La sentenza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che autorizza una donna, separata dal marito, nonostante la contrarietà di quest’ultimo, ad utilizzare gli embrioni congelati creati con il coniuge ( CLICCA QUI/ ), aggiunge una nuova fattispecie alla lunga serie di situazioni che ci interpellano in ordine alla loro legittimità che, al di là del merito strettamente giuridico che concerne il bilanciamento di diritti ugualmente rilevanti, rivestono un profilo etico, il quale trascende il caso specifico e va ad incidere sulla cultura complessiva della collettività.
E’ ancora un Tribunale ad assumere una determinazione destinata, se non altro, a fare giurisprudenza, al di fuori di un indirizzo legislativo, che definisca una cornice generale di riferimento in cui inquadrare una pluralità di casi particolari, che non possono essere rincorsi uno per uno, da singoli giudici o collegi giudicanti.
Il nostro punto di orientamento è chiaro ed univoco, in ogni caso a sostegno del valore intangibile della Vita, nel pieno rispetto della sua dignità ed, entro tale contesto, la priorità che va sempre e comunque riservata al soggetto più debole.
Vogliamo, in ogni caso, rilevare – soprattutto rivolgendoci a chi in tale materia osserva principi diversi dai nostri – come un punto di convergenza sia, anzitutto, necessario e possibile sul piano del metodo, nel senso di stabilire le condizioni di un confronto di posizioni che non siano né apodittiche, né pregiudizialmente ideologiche.
C’è un comune patrimonio di valori e di criteri che appartengono alla sfera della nostra comune umanità e che, nella loro originarietà, vanno riconosciuti come tali anche oggi, se non altro, almeno con il vigore che li rendeva più evidenti e comprensibili quando vigeva una cultura “popolare” di fondo sostanzialmente comune, anche al di là delle diverse appartenenze politiche.
Analogamente va riconosciuto come i progressi della scienza e delle conseguenti ricadute biotecnologiche siano oggi talmente articolati, incalzanti e pervasivi, nonché così fortemente incidenti sulla consapevolezza di sé dell’ uomo del XXI secolo, da esigere un approccio, in ogni caso, meditato e prudente, rifuggendo da un generico ed enfatico entusiasmo per ogni “novità’”.
Dobbiamo essere avvertiti in ordine al fatto che l’avanzamento della conoscenza procede assai più celermente di quella maturazione della consapevolezza etica che dovrebbe accompagnarla. E soprattutto evitiamo di cadere nell’esiziale, alienante trappola del ritenere che tutto ciò che è tecnicamente possibile sia, per ciò stesso, eticamente legittimo.