Non occorre a tutti i costi essere originali o inseguire il successo elettorale, elaborare eleganti tesi accademiche o intriganti teorie fantaeconomiche. Il neo movimento contiene già  nel proprio nome (“insieme”) il fondamento e la mission, in altri termini il proprio programma.

In un contesto complicato quale l’ attuale, ulteriormente confuso da una comunicazione  spesso artatamente criptica o al meglio ridondante, semplificare diventa la vera novità.

Non a caso il Papa usa spesso ricorrere ad una terna di parole per schematizzare i propri ragionamenti. Allo stesso modo potremmo usare il solo termine “insieme” per identificare il cuore del nuovo progetto. Ma attenzione:  è necessario intendersi bene sul tipo di semplificazione e soprattutto sul significato da dare alla nostra parola chiave.

Anche populismo e sovranismo tendono a semplificare, ma in modo strumentale, pericoloso e peraltro inefficace alla prova dei fatti.

Anche in questi si esalta l’”insieme” (come popolo o nazione), ma con l’unico scopo di conquistare il potere, senza alcun sincero interesse per la comunità. Si potrebbe coniare il termine di “insiemismi”: ideologie in cui l”insieme” è solo un pretesto, mancando della sua ontologica componente comunitaria, (di collaborazione e reciprocità). In entrambi i casi infatti l’unione nasce “contro”.

Per il sovranismo, contro i diversi. Qui “l’ unione fa la forza” contro chi possa attentare alla sicurezza od al benessere del gruppo di appartenenza (territoriale, identitario, religioso, sessuale o di razza). E’ un’ unità che si chiude per paura ed aspira al potere per presunta difesa, preferendo concentrarlo su pochi, meglio ancora e per maggior efficacia, su uno solo (“uno per tutti, tutti per uno!”).

Il populismo chiama invece ad unirsi contro i “potentati”, considerati gli artefici di ogni possibile ingiustizia sociale ed economica. E’ un finto insieme, perché mera somma di individualità, opportunamente omologate da menti sofisticate in un medesimo destino di percepita emarginazione.

In realtà, è solo un’insieme diversificato di rabbia e rancore verso un sistema vissuto come penalizzante e vessatorio. Qui la delega passa attraverso le piattaforme social, strumenti così potenti (questi si !) da coagulare un pluralismo di soggettività a cui fornire digitalmente un unico fattor comune: il nemico. Paura e rabbia sono fondamento e collante degli insiemismi. Emozioni che avvicinano più agli animali ed ai loro istinti che agli uomini.

Il vero “insieme”, quello inteso in modo autenticamente umano, è caratterizzato, fin dall’origine dell’uomo, da interazione e cooperazione, funzionali al benessere dell’intera comunità, con particolare attenzione ai più deboli. (“nessuno indietro”). E’ un’unione al cui interno si collabora al servizio di tutti, generativa per questo di un maggior valore complessivo rispetto a quello ottenibile dalla semplice somma dei singoli contributi. L’ispirazione cristiana del movimento dovrebbe rimandare proprio a questo modo di vivere l’insieme, spiegato limpidamente da Gesù: la paura si vince con la vicinanza e l’accoglienza, in spirito di fraternità; alla rabbia si risponde disinnescando la violenza (con l’altra guancia), per trovare  insieme una soluzione.

Chiarito il significato, rimane da concordare il metodo di lavoro (il come), per proseguire poi con le non facili, ma nemmeno impossibili, declinazioni operative (il cosa).

“Insieme”, di nuovo, indica la via: occorre procedere nell’unitá, non ha alcun senso dividersi. Questo non significa un pensiero unico, tutt’altro. Ma non si può fare a meno di ritrovarsi su principi di fondo condivisi: quelli che mettono al centro l’uomo, valorizzandone la sua vocazione comunitaria.

La diversità (anche e soprattutto di esperienze e competenze) è una ricchezza, da tutelare e favorire, non per mettersi contro o al di sopra, ma per trarne il meglio, attraverso la conoscenza, il confronto e, da ultimo, l’ inevitabile consenso (passaggio obbligato per  effettuare scelte concrete). Ed anche in questo ambito non bisognerà guardare agli “insiemismi”, calando dall’alto idee (o slogan) di pochi, che sono poi quelli meglio attrezzati sulla raccolta del consenso (come fatto dal “populismo digitale”). Né lasciare che il più scaltro leader di turno, forte di una comunicazione ben congegnata, possa cavalcare il disagio diffuso, facendosene unico interprete e paladino (come nel sovranismo di ogni tempo).

Occorre il contributo di tutti, dalla proposta al confronto, fermo l’obiettivo di una decisione finale comune e di una valida rappresentanza che la promuova fino alla sua realizzazione. Ed oggi, ancor più che in passato, esistono i mezzi per favorire una partecipazione veramente ampia e democratica, da finalizzare alla selezione delle proposte (il digitale, opportunamente strutturato, è certamente suscettibile di usi non strumentali).

Così come per la rappresentanza è possibile non incorrere più negli errori del passato, scegliendo opportunamente persone che si mettano al servizio del bene comune, piuttosto che alla ricerca di un’ occasione di potere.

Con riguardo  alle indicazioni operative si è chiamati ad interpretare e tradurre concretamente l’ idea di insieme nei vari ambiti: dall’ economia all’ambiente, dal lavoro alla sanità, dallo sviluppo alla formazione, etc.

Non rimane allora che mettersi all’opera (“insieme”!).

Aldo Maria Pujia

Immagine utilizzata: Pixabay

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