Suggestivo il titolo di ieri in prima pagina del Wall Street Journal:” la recessione di Godot”. Un più che esplicito riferimento al personaggio della più celebre opera teatrale di Samuel Beckett (“Aspettando Godot”, anni quaranta).
Nella commedia, Godot è il personaggio costantemente atteso, che non appare, si preannuncia sempre, non arriva mai. Il riferimento dell’autorevole quotidiano economico riguarda gli sforzi in atto da parte della Banca centrale americana (Federal Reserve) di domare l’inflazione a colpi di aumenti dei tassi di interesse che si susseguono, confidando che ai primi segnali di recessione avrà l’opportunità di fermarsi.
In effetti l’economia americana corre più del previsto. Il PIL cresce e l’occupazione aumenta, come pure la produttività oltre i livelli attesi. Un’indagine recente dello stesso Wall Street Journal ha evidenziato che le offerte di lavoro provengono prevalentemente delle piccole e medie imprese grazie anche al piano di investimenti federali avviato dal presidente Biden.
In sostanza: da un lato la Federal Reserve insiste in una politica restrittiva; dall’altro il governo federale avvia un’azione espansiva con un massiccio piano di investimenti. Gli annunci di recessione erano fondati sulle variazioni dei rendimenti dei titoli del Tesoro americano a breve e a lungo termine, ma sino ad oggi sono stati smentiti. In effetti, anche da noi i più recenti interventi del governatore Visco e del Presidente degli industriali Bonomi non sono pessimisti. Almeno per ora.
Negli stessi giorni della diffusione dei dati sull’economia americana è uscito anche in Italia l’ultimo lavoro di Nouriel Roubini, un economista di prima linea per i suoi trascorsi: Fondo Monetario, Federal Reserve, Banca Mondiale (“La grande catastrofe” Feltrinelli ,2023).
Le previsioni a medio termine di Rubini spaventano in termini di potenziali shock negativi: il rapido invecchiamento della popolazione che ridurrà i mercati; le emigrazioni di massa dal sud del mondo; i protezionismi che tornano; la concorrenza tra USA e Cina al limite di una guerra fredda; i cambiamenti climatici con conseguente siccità, problemi per le risorse energetiche e per l’agricoltura. Ed ancora: i cyber attacchi che si susseguono nello scontro tra potenze, i debiti pubblici eccessivi di quasi tutti i Paesi per non parlare di quelli più poveri.
L’analisi giunge a prevedere “la più grande catastrofe economica della nostra vita”. Un allarme durissimo che potrebbe essere ritenuto esagerato se non fosse sostenuto da una serie minuziosa di analisi e soprattutto dal fatto che proprio Roubini è stato tra i pochi accademici che nel 2006 avevano previsto puntualmente la grande crisi finanziaria globale del 2008 2009.
Se quindi, almeno per oggi, le cose tengono, ma domani o dopodomani dovrebbe arrivare la catastrofe, non ci resta che augurarci, come nella commedia di Beckett , di aspettare Godot.
Guido Puccio