Adesso ci strobazzano che anche Giorgia Meloni era con i “volenterosi” a collegarsi con Donald Trump. Eh, si perché intanto giunge vano le brutte notizie per i suoi alleati di Romania e Polonia. E attese sponde vengono a mancare.

Il voto della Romania è stato clamoroso con l’incredibile rimonta al ballottaggio del filo Europeo Danai grazie all’incremento del numero dei votanti. Un dieci per cento in più che ha cancellato le certezze dei conservatori alleati della Meloni e filo Putin e filo Trump. A Varsavia, ma siamo ancora al primo voto, lo stesso scenario. È in testa il candidato europeista e fedele di Tusk, uno dei “volenterosi” verso cui ha fatto finora le spallucce la nostra Meloni. Dall’altro canto lei è costretta pure a rivedere tutto perché Trump continua ad interloquire con Macron, Starmer,  Merz e il già citato Tusk, accompagnati da Zelensky.

Un bel ridimensionamento per la nostra Presidente del Consiglio che, evidentemente, ancora crede di giocare a fare politica a Colle Oppio con un gruppo di suoi cortigiani ancora più a digiuno di un’adeguata postura internazionale. Sarà un caso che l’unico che ci capisce qualcosa, cioè quel Fitto felice di essersi trasferito in Europa, se ne sia sempre stato zitto?

Ci meraviglieremo se ce la dovessimo ritrovare tra poco come grande supporter di Macron e, il Cielo non voglia che accada, sentirla parlare di nuovo di  “vittoria” in Ucraina se Trump dovesse fallire con Putin?

La verità è che Giorgia Meloni fa tappezzeria sul piano delle relazioni internazionali ai livelli che contano. Però si è finalmente decisa a farsi riammettere a giocare senza restare nel torneo cadetto della Serie B. Vedi il cosiddetto “triangolare”, con Vance e von der Leyen, raccontato da più parti – con buona dose di accondiscendenza o di servilismo, anche da parte, ad esempio, del Corriere – come la “rivincita” o la rivalsa della Meloni.

In effetti, si è trattato di una sceneggiata destinata a simboleggiare – per chi ci casca- il ruolo di “madrina” dei due mondi, che Giorgia Meloni si è cucita addosso da sola, fino al punto di crederci davvero. Insomma, una simpatica chiacchierata che nulla ha aggiunto e nulla ha tolto allo stato delle relazioni tra Stati Uniti ed Unione Europea, seguita dalle classiche dichiarazioni scontate e dall’ immancabile “photo-opportunity” in cui si compendia il ruolo dell’Italia. Paese – il nostro – che merita ben altro, eppure sembra aver scordato di essere tra i fondatori del processo di unificazione dell’ Europa, fin dai suoi primi passi.

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