Ne abbiamo già parlato . Ai confini tra Bielorussia e Polonia si sta consumando un dramma umanitario che scuote la coscienza. Centinaia e centinaia di famiglie sono intrappolate al confine tra le due nazioni ( CLICCA QUI ). Là dove si segna la divisione tra l’Europa e un altro mondo che ancora non ha fatto propri gli stessi nostri valori e gli universali sentimenti umanitari.

Si tratta di profughi provenienti persino dall’Afghanistan e da altre terre, come l’Iraq, martoriate da decine di anni di guerre, sanguinosi attentati,  contrapposizioni etniche e religiose.

E’ questa una situazione in gran parte ignorata dai nostri giornali e dai nostri politici. Troppo presi con le notizie dei migranti che sbarcano sulle nostre coste. Troppo devastati da una pandemia che sta per arrivare al suo secondo anno di diffusione. Eppure, dopo la nostra cene e l’aver passato la notte nel tepore delle nostre case, se non altro, un empito di commozione dovrebbe riuscire a scalfire le nostre coscienze collettive in modo che si mettano in moto quei meccanismi politici che possano aiutare a trovare una soluzione.

La cosa che più colpisce è il cinismo con cui si utilizza questa gente per i propri fini politici. Lo “zar” bielorusso Alexander Lukashenko risponde alle sanzioni, meritate sanzioni, adottate dall’Unione europea contro di lui e il suo paese per la mancanza del rispetto dei diritti più elementari nell’ex repubblica sovietica più prossima all’Europa. Sta scientificamente spostando tanta povera gente a ridosso del filo spinato tirato su dai polacchi per bloccare il flusso dei profughi invece di allestire adeguati campi di accoglienza.

Al di là del confine polacco, la situazione è già da tempo motivo di dissidio tra la Chiesa di Polonia e le autorità di Varsavia che non permettono l’ingresso dei migranti nonostante parrocchie e diocesi si siano già organizzate per accoglierli. La risposta dello Stato polacco è stata quella di inviare 12 mila soldati al confine con la Bielorussia. Grave per un paese che nel corso degli ultimi decenni ha visto tanti polacchi migrare alla ricerca di fortuna verso altri paesi europei, come noi italiani possiamo ampiamente confermare.

Ma è evidente che Lukashenko fa ancora peggio. Se è vero quello che molti di quei profughi hanno raccontato alla Bbc su come chi governa a Minsk  spinge al freddo, senz’acqua e senza cibo migliaia di derelitti di cui alcune decine sono già morte di ipotermia e di stenti.

Non si può credere che la risposta a problemi così complessi come quella delle migrazioni possano essere affrontate con il solo generoso invito ad accogliere. Così come neppure ci si può illudere di raggiungere alcunché con l’idea di innalzare muri o filo spinato. C’è tutta un’ampia gamma di possibilità tra queste due posizioni estreme. Sta alla politica valutare il giusto equilibrio da trovare, misurandosi con la concretezza posta dalle condizioni dei singoli paesi coinvolti e dal rapporto costi benefici che l’emigrazione comunque consente di valutare.

La verità è che questo è tema lasciato ai sentimenti più nobili, ma talvolta considerati astratti da una buona parte della popolazione, così come a quelli che non sono nobili affatto perché espressione di chiusura mentale ed egoismo economico e sociale.

Intanto, rifulge la difficoltà dell’Europa nel suo complesso a definire una posizione condivisibile ed equilibrata nonostante costituisca il mercato  più esteso dell’Occidente e il suo Pil superi i 18 mila miliardi di euro, poco  dietro quello degli Usa. E questo nonostante tanto ci dimostri che i migranti possono costituire una risorsa e non solo un problema.

Adesso è la Germania a invitare l’intera Unione ad intervenire perché, come ha detto il Ministro degli interni di Berlino, Horst Seehofer, Germania e Polonia non sono in grado di farcela da sole ( CLICCA QUI ). Già nessuno può farcela da solo.

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