Giova ripeterlo. Non abbiamo bisogno di un “centro”. Tanto meno “moderato”. Si potrebbe dire che, esattamente al contrario, abbiamo bisogno di una forza “eccentrica” che, cioè, abiti uno spazio politico collocato al di fuori ed alternativo al perimetro del sistema maggioritario bipolare che, per la sua stessa struttura, ha bisogno, per sopravvivere, di trasformare ogni argomento in rissa.

Abbiamo bisogno di una politica. Di una prospettiva e di una speranza. Di un progetto che evochi la responsabilità personale di ognuno ed a ciascuno restituisca il sentimento pieno della propria “cittadinanza”.
Cioe’, la consapevolezza viva di appartenere ad una “comunità”.
La quale, per un verso, corrobora, implementa, arricchisce la fisionomia personologica di ognuno, per altro verso, sollecita di ognuno il ruolo di attore, protagonista attivo del discorso pubblico, non mero spettatore di una commedia che non lo coinvolge e non lo appassiona.
La questione e’ politica, ma, a monte, e’ di carattere culturale ed antropologico.
Non si riportano gli italiani alle urne, non si ricrea coesione sociale, non si suscita un nuovo sentimento popolare, se non restaurando, in primo luogo, la sovranità della persona, accolta e promossa nella sua “soggettività” singolare.
La coscienza che essere “uno”, cioe’ soggetto, unico ed irripetibile, compiutamente se’ stesso, e’ una ricchezza incomparabile e di “piu’” lo è quando la si conferisce ad un’ impresa comune.
“Piu’ Uno”, la denominazione sintetica e chiara che Ernesto Maria Ruffini ha dato al movimento che sta promuovendo, a noi sembra efficacemente espressiva di un orientamento che si sottrae alla camarille di un sistema che e’ giunto esausto a fine corsa ed apre una strada nuova sul piano del metodo e sul piano dei contenuti di un’ azione politica fortemente consona ai valori irrinunciabili della Costituzione Repubblicana.

Domenico Galbiati

About Author