“Nobil Natura è quella che..tutti fra sé confederati

                         estima gli uomini, e tutti abbraccia con vero amor,

                         porgendo valida e pronta ed aspettando aita”

( tratto da “La Ginestra” di Giacomo Leopardi)

 

“L’Europa, tutta l’Europa, dall’Atlantico agli Urali, diventa la leva di Archimede destinata a sollevare verso il monte dell’Unità e della giustizia il mondo intero. Da qui l’onda del negoziato e della pace investirà i popoli di tutta la terra!” Così scriveva Giorgio La Pira nel 1972.

Oggi, e ancora di più in questi momenti così drammatici, vediamo emergere la grande contraddizione dell’Europa Unita, ma Disunita.

D’altra parte il tema “immigrazione” è sempre divisivo, con dibattiti in cui prevalgono spesso posizioni dettate da ideologismi. Si introducono, a sostegno della propria tesi, valori (accoglienza, solidarietà, o, all’opposto, sicurezza, difesa dell’identità nazionale) certamente reali e positivi, ma sempre assolutizzati, senza mai tenere conto che dovrebbero invece essere bilanciati tra loro per costruire soluzioni concrete.

Strettamente intrecciato e connesso con altre problematiche (modificazioni climatiche; eccessivo consumo delle risorse, rinnovabili e non; squilibri demografici, aumento del divario tra ricchi e poveri, disoccupazione, sradicamento delle singolarità collettive, progressiva soppressione delle differenze culturali, guerre in , terrorismo, inquinamento, perdita di terreni agricoli e del manto forestale, e ora la Pandemia del Coronavirus), il fenomeno “migranti” è estremamente complesso; lo è ancora di più in questi momenti drammatici della presente Pandemia.

Guidati dall’insegnamento di papa Francesco riteniamo che l’immigrazione rappresenti una sfida da accogliere in modo positivo, continuando a coltivare l’attenzione per i poveri e l’idea della democrazia come un sistema inclusivo, da rigenerare costantemente .cercando di coniugare informazione corretta sui fenomeni migratori, azione sociale a sostegno di una cittadinanza attiva dei migranti, servizi per la tutela dei diritti, formazione e percorsi educativi.

Rendere l’immigrazione un’opportunità, non solo un problema.

La presenza di migranti in Europa può essere un’occasione di crescita positiva per i Paesi di accoglienza: una crescita non solo demografica o economica ma soprattutto sociale e culturale per tutta la comunità, autoctona e straniera.

Pur in presenza dell’attuale situazione di crisi occorre comunque sforzarci di proseguire sulla strada di uno sviluppo integrato territoriale.

Esso è già operante in varie comunità; in particolare- all’interno degli aderenti al nostro gruppo “Politica Insieme”- vanno segnalati nel Sannio la “Rete del Welcome”, un’alleanza tra 32 piccoli Comuni che non superano i cinquemila abitanti con il supporto della Caritas diocesana di Benevento di don Nicola De Blasio e la cooperativa “Tralci di Vite” sempre a Benevento, dove accanto ai giovani del luogo operano come soci persone diversamente abili e migranti ai quali viene garantito, finito il percorso di accoglienza negli SPRAR, il diritto a restare dove hanno studiato, hanno imparato a lavorare, hanno affittato case abbandonate, hanno intrecciato relazioni significative tra i vincoli e i sorrisi degli abitanti.

Recentemente la cooperativa di comunità “Casali Peloritani”( la seconda, che si è costituita in Sicilia) sempre nell’ambito di “Politica Insieme” ha presentato all’assessorato all’Agricoltura della Sicilia un progetto di inclusione e di integrazione, con  lo scopo di recuperare alla vita sociale- assieme a queste famiglie di immigrati- interi nuclei di famiglie siciliane sfrattate da loro ambiente e che non hanno ancora trovato giusta collocazione per la loro vita quotidiana. Tale progetto prevede inoltre un progresso nell’intesa tra popoli legati a tradizioni diverse e dunque la creazione di un ambiente umano privo di contrasti e la riqualificazione /ristrutturazione dei Borghi collinari in crisi.

Specialmente nelle aree montane e collinari, l’arrivo di immigrati abituati a un’economia di sussistenza porterebbe nuovo impulso – come già sta avvenendo in diverse vallate piemontesi – ad aree a concreto rischio di spopolamento.

