Come prima intenzione, il titolo in realtà doveva proseguire così: Le Monde, il Great Reset, il Tamerlano, il discorso di San Francesco per la Pace in Piazza Maggiore a Bologna nel 1222, 800 anni fa, il Partito della Chiesa e San Giorgio. Cerco di spiegarlo.

Aderendo ad una richiesta di mia moglie, di quelle richieste che, ricordando il Padrino, non si possono rifiutare, Giovedì 8 Settembre ci siamo recati a Prato dove, nella Cattedrale di Santo Stefano, veniva esposta una delle reliquie più importanti della Cristianità, la cintura appartenuta alla Madonna. La cintola, che secondo la tradizione fu ritrovata dall’apostolo Tommaso nella tomba dopo l’assunzione in cielo, è famosa per il suo gran potere taumaturgico, efficace soprattutto contro la sterilità femminile, anche se si deve riconoscere che esistono altre reliquie simili, come quella custodita nel Monastero del Monte Athos, e tutte con grande potere taumaturgico.

Una volta davanti alla reliquia, osservando il santino della Madonna del Cingolo e leggendo la preghiera stampata sul retro, mi sono accorto che era stata scritta, in qualità di Vescovo di Prato, dal compianto e rimpianto Monsignor Simoni. Fin qui una semplice storia di devozione, ma poiché è proprio anche grazie alla visione di Monsignor Simoni che io mi ritrovo a scrivere queste righe, ho pensato, per onorare la sua memoria, di fare alcune considerazioni di ordine generale sulla situazione attuale del nostro Bel Paese, ma anche, allargandomi un po’, del nostro Bel Pianeta, nella speranza che possano risultare di qualche utilità. Saranno pensieri a volte controcorrente e altre volte volutamente provocatori (il famoso sasso nello stagno!), volti a suscitare reazioni che mi auguro positive e costruttive: una provocazione può risultare indispensabile per portare in evidenza le problematiche, e pazienza se qualcuno farà un salto sulla sedia. Potrà capitare di dare notizie scomode, e questo perché considero rispondente a verità la frase di Pio XI, ripresa in seguito da tutti gli altri Pontefici, “La politica è la più alta forma di carità”: ora, affinché questa possa agire in maniera efficace ed utile per tutti, deve dimostrarsi credibile, cosa che non sempre si è verificata in passato, e sicuramente deve anche dimostrare di sapersi attenere ai fatti, che di conseguenza devono essere ben conosciuti. Segnalo comunque la difficoltà di tenere il passo con l’incalzare degli eventi.

Commenterò quindi la seconda parte del titolo: anche in questo caso l’idea mi è stata suggerita, invero involontariamente, da mia moglie che, in attesa del treno di ritorno, ha deciso di comprare un giornale francese per rimanere in allenamento in vista di un impegno di lavoro: il giornale in causa è il prestigioso Le Monde. Dando un’occhiata di sfuggita alla prima pagina, mi aveva colpito il titolone d’apertura a cinque colonne: ”Prix de l’electricitè: la grande peur des entreprises”, titolo peraltro fotocopia di quello delle maggiori testate italiane e, si può presumere, di gran parte delle testate europee. Si spiegava nel sottotitolo che migliaia di imprese (qualcuno dice 120.000 in Italia!!!), soprattutto le PMI, sono a rischio per l’aumento del costo dell’energia, come del resto succede nel resto d’Europa.

Ecco allora una mia prima considerazione: da un po’ di anni ci troviamo di fronte ad una sequenza senza fine di emergenze e crisi varie e, come è naturale che sia, la politica si da un gran daffare per fornire soluzioni, le più disparate, tutte giustamente animate da una chiara volontà di dimostrare di avere capacità progettuale e riaffermare la propria credibilità. Ma ecco il punto su cui vorrei incentrare il mio ragionamento: mi è sembrato che troppo spesso si intervenga a chiudere il recinto quando i buoi sono già scappati, cioè ci si trova quasi sempre a dover agire inseguendo le diverse situazioni, per cui, coinvolti nella gestione delle emergenze, ci si dimentica quasi sempre di analizzare le cause che hanno portato a quell’evenienza. Risulta quindi evidente che ci si priva così sia dell’opportunità di meglio gestire le contingenze, ma anche di impedire che si possano ripetere in futuro.

