Visto che la Politica c’è, cogliamo l’occasione per rifarle la domanda dalla quale tutto comincia, politicamente: quale è il progetto di modernizzazione che questo Governo intende proporre all’Italia, alla società con gravi problemi ed alle sue forze produttive in attesa di proposte, tenendo conto della manifesta dualità territoriale, delle tante faglie che la attraversano: Centro Nord\Mezzogiorno, coste\entroterra, giovani\anziani, istruiti\non istruiti, produttori\pensionati, inclusi\esclusi, più o meno colpiti dalla Pandemia, cattolici\laici?
Oggi l’Unione Europea condiziona agli Stati nazionali la possibilità di avvantaggiarsi come Paese dei Fondi del Next Generation EU, Recovery Fund, tra le altre, Riforme strutturali in primis, alla condizione che riescano a risolvere gli atavici problemi di coesione territoriale e ridurre le diseguaglianze territoriali che per quanto ci riguarda, in Italia bloccano da anni le potenzialità di crescita economica e sociale, evitando in tal modo che si possa ancora parlarsi di Paese duale.
Purtroppo, dopo il lungo periodo durante il quale si è discusso della Questione Meridionale, è intervenuto il federalismo fiscale ed il quadro è cambiato in pejus: lo Stato ha misurato, comune per comune, fabbisogni, costi e servizi con l’obiettivo di attribuire a ciascun territorio risorse corrette; poiché, però, la auspicabile eguaglianza si è giudicato, da parte dei decisori, che avrebbe avuto un costo eccessivo, si è intrapresa la via di piegare numeri e regole in modo da attribuire alle popolazioni del Mezzogiorno meno diritti e meno risorse; lo Stato ha dimezzato la perequazione ove la Costituzione imponeva, come oggi impone, che fosse integrale; nel merito, sono state prese decisioni che hanno, in molte occasioni, penalizzato i cittadini delle aree più deboli del Paese, anche attraverso la distorsione\sottrazione\nascondimento dei veri dati disponibili e financo camuffando artatamente i conti pubblici Territoriali, complice la pressoché costante colpevole assenza della dirigenza politica del Mezzogiorno dalle riunioni della Commissione Bicamerale sul federalismo fiscale degli anni 2013\2018. Il più grave dei vulnera, del quale nell’ultimo anno l’Italia ha pagato il conto, è stato la spesa sanitaria con il riparto del Fondo Sanitario, un salvadanaio di 110 miliardi di Euro, con un unico parametro utilizzato invece dei sei precedentemente previsti, con la conseguenza di modificare, in funzione nordista, la destinazione prioritaria dei Fondi disponibili; in tema di Infrastrutture, grave la ignoranza del Corridoio ferroviario ScanMed, il più lungo d’Europa, con Gioia Tauro come terminal mediterraneo del Continente, in attesa di collegare Augusta ed i due grandi interporti di Nola e Marcianise; l’elenco comprende ben 12 dimostrazioni, la penultima delle quali riguarda “chi siede al tavolo”: sempre rappresentanti interessati a che accadesse ciò che è accaduto, anche a costo di violentare il Vero ed il Giusto.
Adesso è il momento soggettivamente, oggettivamente, finanziariamente, politicamente, socialmente, di porre rimedio.
“La multimodalità ferro\gomma\mare, il collegamento organico fra Sicilia e Continente e l’avvio delle Autostrade del Mare, (la riattivazione delle rotte aeronautiche commerciali, nota di chi scrive), completano un’operazione di sistema che segna la rinascita del Mezzogiorno come secondo motore del Sistema Italia e dà corpo alla fin qui fantomatica opzione euro mediterranea.” (Adriano Giannola, La Sicilia Catania, Pensare al Sud secondo motore, 21 Febbraio 2021). Il completamento sotto il 41° Parallelo della Rete Ferroviaria ad Alta Velocità, Autostradale, Portuale con Autostrade del Mare e retro porti non possono mancare nel Programma Nazionale RR, per risolvere la perequazione del Mezzogiorno, area a più alto rischio di povertà tra tutte le Regioni Europee. Secondo Lelio Cusimano, che fornisce al riguardo dati specifici, “è coerente con il quadro generale del sistema dei trasporti, la richiesta, avanzata dai Presidenti di Calabria e Sicilia, di realizzare anche il Ponte con i fondi europei”.
I dati veri della realizzata ricognizione ci sono tutti, all’attuale Governo il diritto e l’onere di recuperarli, aggiornarli, utilizzarli con obiettività e coerenza con le Linee Guida e Raccomandazioni dell’Unione Europea, nell’ambito del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza, con gli indispensabili requisiti: presenza documentata e pronta al confronto critico in ottica di risultato equo, trasparenza, informazione puntuale, discussione pubblica non surrettiziamente orientata, valutazione politica esplicita, Bene Comune realizzato (Bibliografia essenziale: Zero al Sud, Marco Esposito, Rubettino, 2018).