Se concordiamo nel distinguere tra profughi (che fuggono dai luoghi in cui si combatte, o da persecuzioni per ragioni etniche o di fede), e migranti mossi da ragioni economiche, dobbiamo porci la questione di come e in che tempi selezionare chi ha titolo di essere accolto, talora temporaneamente, (i rifugiati) e chi no (i migranti irregolari o economici). Attualmente in Italia occorrono mediamente anni a tal fine. È inaccettabile in quanto di fatto vanifica la selezione. Se i tempi lunghi sono connessi alle modalità di selezione dettate da logiche giuridiche superate dai fatti e dall’intervento di una magistratura sempre lenta nell’agire, siamo d’accordo a modificare radicalmente il sistema adottando i criteri di quei Paesi europei che risolvono in breve la questione?

Per una nuova economia

Oggi la lotta contro le modificazioni climatiche diventa prioritaria rispetto alle molte altre situazioni critiche perché ne condiziona le misure da intraprendere.

A tal fine, “occorre procedere sulla strada di una nuova economia, come scrive il gesuita Gael Giraud (su “La voce e il tempo” del 21/5/2017), dettata dalla necessità della transizione ecologica, una transizione caratterizzata dalla sostituzione dell’energia fossile con quella rinnovabile, dalle cosiddette 3R (ridurre il consumo delle risorse, riutilizzare i prodotti, riciclare i rifiuti) e da stili di vita molto sobri”.

Con un senso civico più forte – superata questa calamità- dovremo più velocemente portare avanti processi di cambiamento con nuove tecnologie attinenti le tematiche sociali in settori che riguardano il benessere comune della collettività, con un deciso intervento per togliere i privilegi alla manipolazione industriale degli alimenti che ridurrebbe probabilmente anche la spesa sanitaria. Senza dimenticare il ruolo delle attività artigianali in cui accanto ai nostri giovani possono essere inseriti e istruiti migranti che possono poi trasferire le loro esperienze nei paesi d’origine e con costruttivi scambi di esperienze diverse.

Occorre proporre anche per i giovani provenienti da queste realtà di sofferenza le stesse opportunità dei nostri giovani; contribuire con azioni  educative e associative da parte nostra ad una coesistenza costruttiva, grazie ancora all’azione fondamentale delle Caritas Diocesane e del Terzo settore.

Questo radicale cambiamento dei modi di produzione e di consumo, unitamente a queste nuove esperienze apprese nei cosiddetti Paesi evoluti, avrebbe ricadute positive sui giovani migranti.

Il Sud del mondo (e l’Africa in particolare) deve trovare una sua strada di sviluppo coerente con la propria cultura e le proprie risorse, a partire da quelle umane. Questa strada, che non esclude aiuti e consulenze tecnico-scientifiche da parte dei Paesi sviluppati, appare la più concreta e praticabile anche se viene ritenuta utopica dall’attuale establishment planetario.

In agricoltura in merito alle linee sul problema migratorio, occorre-con l’apporto delle iniziative del nostro gruppo di lavoro- potenziare gli obiettivi delle misure comunitarie sulla cooperazione internazionale.

In agenda comunitaria , nel quinquennio precedente e in quello a venire sono previste misure di sostegno economico a progetti in cui interagiscono le università o gli enti di ricerca e formativi dei paesi cooperatori (paesi africani ed europei), per lo sviluppo di programmi di ricerca in ambito agricolo , al fine di creare le filiere agroalimentari nei paesi africani, formare una classe di operatori agricoli, introdurre i canoni della sicurezza sanitaria nelle derrate alimentari . Ci sono progetti che si occupano della immigrazione di ritorno, cioè della formazione di giovani immigrati in ambito agricolo, prima di programmarne il ritorno nei loro paesi.

In questo senso vanno favoriti progetti , come quello proposto dal “Movimento Giorgio La Pira per il Mediterraneo” in collaborazione con l’associazione “Per dar vita-Iniziative Sociali Missionarie di Volontariato Onlus”, il progetto no-profit:  “Sistemi PV standalone per installazione a terra con accumulo di EE di potenza”(RN578a)”.

E’ un modello originale e valido a bassissimo costo per porre rimedio ai disastri ambientali, che viene proposto agli abitanti delle aree estreme del mondo, in particolare ai Paesi dell’Africa equatoriale.  Energia Elettrica diffusa e basso costo, in modo che ciascun nucleo familiare possa riappropriarsi, in piena libertà, del proprio destino.

