Il “popolo” oggi è un’entità che, in tutta evidenza, di per sé esiste oppure va, in certo qual senso, scolpito fuori e ricavato da un magma sfrangiato di relazioni contorte e distorte che danno conto di una coesione sociale smarrita?

Esiste ancora la coscienza diffusa di stare dentro una destinazione comune, tale per cui intuitivamente riconosciamo come l’interesse particolare di ognuno abbia senso e possibilità di prosperare solo nel quadro dell’interesse generale del Paese?

E’ la stessa cosa riconoscerci come parte pulviscolare di una “collettività” o piuttosto membra attive di una “comunita’”, cioè di uno stare assieme strutturato secondo una reciprocità di rapporti orientati ad una condivisione di valori?

Il compito dei “popolari” è ancora una volta quello di dare rappresentanza e declinazione politica, soggettività storica ad una realtà sociale che li precede, che già di per sé si impone alla nostra attenzione e puo’ essere colta nell’immediatezza del vissuto quotidiano? Oppure pretende opera di scavo alla ricerca dei punti di condensazione attorno ai quali, per aggregazioni successive, si puo’ ricomporre la fisionomia viva e vitale di un popolo? Non vale forse, anche sul piano del fenomeno sociale ciò che succede nel campo dei processi fisico-chimici, orientati verso una deriva entropica che aggiunge disordine a disordine, cosicché si ha vita solo a prezzo della risalita, su per una faticosa scala mobile che scende?

Noi siamo fatti per dare un senso alle cose e quando è indecifrabile o compromesso, poiché non possiamo farne a meno, ne costruiamo delle simulazioni. In altri termini, fatichiamo a vivere senza riconoscerci in una “dimensione popolare”, cioè in un vissuto di relazioni solidali che diventano parte attiva della fisionomia personologica di ognuno.

La forte presa del “populismo”, con ogni probabilità, nasce esattamente da qui, dalla sua attitudine a fungere da surrogato, simulacro di un “popolarismo” tanto più evocato, quanto più anni e decenni di suggestioni individualiste ne hanno offuscato l’immagine e la sostanza.

Occorre capacità di discernimento e, in definitiva, sottile dimestichezza con una accurata analisi politica delle cose del mondo perché non sfuggano al nostro sguardo quegli “attrattori” dotatl di una forza gravitazionale capace di riordinare il campo

Noi di INSIEME li andiamo ricercando da tempo e ci sembra di indovinarne la sagoma, anzitutto, là dove stanno i diritti sociali: il lavoro e la casa, la scuola, l’educazione, la salute dei figli, la tutela degli anziani, la vivibilità del contesto urbano, la salubrità dell’ ambiente.
Insomma, tutto ciò che concorre a riportare la politica all’ appuntamento con le quotidiane, severe preoccupazioni di un ideale padre di famiglia.

Domenico Galbiati

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