Prendendo come esempio, ma ce ne sarebbero molti altri, il problema degli alti costi energetici, è invalsa la prassi di addebitarli alla guerra in corso, ma volendo approfondire la cosa, e parlo chiaramente da semplice osservatore, si scopre che in realtà l’aumento dei costi delle materie prime era iniziato ben prima ed era legato a speculazioni sulle contrattazioni che avvengono sul mercato di Amsterdam, per la cronaca collegato alla Borsa di New York, e quindi  condizionato dall’operato di grandi gruppi finanziari. A denunciare, finalmente, questa illuminante verità, poco pubblicizzata invero, è stato in primis un politico di solito molto moderato e prudente, l’Onorevole Tajani, seguito finalmente poi da molti altri.

La cosa che ha dell’incredibile è che nessuno sembra avere la capacità, anche se ci fosse la volontà politica, che comunque finora appare latitante, d’intervenire sui meccanismi di mercato (il famoso TTF) che favoriscono e premiano la speculazione. Per di più, quando sembrava che fosse nata la possibilità di operare in tal senso, ecco manifestarsi l’opposizione di stati come la Germania, che sembra paghi il gas un terzo di quanto non facciamo noi, e l’Olanda (dove si sono imboscati fiscalmente ENI, ENEL, FCA, et cetera), che, non dimentichiamo, è un paradiso fiscale (come pure lo sono Irlanda e Lussemburgo), a dispetto della tanto declamata solidarietà europea. Si scopre poi che a soffrire per la crisi energetica, come dal titolone di Le Monde, è anche la Francia, pur contando su quasi 60 reattori nucleari che, per sfortunata coincidenza, sono stati per più della metà costretti a lavorare a regimi ridottissimi o anche fermati per via della scarsità d’acqua nei fiumi, per manutenzione o per aggiornamenti perché obsoleti.

Tornando a noi, penso che sia esperienza comune ascoltare il grido di dolore di imprenditori in grande difficoltà: di conseguenza si cercano contromisure per la bisogna, spesso però con poco successo vista l’entità del problema. Come considerazione a latere cito la crisi libica, nata da una guerra assurda, e il fatto non trascurabile che l’Algeria, che ha aumentato la quota di gas a noi destinata, ha fatto esercitazioni militari congiunte con Russia e Cina nel Pacifico.

Difficilmente però viene in mente a qualcuno, ma soprattutto ancora più difficilmente è motivo di dibattito politico, la possibilità che dietro questa situazione drammatica ci possa essere in realtà un piano ben preciso, studiato ed elaborato accuratamente. Questa considerazione ci riporta alla problematica planetaria del Great Reset (la Grande Reimpostazione, o il Grande Azzeramento, o il Grande Ripristino), programma mondiale promulgato con gran dovizia di particolari al World Economic Forum di Davos, luogo dove si concentrano i grandi poteri mondiali, dal suo presidente Klaus Schwab, in singolare tandem con l’allora Principe di Galles, ora Re, Carlo III. L’evento è stato molto pubblicizzato, e quindi non trattasi di tesi da complottisti, ma curiosamente non sembra interessare i nostri politici. In proposito Schwab ha scritto un libro, “Covid 19: the great reset”, stranamente tradotto in italiano con un titolo fuorviante : ” La grande narrazione”.

Allora cerchiamo di analizzare, seppur per sommi capi, le caratteristiche, gli scopi e le implicazioni del Great Reset, a cominciare dal suo slogan principe, apparentemente di buon auspicio:” Non possiederai nulla e sarai felice”. Per meglio spiegare la visione del “forum” sul nostro futuro, possiamo dare un‘occhiata al video di presentazione ufficiale. Ognuno potrà trarre le sue deduzioni, ma alcune frasi sono il suggello chiarissimo del fatto che ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale, asseritamente favorito da eventi anch’essi epocali come pandemia e guerra, senza dimenticare crisi climatica, siccità e conseguenti carestie: i 4 cavalieri cavalcano indisturbati? (CLICCA QUI).