Verrebbe meno la forte attrazione che il modello di vita consumistico occidentale esercita sulle popolazioni dei Paesi poveri e che, in parte, è responsabile del fenomeno migratorio. Su tutta questa ampia tematica la “Laudato sì” di papa Francesco rimane un riferimento fondamentale e ineludibile.

Considerazioni finali

Occorre fin da adesso prepararsi a mettere in campo – una volta superata la tragica situazione del Coronavirus- un progetto che vada alla radice del problema e definire un tracciato del percorso necessario.

A creare inquietudine e paura nella gente è proprio la mancanza di una strategia e di un traguardo all’orizzonte, con alcuni obiettivi primari:

  • Rilanciare la riforma del Regolamento di Dublino, già approvata dal Parlamento europeo, il 16 novembre del 2017, che prevede che le domande non vengano più esaminate nel primo Paese d’ingresso: i richiedenti asilo andrebbero distribuiti obbligatoriamente in tutti i Paesi dell’Unione, in proporzione a popolazione, PIL, grado di sviluppo economico, legami familiari dei richiedenti asilo con uno specifico Paese
  • I principali governi europei hanno convenuto sulla proposta italiana di una intesa con i centri di potere in Libia e con i governi di alcuni Paesi sub sahariani per spostare di fatto il confine dell’immigrazione dalla costa libica a sud del deserto.

Nel 2018 l’UE ha riversato centinaia di milioni di euro per supportare la riconversione dell’economia nigerina, prima basata sul transito dei migranti:  miliardi di euro, in aggiunta a quelli destinati alla Turchia, ma non si sa però con quali garanzie sulle condizioni di vita delle moltitudini di persone ammassate nei campi profughi che verranno allestiti in quei territori. Ma certamente sarà necessaria una concomitante forte iniziativa politica ed economica mirata a ridurre le quattro principali cause delle migrazioni – guerre, mutamenti climatici, povertà, boom demografico – per evitare che il problema si sposti solo un po’ più lontano, ma continui a ribollire sino a riesplodere tra qualche tempo con maggiore virulenza, anche utilizzando nuove rotte per raggiungere l’Europa.

3). L’ingresso in Europa senza documenti impedisce spesso il rimpatrio e viene effettuato sempre attraverso canali illegali che, di fatto, sono diventati l’unico mezzo per realizzare il progetto di fuga o il progetto migratorio. Unico modo per smettere di favorire il traffico di persone quindi è favorire gli ingressi nella legalità, con garanzie per le persone, ma anche con garanzie per chi accoglie di poter provvedere al rimpatrio in caso di fallimento del progetto migratorio. Sostenere una regolarizzazione, soprattutto dei cosiddetti ‘overstayers’, persone entrate nel nostro Paese con un permesso turistico e che poi hanno trovato un lavoro. Tante badanti, ucraine o moldave o sudamericane, sono in queste condizioni. Gli attuali sistemi di ingresso comportano che ogni tot anni venga svuotato il bacino di immigrati in situazione irregolare, e l’ottava e ultima sanatoria venne approvata dal governo Monti nel 2012. Tale provvedimento di emersione avrebbe un effetto positivo sulla percezione sociale di sicurezza, andrebbe incontro alle difficoltà contrattuali di molte piccole imprese e sarebbe un evidente vantaggio per le casse dell’Inps.