La perequazione, imposta da sempre dal dettato Costituzionale ed ora dall’Unione Europea deve essere attuata tramite investimenti pubblici, in conto capitale, finalizzati all’accumulazione di capitale fisico e sociale (welfare, salute, orientamento\educazione\istruzione, mobilità).
Che gli squilibri territoriali ancora esistenti frenino la crescita dell’intero Paese è dimostrabile tramite la analisi dei numeri che seguono.
Ventuno milioni di abitanti, sei milioni di occupati, sommerso compreso, molto meno di un abitante su tre, a fronte dei dati del Veneto che registra un occupato ogni due abitanti; serve in termini di risoluzione dei divari, arrivare ad occupare altri tre milioni di abitanti del Mezzogiorno dei quali circa 900.000 in Sicilia (Dati Svimez).
“Il divario tra il Sud ed il Centro Nord nei servizi essenziali per imprese e cittadini rimane ampio” (Mario Draghi, 2021). Il divario nella dotazione complessiva delle reti ferroviarie ed autostradali è rilevante non solo per la pressocché inesistenza della rete dell’Alta Velocità ma anche per la inesistenza di strutture di intermodalità. Oggi è confermato che esso si aggrava per divari di spesa dovuti al persistente criterio di allocazione delle risorse pubbliche basato sulla spesa storica, come infra scritto, che elude criteri costituzionali e di legge ordinaria (da una Riflessione di Adriano Giannola del 21 Febbraio 2021).
Nel favorevole quadriennio di espansione 2015\2018 il Valore aggiunto totale tedesco è cresciuto del 7,7% mentre quello italiano soltanto del 4,9%, un valore negativo del ben 2,8% in quattro anni; a cosa dovere questo risultato negativo? Una attenta analisi del dato consente di capire che la principale causa del nostro valore di crescita inferiore rispetto a quello della Germania risiede nei divari territoriali; difatti il Nord è cresciuto del 6,3%, il Centro è cresciuto solo del 3,6%, il Mezzogiorno di un misero 2,7%, 5 punti percentuali in meno della Germania; il che vuol dire che questi divari territoriali devono essere aggrediti tramite visione “a tutto campo, che richiede tempo e competenze” (Mario Draghi, Senato della Repubblica 17 Febbraio 2021) e Progetti della prossima edizione, urgente del PNRR, ove Visione significhi individuare un Progetto, assistito da un preciso crono programma di attuazione e Progetto non può che essere quello di incrementare la crescita quanto più omogenea possibile ancorché combinata con coesione sociale, in tutte la aree del Paese, di efficientarsi tramite cantieri, grandi Opere ed Infrastrutture ed innovazione e miglioramento dell’Ambiente con l’obiettivo di utilizzare questa strada per contribuire in modo determinante al rientro del deficit\debito. L’esame dei dati del Valore aggiunto, però, evidenzia anche che mentre nel Nord il settore privato è cresciuto con numeri superiori alla Germania, nel settore pubblico il contributo alla crescita è stato negativo.
Dalla relazione di fine mandato del Ministro per il Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano risulta che con la Legge di Bilancio 2020 si è passati “da un sistema di mero monitoraggio ex post ad uno stringente vincolo normativo per le Amministrazioni” stabilendo inoltre di destinare agli interventi nelle otto regioni meridionali un volume complessivo di stanziamenti ordinari in conto capitale almeno proporzionale alle popolazioni di riferimento (Nino Amadore, Il Sole 24 Ore, Il Piano Sud in attesa delle misure attuative); manca, ancora, purtroppo, il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, attuativo che dovrà definire il dettaglio delle norme di monitoraggio ed attuazione, in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Finalmente, attraverso percorsi carsici, le verità taciute dai pochi arrivano ai molti (complice, contento di esserlo, l’estensore di questa Riflessione); come anticipato da una citazione in epigrafe, è un importante positivo momento, probabilmente involontario nei suoi effetti, per la Democrazia Popolare, Liberale, Sociale, Rappresentativa
Fin qui si è tentato di dar conto di ricostruzioni di deplorevoli comportamenti del passato, i quali hanno comportato minori investimenti nell’area Mezzogiorno stimati, con la maggiore equanimità possibile, in
700 miliardi di Euro; aggravato dal costante malvezzo di attribuire le conseguenze dei propri comportamenti deplorevoli integralmente alla responsabilità della Dirigenza Politica meridionale, il che contrasta platealmente con il Giusto e con il Vero, come Pietro Massimo Busetta si è incaricato di dimostrare (Il coccodrillo si è affogato, Rubbettino, 2018).