Anche qui è probabile che in molti faranno un bel salto sulla sedia, ad esempio leggendo le righe dove si afferma che la leadership degli USA come superpotenza mondiale è finita, che i tanto declamati valori occidentali sono anch’essi giunti ad un punto di rottura e che a guidare le sorti del Pianeta ci sarà un piccolo numero di nazioni: da notare che la bandiera che si vede al centro è quella cinese. Ad aprire il forum lo scorso anno è stato infatti Xi Jinping, e potrebbe accadere che sarà proprio il modello cinese, che certo non brilla come esempio di democrazia e di attenzione alle libertà personali, ad essere indicato dai gestori del Pianeta come il migliore possibile.

Poiché al forum sono rappresentati tutti i maggiori potentati planetari, occulti o meno, di tutti i campi, sarebbe meglio prendere in seria considerazione tale svolta (forse può aiutare il sapere che Klaus Schwab appartiene alla famiglia Rothschild, e a questo link una foto molto esplicativa che ci dovrebbe far riflettere (CLICCA QUI).

Ed ecco allora una dichiarazione ad effetto, che ancora una volta farà sussultare più di qualcuno e che riporto in maniera neutrale, ma che potrebbe servire a meglio comprendere gli eventi al di là delle apparenze: è del tragicamente famoso filosofo russo Aleksandr Dugin, uomo che ha pagato il massimo prezzo per le sue idee, spesso controverse: ”La guerra non è contro l’Ucraina, ma contro il World Economic Forum e i suoi piani infernali del Great Reset, volti allo sterminio dell’Umanità”. Propaganda? Idee deliranti? Ossessione anti-occidentale? Tutto è possibile, ma, date le circostanze, non sarebbe meglio approfondire la questione? Anche solo per stare più tranquilli. Dopo il discorso di Putin del 21 Settembre, che porta ad un inasprimento del conflitto (il richiamo di 300000 riservisti non sembra una mossa pacificatrice…), e seguente annessione dei territori occupati il 30 Settembre, ecco le ultime dichiarazioni di Dugin: siamo allo scontro di civiltà, alla terza guerra mondiale (come affermato anche da Papa Francesco ), e nessuno vuole fare passi indietro. A dire il vero magari c’è un po’ di esagerazione in tali affermazioni, quasi un modo di esorcizzare quelle tremende ipotesi, e quindi mi auguro che ci possa essere ancora speranza. Ritengo comunque che conoscere il pensiero della controparte possa essere considerata una pratica intelligente (CLICCA QUI).

Analizziamo alcune affermazioni dal discorso, molto esplicito, sperando che ci sia anche una parte di propaganda e di volontà di intimorire l’avversario: “chi vincerà questa guerra determinerà il futuro, se esiste un futuro; la Russia è già entrata in guerra; la Cina, altro potente popolo sovrano, sta per entrare”. Ricordo in proposito che gli USA hanno appena varato una legge che consente all’esercito di intervenire In caso di attacco cinese a Taiwan: l’assurdo è che un sondaggio ha rivelato che il 65% degli abitanti di Taiwan non si dichiara disposto a reagire in circostanze analoghe. È il classico caso in cui si decide di essere più realisti del re, un interventismo chiaramente forzato e strumentale. Non fu uguale la reazione all’invasione del Tibet. Assistiamo impotenti alla storia infinita: Corea, Vietnam, ora Taiwan, un Pianeta che sembra non poter conoscere, per un motivo o per l’altro, una stagione di vera pace. Viene da pensare che se fosse fatto in tutte le occasioni di conflitto un sondaggio tra le popolazioni, forse si sarebbero anche potute ottenere percentuali superiori a quelle di Taiwan: in effetti sembra che gli italiani contrari all’invio di armi siano il 70%. Alle Nazioni Unite la Cina ha pronunciato un duro monito verso gli Stati Uniti, che non perdono occasione di assicurare la propria presenza ovunque esista una controversia, e di solito tale presenza non va nella direzione della composizione delle diatribe.

In proposito, e in strettissima correlazione, riporto una dichiarazione profetica e inquietante di San Giovanni Paolo II, estrapolata dalla profondissima, articolatissima e documentatissima analisi del Professor Stefano Zamagni sulla Pace. Nell’Angelus del 1° gennaio 2002, aveva dichiarato: “Forze negative, guidate da interessi perversi, mirano a fare del mondo un teatro di guerra” (CLICCA QUI).