  • Istituire una missione europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, gestita direttamente dalla EU e da navi con la bandiera EU ( ?), non continuando a scaricare sul sistema siciliano (in particolare Pozzallo e Lampedusa) il flusso migratorio (negli ultimi tempi si segnala un arrivo incontrollato di migranti su gommoni che possono contare sul supporto di navi-appoggio).
  • A livello Italia: ripensare vie legali d’immigrazione potenziando, da un lato, i “corridoi umanitari”( vedi iniziative della Comunità di S.Egidio) e, d’altro lato, sperimentare permessi di ricerca-lavoro della durata di un anno che diano allo straniero che entra in Italia la possibilità di trovare un’occupazione nei settori, come l’assistenza familiare, nei quali c’è innegabile bisogno di lavoratori. È dal 2014 che i “decreti flussi” sono aperti quasi solo al lavoro subordinato stagionale. Anche quello del 2019, che concede 30.850 ingressi, si rivolge in prevalenza al lavoro stagionale, con l’aggiunta di permessi studio e poco altro.
  • Rendere note le procedure con cui vengono attualmente distribuiti i Migranti tra i paesi Europei, in modo che l’opinione pubblica abbia una percezione del fenomeno di molto superiore rispetto al dato reale: con aspetti positivi e non solo negativi.
  • riproporre la riforma della legge sulla cittadinanza per i bambini stranieri ius soli / ius culturae,, con una condizione: che il bimbo nasca in una famiglia già integrata, con almeno un genitore provvisto di permesso di lungo soggiorno e che segua la scolarizzazione nelle scuole italiane (in realtà, la riforma già approvata dalla Camera nell’ottobre 2015, e poi lasciata due anni in naftalina dai timidi governi di centrosinistra, prevedeva -come succede in Germania e nel Regno Unito- che il bimbo dovesse nascere da una famiglia già integrata, con almeno un genitore provvisto di permesso di lungo soggiorno e che avesse seguito la scolarizzazione nelle scuole italiane) .
  • Noi crediamo che sia necessario un approfondimento serio di alcuni elementi: una regolarizzazione solo dei primi crea discriminazione con chi giunge in Italia bambino piccolo o minore rispetto a chi vi nasce. Il solo jus soli è limitante e può creare conflitti; abbiamo pensato di tutelare i diritti di tutti i minori immigrati creando la carta dell’equipollenza, che rende i minori stranieri del tutto uguali ai minori   italiani, ma che li lascia liberi, giunti alla maggiore età,  di optare o per la propria cittadinanza di origine o per quella italiana, nel caso in cui il loro paese di origine non riconoscesse la doppia cittadinanza. Questi sono i motivi principali della proposta di modifica al solo art. 2 della legge attualmente in vigore ( 2-bis Il figlio minore nato da genitori di cittadinanza straniera nel Territorio della Repubblica, oppure giunto in Italia successivamente alla nascita, è equiparato –nei diritti e nei doveri- al cittadino)

9) Migliorare la situazione e le condizioni di vita delle persone nel loro Paese di origine affinché non siano costrette a emigrare, partendo dalle necessità territoriali e da necessità primarie: interventi in campo agricolo, l’approvvigionamento idrico e la creazione di Energia Elettrica diffusa e basso costo, in modo che ciascun nucleo familiare possa riappropriarsi, in piena libertà, del proprio destino.

Per affrontare un fenomeno epocale come quello dei migranti servirebbe una vera, politica, forte Unione Europea. Se fossimo un unico Stato, non ci sarebbero più coste italiane, ma coste europee; non ci sarebbe più (solo) un Governo Italiano ad occuparsene, ma il Governo dell’Europa. La realtà è che l’Europa è divisa, e quindi più debole.

Una forte idea di Europa, che coinvolga le singole comunità per la costruzione di un’organizzazione sociale nuova, più solidale ed inclusiva, ribadendo in modo chiaro- per chi appartiene alla cultura cattolico democratica- le considerazioni di Giorgio La Pira nell’articolo “Difesa della povera gente”

“Vi sono creature bisognose? Affamati? Assetati? Senza tetto? Ignudi? Ammalati? carcerati? bisogna tendere ad essi efficacemente il cuore e la mano (Matteo,25,31-46): l’esempio di questa “propensione” è fornito dal Samaritano: scese da cavallo e prese minutamente cura del ferito (Lc 34).Costruire una società cristianamente significa appunto costruirla in modo che essa garantisca a tutti il lavoro, fondamento della vita, e col lavoro, quel minimo di reddito necessario per il “pane quotidiano” (cioè vitto, alloggio, vestiario, combustibile, medicine, per Sé e la propria famiglia) … La mancanza di lavoro comporta conseguenze negative per l’alimentazione, la salute, la durata della vita, la mortalità infantile e la sofferenza di centinaia di milioni di persone”

Da qui la necessità, con coraggio – come è stato più volte indicato da parte di Papa Francesco- a costruire tutti INSIEME una tecnica economica, finanziaria e politica di dimensioni mondiali, allo scopo di “elevare tutti gli uomini ad un livello di vita proporzionato alla dignità della persona umana”.

Ruskin nel libro A quest’Ultimo, ispirato dalla parola evangelica dell’ultima ora, sosteneva che dovrebbe essere dato un salario minimo a ciascuno per le necessità essenziali, indipendentemente dal lavoro che fa, per renderlo libero di lavorare gratis secondo la sua passione. Sogno o utopia?

Antonino Giordano

 

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