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Quelle scelte non più rinviabili per l’Europa che verrà – di Michele Rutigliano

Dopo oltre 70 anni di pace, l’Europa si trova, suo malgrado, ad affrontare una delle fasi più critiche della sua storia. Da un lato, la minaccia russa rappresentata dall’aggressione all’Ucraina e dalle mire espansionistiche di Vladimir Putin; dall’altro, il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, con la sua visione isolazionista e la volontà di ridimensionare la NATO e colpire economicamente l’Unione Europea. A questo scenario si aggiunge un contesto economico globale sempre più competitivo, in cui l’Europa rischia di rimanere indietro rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, se non sarà capace di dotarsi di una governance comune più solida ed efficace. In questa cornice, l’unica strada percorribile per i veri europeisti è il completamento del progetto politico iniziato con la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) e proseguito con l’Unione Europea, e cioè la creazione degli Stati Uniti d’Europa. Ma per arrivare a questo traguardo occorre superare le limitazioni imposte dai Trattati esistenti, in primis  da quello di Maastricht, e attuare poi una vera unione politica, economica e militare.

Superare Maastricht: oltre i limiti del passato

Il Trattato di Maastricht del 1992 ha rappresentato un passo avanti nella costruzione europea, introducendo la moneta unica e rafforzando l’integrazione economica. Tuttavia, i suoi parametri rigidi (come il rapporto deficit/PIL al 3% e il debito pubblico al 60% del PIL) hanno spesso frenato la crescita e reso l’Unione vulnerabile nelle crisi economiche. Inoltre, il principio dell’unanimità nelle decisioni più rilevanti ha reso l’Unione lenta e incapace di rispondere con rapidità alle emergenze geopolitiche. Il primo passo per costruire gli Stati Uniti d’Europa sarà quindi la revisione dei Trattati esistenti.  Per rendere più flessibili le regole economiche e superare il diritto di veto nazionale, introducendo il principio della maggioranza qualificata per le decisioni strategiche. In parallelo, occorrerà avviare una vera unione fiscale, con un bilancio federale europeo capace di finanziare investimenti comuni e politiche di sviluppo su scala continentale.

Un’Europa con una difesa comune

L’annunciato disimpegno di Trump dalla NATO e il rischio di una minore protezione americana impongono un’accelerazione nella creazione di una difesa europea autonoma. L’Unione dovrà dotarsi di un esercito comune, finanziato con risorse proprie, capace di difendere i  suoi confini e di intervenire nelle crisi internazionali senza dover dipendere dagli Stati Uniti.Il progetto della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO), avviato nel 2017 per rafforzare la collaborazione militare tra alcuni Stati membri, deve essere trasformato in una vera Forza di Difesa Europea, con un comando unificato e una strategia di sicurezza comune. Questo implicherebbe non solo una maggiore integrazione militare, ma anche la creazione di un complesso industriale della difesa a livello europeo, riducendo la frammentazione e la dipendenza da fornitori esterni.

Una politica estera unitaria per contare nel mondo

L’Europa deve smettere di essere un gigante economico e un nano politico. Troppo spesso le divergenze tra gli Stati membri hanno reso inefficace l’azione diplomatica dell’UE, favorendo potenze esterne che giocano sulle divisioni interne. Per superare questo limite, occorre creare il ruolo di un Ministro degli Esteri dell’Unione, con reali poteri decisionali e non solo di rappresentanza. A ciò si dovrà aggiungere la riforma della politica estera europea, eliminando il diritto di veto nazionale e adottando una strategia comune su dossier fondamentali come la gestione delle crisi internazionali, i rapporti con la Cina, il Medio Oriente, e la difesa dell’ordine multilaterale.

 L’elezione diretta del Presidente dell’Unione

Un elemento chiave per la creazione degli Stati Uniti d’Europa è il superamento dell’attuale sistema di governance basato su istituzioni frammentate e poco rappresentative. L’elezione diretta del Presidente della Commissione Europea darebbe all’Unione una guida forte e riconoscibile, capace di agire con legittimità politica e di rendere le istituzioni europee più vicine ai cittadini. Questo passo rafforzerebbe il senso di appartenenza all’Europa, oggi ancora debole in molti Paesi, e consentirebbe di superare le logiche intergovernative che spesso bloccano l’azione dell’UE. Gli Stati Uniti d’Europa non sono più un’utopia, ma una necessità storica. Il mondo di oggi è caratterizzato da grandi blocchi geopolitici e da una competizione globale sempre più aggressiva. L’Europa, con le sue divisioni e le sue lentezze decisionali, rischia di diventare irrilevante e vulnerabile. La scelta è chiara: o l’Unione compie il passo decisivo verso un’integrazione politica e militare completa, oppure rischia di sgretolarsi sotto la pressione delle potenze esterne. I veri europeisti devono avere il coraggio di portare avanti questo progetto con determinazione, superando le resistenze nazionaliste e gli interessi di breve periodo. Il futuro dell’Europa dipende dalla volontà di costruire, finalmente, una vera Unione, capace di difendere i propri valori, la propria sicurezza e il proprio ruolo nei nuovi scenari e contesti internazionali.

Michele Rutigliano

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