Dell’analisi di cui sopra, ricordiamo alcuni punti salienti, tra i tanti: la necessità della creazione di un’Agenzia (indipendente) Internazionale per la Gestione degli Aiuti (AIGA); l’urgenza di avviare un negoziato tra tutti i paesi per ridurre in modo bilanciato la spesa militare annua e infine la presentazione di una proposta, molto equilibrata e ponderata, articolata in sette punti qualificanti, volta ad ottenere il tanto auspicato accordo di pace.

C’è un solo passaggio sul quale mi sentirei di aggiungere qualcosa, ed è il seguente:” E’ vero che “l’Occidente collettivo” (e la NATO) non hanno saputo anticipare e ancor meno prevedere quanto poi è accaduto a partire dal 24 febbraio 2022”. A ben vedere mi parrebbe una visione incompleta e un po’ fuorviante, dal momento che in realtà c’è stato in Ucraina un intervento deciso a gamba tesa, rivendicato dal vice-ministro USA Victoria Nuland. Rimarrà nella storia il suo sfogo registrato: ”Fuck Europe, sull’Ucraina decidiamo noi: abbiamo investito 5 miliardi di dollari per cambiare il governo” (ora siamo a 40 miliardi). Si tratta, senza mezzi termini, dell’ammissione di aver organizzato un colpo di stato. E allora, forse, senza una profonda e sincera autocritica, non dimenticando le considerazioni del Santo Padre sull’ ”abbaiare della NATO alle porte della Russia”, nonché l’aforisma cui è ricorso il Presidente cinese Xi Jinping per inquadrare la situazione: ”Spetta a chi ha messo il sonaglio al collo della tigre di toglierlo”, tutti i lodevoli sforzi di componimento della crisi potrebbero rivelarsi vani.

Come diretta conseguenza di una visione meno unilaterale, potremmo riconsiderare la nostra posizione nei confronti del Presidente ucraino, che non è certo un cuore immacolato e che ha fatto scelte politiche molto rischiose, una scommessa che poteva avere esiti diversi, non favorendo, tra l’altro, le trattative, anzi boicottandole, forse mal consigliato (vedi accordi di Minsk disattesi, come ricordato da Mattarella a Mosca nel 2016 …dal minuto 5:28 (CLICCA QUI). Potremmo quindi modificare la postura interventista e smaccatamente propagandista per aiutare i contendenti a fermare gli scontri ed evitare altre vittime innocenti. Rimarcando ancora che più del 70% del popolo italiano non è favorevole all’invio di materiale bellico, ricordiamo quindi a Chi viene equiparata la vox populi. Tutte queste considerazioni sono volte verso il tentativo di cercare di arrestare la pericolosissima china che hanno preso gli eventi verso la III guerra mondiale, non più solo a pezzi.

Cito di seguito un comunicato in vista dell’incontro Putin-Xi del 15 Settembre a Samarcanda in occasione del vertice dello SCO (Organizzazione per la cooperazione di Shanghai): “Yang Jiechi, capo della Commissione Affari Esteri del governo cinese, ha dichiarato che la Cina è disposta a collaborare con la Russia per spostare l’ordine globale “in una direzione più equa e ragionevole”, come riporta Bloomberg, che sottolinea la profondità dei legami tra i due Paesi (CLICCA QUI).

E ancora, a seguire, la dichiarazione, abbastanza esplicita, di Xi al termine del vertice di Samarcanda (cui hanno aderito, tra membri effettivi ed osservatori in via di adesione 30 paesi, rappresentanti più della metà della popolazione mondiale, tutti astenuti sulle sanzioni, anzi con scambi commerciali molto attivi con la Russia e a cui si assoceranno Egitto, Arabia Saudita ed altri), antico terminale delle carovane lungo la Via della Seta:

Di fronte a un mondo in cambiamento, a tempi di trasformazione e mutamenti storici, la Cina vuole lavorare con la Russia per dimostrare la responsabilità di grandi potenze e instillare stabilità ed energia positiva in un mondo di caos.  Xi Jinping (CLICCA QUI). ( segue )

Massimo Brundisini

 

About Author