Con questi dati, parlare di coesione e perequazione fra territori è persino offensivo per le intelligenze.
Da qui in avanti torniamo a dar conto di numeri del Futuro, raffrontando le due ipotesi: il Governo farà come previsto dalle stime della Commissione Europea: al Mezzogiorno è disposto che vada il 65,99% delle Risorse a Fondo Perduto, pari ad € 65.400.000.000,00; anche il nuovo Governo della discontinuità farà come finora ha fatto lo Stato Italiano: al Mezzogiorno andrebbe forse il 34,01% delle Risorse a Fondo Perduto, pari ad € 22.236.000.000,00; il delta tra le due ipotesi, in greco tra Dokein ed Einai, in negativo, surrettiziamente a dispetto, per il Mezzogiorno, sarebbe e speriamo che non sia, di € 20.922.556.452,64.
Questa la posta in gioco.
Sul fronte del Mezzogiorno, oltre ai Vice Presidenti delle Regioni Sicilia e Calabria, si trovano anche le Associazioni Svimez e Fondazione Per; l’argomento principe al quale faranno probabilmente ricorso i fautori della necessità di investire maggiori risorse nel Centro Nord è quello del tempo e della tempestività, ed è quello l’argomento che da subito bisogna attrezzarsi a contrastare, sapendo di trovare, a condizione di essere e dimostrarsi seri e credibili, anche comprensione dalla sponda Europea.
Il Trattato di Maastricht attribuiva grande importanza, in ottica di consolidamento della Comunità, alla definizione di reti transeuropee nel settore della mobilità di persone e cose, anche al fine di ridurre i divari territoriali.
Oggi qui ci tocca di insistere; Zes (anche in ottica di re-shoring), Porti attrezzati, retro porti, Vie del Mare, Augusta Hub, rotte aeronautiche commercialmente remunerative, perimetrale siciliana ad Alta Velocità\Capacità, utilizzando per la tratta Palermo\Messina\Catania in Alta Capacità parte dei 33 Miliardi di Euro impegnati dal MIT, Ponte del Mediterraneo, Reggio Calabria\Salerno ad Alta Velocità reale e non dimezzata, Corridoio europeo Augusta\Mazzara del Vallo Rotterdam definito, realizzate in modalità Green dotandole di tutte le nuove tecnologie (un esempio: basta con le gallerie autostradali e ferroviarie sordomute); di questo ha bisogno il Mezzogiorno d’Italia per tentare di conseguire l’obiettivo di essere la seconda locomotiva del Paese a vantaggio dell’Europa intera; sono progetti compatibili con le previsioni più premiate del Next Generation EU, consentirebbero una piena attuazione dell’articolo 3 della Costituzione, genererebbero incrementi di posti di lavoro intellettuale ed industriale, realizzerebbero compiutamente il Corridoio Europeo al quale tutti dicono di tenere moltissimo, colmerebbero nelle Regioni del Mezzogiorno in grave gap di infrastrutture della mobilità tra domanda incrementata ed offerta stagnante che pesa come un macigno sulle economia delle Comunità, contribuirebbero alla valorizzazione socio\economica del Mezzogiorno.
La competitività del Paese in ambito continentale impone la riduzione all’essenziale dei tempi di realizzazione delle grandi opere per la mobilità, anche attraverso adeguamento del Codice degli Appalti alla normativa europea ed attribuendo ad alle strutture dedicate dello Stato il contrasto dei comportamenti deviati aventi rilievo penale..
Dalle discussioni interne all’ECOFIN è emersa la necessità di migliorare ulteriormente la combinazioni tra Riforme ed Investimenti; ancora il 22 Gennaio 2021 Bruxelles ha aggiornato le Linee Guida per il PNRR insistendo sulla necessità di approvare le Riforme e lavorare su Crono programma e Governance dei processi attuativi.
In sede tecnica emerge la consapevolezza che se entro il 30 Aprile 2021 venisse realizzato e sostenuto da un dettagliato crono programma il capitolo del PNRR relativo alle indispensabili Riforme strutturali, l’impatto incrementale sul Prodotto Interno Lordo potrebbe attestarsi intorno al 3,5% invece che il 2% da oggi fino all’anno 2026, avviando l’eventuale debito contratto per realizzare le Opere ad un rientro più veloce in direzione del livello ante anno 2020.
