiani e Franca Maino, dopo la fine del Reddito di cittadinanza
In questi giorni, complici le anticipazioni di stampa sulle misure allo studio del Governo Meloni, ha ripreso forza il dibattito sulle politiche pubbliche contro la povertà che sostituiranno il Reddito di Cittadinanza (RdC). In questo quadro appare utile riflettere su uno dei tratti distintivi dell’attuale schema di reddito minimo italiano, ovvero i Progetti utili alla collettività (PUC). Si tratta di attività di servizio alla comunità che i beneficiari del RdC sono tenuti a svolgere nel proprio Comune di residenza. Per la loro duplice valenza – controprestazione e capacitazione/occupabilità/sviluppo – i PUC sono particolarmente interessanti nel panorama europeo, oltre che per approfondire l’attuazione del RdC. Ne trattiamo nel contributo che segue, che sintetizza un recente articolo pubblicato sul numero 3/2022 della rivista Stato e Mercato (CLICCA QUI) .
Il dibattito sulla riforma del Reddito di Cittadinanza
Attorno alle anticipazioni circolate nelle settimane scorse sulla Misura di Inclusione Attiva (MIA – CLICCA QUI), e da pochi giorni sulle nuove misure di inclusione sociale e lavorativa, GIL – Garanzia per l’inclusione e GAL – Garanzia per l’attivazione lavorativa, che entro l’anno dovrebbero soppiantare il Reddito di Cittadinanza (RdC), stanno fiorendo, assieme al dibattito, proposte e indicazioni di revisione, come quella Caritas italiana (CLICCA QUI) presentata il 30 marzo scorso.
Sebbene possa sembrare prematuro, non avendo nessuno ancora in mano il disegno definitivo della misura (o delle misure), è evidente che gli elementi cardine della proposta del Governo al momento resi pubblici sollevino non poche preoccupazioni circa il possibile taglio delle risorse destinate al contrasto della povertà e soprattutto il restringimento dei criteri di eleggibilità alla rete di protezione di ultima istanza. In sostanza si avrebbe una riduzione degli importi medi e della durata dei trasferimenti economici, oltre che una riduzione dei potenziali beneficiari, come mostrato recentemente da Andrea Ciarini (CLICCA QUI). (Per la lettura completa dell’articolo CLICCA QUI)
Rosangela Lodigiani e Franca Maino