Certo la tentazione maggiore per molti è di sparare nel mucchio con la tromba del populismo: la politica non serve, dimezziamo, mandiamo a casa chi “mangia” alle spalle degli italiani.
In genere sono portato a pensare che la politica sia una cosa seria e se è seria debba sapere valorizzare il proprio ruolo. E’ vero quindi che spesso è mancata “credibilità”, ma è anche vero che al cittadino rimane il potere democratico del voto.
I nostri padri costituzionalisti hanno steso la nostra Carta costituzionale che è, forse, una delle migliori del mondo. La si deve cambiare? Con quale leadership e da quale autorevolezza di proposta? Certo, sono disposto ad ascoltare, valutare e capire, ma deve esserci completezza di un quadro che non preveda solo il taglio dei parlamentari, lasciando che poi su pochi si concentri comunque il metodo ed il modo di fare politica di sempre.
Vedo in ciò un pericolo di una maggiore concentrazione di potere e di fronte all’attuale populismo nazionalista anche un pericolo maggiore per la democrazia. Certo, occorre che si ristabiliscano i Valori di base ispiratori della nostra costituzione, ma anche il livello di partecipazione, di senso comune sociale, di rispetto per il Bene Comune, che sono lentamente venuti a mancare anche grazie a questo “urlare” la politica con la propaganda dialettica di pochi, seguiti da masse di tifosi alla ricerca di una collocazione, mentre la gran parte della cittadinanza si ritirava disgustata dal voto.
Da una parte, quindi, una rinuncia a favore di tanti o pochi, inesperti comunque, lasciati liberi di agire, pur con una scelta democratica, ma con quorum sempre minore necessario per ricoprire una “poltrona”. Diminuiamo quindi le poltrone? Si, quelle “poltrone” intese come le si intendono oggi, non un ruolo con una responsabilità ed un senso del “servizio” degli ideali costituzionali nativi. Non è il problema la poltrona come numero, come non è il problema la Politica, ma il modo che si è diffuso dell’”abbandonare il campo”, lasciando spazio a pochi, sempre a meno, trainati da grandi parlatori e da grandi tecnici della comunicazione. Che siano tanti oggi, sono comunque sempre pedine, se saranno meno, saranno comunque pedine con maggiore concentrazione di potere.
Vorrei quindi puntare veramente all’arricchimento democratico di Valori, non all’eliminazione di ruoli, trasformati in poltrone vuote, se permane la base del metodo che concentra su pochi un potere ed una libertà di agire “per interessi” non chiari o fin troppo chiari.
Più partecipazione quindi, più attenzione quindi, non abbandono ai pochi.
Alberto Berger