Si ribadisce in questa sede quanto già scritto e condiviso con studiosi ben più noti rispetto a chi scrive che l’obiettivo da raggiungere, in ottica di Coesione territoriale, è la creazione nel Mezzogiorno di tre milioni di nuovi posti di lavoro e questo obiettivo non può essere raggiunto puntando esclusivamente su turismi ed agricolture; è traguardo raggiungibile, invece, investendo anche nelle nuove tecnologie (dall’idrogeno al 5G), nella Logistica avanzata e dell’avvenire ed in un grande piano di Infrastrutture della mobilità, favorendo tramite Zes gli investimenti esogeni e favorendo tramite opportune politiche di incentivazione la crescita dell’imprenditoria endogena.
Secondo quanto riferisce Alessandro Panaro (Il Nord vuole corridoi logistici al Sud, Sicilia 11 Marzo 2021, Michele Guccione), Head of Maritime & Energy di Srm, le aziende ubicate nel Nord\Est chiedono “porti e corridoi logistici competitivi a supporto della resilienza, la sostenibilità del sistema, intermodalità e logistica integrata; la semplificazione burocratica e la digitalizzazione dei porti per competere e creare valore”. La risposta a queste richieste non può prescindere dall’attraversamento stabile dello Stretto del Mediterraneo quale via di accesso alla rete di porti, tra i quali quello di Gioia Tauro già collegato tramite l’interporto di Nola all’Alta Velocità ferroviaria e ZES, la logica di piattaforma logistica Sicilia, dedicata ad intercettare più efficientemente (5 giorni in meno di viaggio rispetto ai porti del Nord Europa) il traffico di semilavorati prevalentemente provenienti dalla Cina verso le fabbriche del Centro Europa e di prodotti finiti destinati ai ricchi mercati di sbocco, nonché accesso al Corridoio europeo 1, tanto Ferroviario quanto autostradale.
Chissà che fosse questa richiesta il messaggio che la Politica attendeva?
Per finire, qualche interrogativo:
Perché il Coordinamento delle Regioni del Mezzogiorno non si riunisce? Perché non riesce a rendere note alla collettività le proprie proposte? Quali le sue priorità condivise? Come si manifesta il Movimento federalista del Mezzogiorno della cui voce il Paese ed il Mezzogiorno hanno estremo bisogno?
Alessandro Bellavista, dalle colonne di Repubblica del 6 Marzo pone un interrogativo: perché il Governo Regionale siciliano non promuove “un grande dibattito pubblico per mobilitare le migliori intelligenze dell’isola ed i rappresentanti dei Partiti di Opposizione su come investire le ingenti somme che dovrebbero arrivare dall’Europa”? sarebbe un bel modo per avvicinare la Politica alla Società, per conoscere in profondità le opinioni di imprenditori, manager, professionisti, intellettuali, economisti, esponenti dei corpi intermedi; possibile che nessun esponente della politica e delle Istituzioni regionali sia interessato a conoscere i suggerimenti provenienti dal basso, dai Territori, dalle Associazioni? Risulta che solo la Consulta delle Associazione dell’area Iblea abbia incontrato su Piattaforma i Parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana dell’area di Ragusa; dalle altre 8 Province un silenzio distratto.
Dove sono i Sindaci delle grandi Città del Mezzogiorno, lieti di essere Sindaci e di poco altro, che dovrebbero far sentire la loro voce a livello nazionale? E se anche si sapesse dove sono, chi li interpella?
Invece, giusto condividere l’opinione di Marco Vitale quando afferma che “la partita in gioco chiama a raccolta le migliori energie; le forze sociali, economiche e culturali, famiglie, imprese, associazioni, tutti devono mettere a disposizione il meglio di se”; il recupero dell’Italia dipende dall’impegno di tutti e di ciascuno, che sia rappresentante di Classe Dirigente, Cittadinanza consapevole, Corpi intermedi, Borghesia.
L’obiettivo evidente: Il piano Nazionale di ripartenza e resilienza approvato dopo che la Commissione riconosca che sia stato redatto in modo da ottenere un punteggio ed un giudizio eccellente; giudizio emesso a seguito delle risposte ai “Criteri di Valutazione contenuti negli Allegati della Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce un Dispositivo per la ripresa e la resilienza.” emanati dalla Commissione Europea il 28 Maggio 2020. Poi, dopo avere detto cosa fare, bisognerà fare cio che si è detto. Se non ora, quando e, soprattutto, perchè?
Ulteriore appunto di lavoro per il Governo.
INSIEME, in tutte le sue articolazioni, tematiche, regionali, cittadine vuole portare a contributo, come ha fin qui cercato di fare, le proprie energie intellettuali, culturali, etiche, morali perché vengano pensate ed attuate soluzioni rispondenti quanto più è possibile al Bello, al Bene, al Giusto ed al Vero in funzione del Bene Comune Nazionale.
Massimo Maniscalco