Con l’Enciclica Laudato Si’ papa Francesco (2015) ha contribuito a fare maturare a livello mondiale la consapevolezza che la responsabilità verso le generazioni future richiede di ripensare l’economia come scienza sociale del discernimento che guarda alla direzione, agli scopi, al significato e alle implicazioni delle scelte economiche sugli esseri umani e sulla Casa Comune.

Ripensare l’economia non è un compito delegabile ad altri, ma vede ciascuno di noi responsabilmente coinvolto nel prendersi cura di sé, della propria educazione allo sviluppo sostenibile e dell’educazione delle persone a noi vicine. Siamo di fronte ad una sfida educativa che, come osserva Enzo Bianchi, priore di Bose, consiste nel «rifondare la grammatica umana dell’educazione».

Per dare un concreto avvio a questo ” new deal”, Francesco si è fatto promotore di un evento («Economy of Francesco» – Assisi dal 26 al 28 marzo 2020) che ha l’obiettivo di portare ad un ‘patto’ per ri-animare l’economia e dare un’anima all’economia di domani partendo dalle piccole scelte quotidiane perché concordia parvae res crescunt.

Il messaggio di Francesco è diretto alle nostre coscienze e  pone al centro di questo nuovo umanesimo l’aspetto educativo in quanto rivolto, ad ogni livello, a non cedere la responsabilità ad altri ma ad assumerla con coraggio e fortezza, perché ciascuno è «cittadino della terra» e, come ci ricorda Galeri, è tenuto alla comprensione e alla salvaguardia dell’ambiente per costruire un nuovo modello di «abitare la terra».

La cultura della sostenibilità chiama in causa la persona e l’ambiente, l’equità e la democrazia, il presente e il futuro, di ogni uomo e di tutti gli uomini. Una formazione profonda delle coscienze, in grado di smantellare pregiudizi e logiche utilitaristiche tese al profitto fine a sé stesso, è sempre più necessaria per favorire il sentirsi responsabili per l’altro, sentire di «dover fare qualcosa», come «postura dell’esserci che si profila essenziale per agire con cura».

A quasi due decenni dalla pubblicazione del Libro Verde della Commissione Europea sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (Rsi), il compito di università, business schools, corporate academy, enti di formazione e consulenza manageriale è divenuto centrale per formare a un modo nuovo di fare impresa, l’impresa generativa di società 5.0.

Come noto il termine «Industry 4.0» si riferisce ad un insieme di diversi settori digitali innovativi per lo più afferenti al segmento manifatturiero. L’aumento di operatività 4.0 in azienda porta benefici che vanno molto oltre il semplice vendere nuove tipologie di prodotti: si assiste ad un incremento dell’efficienza poiché essa dipende da un unico ecosistema completamente interconnesso di fornitori, clienti, distributori, partner e dipendenti a sua volta collegato ad altre reti similari nel mondo.

Il busillis è che tutto questo accade mentre ci avviciniamo al raggiungimento del «punto critico» per il sistema ecologico noncuranti delle ripercussioni sociali di questa rivoluzione. Invece, l’impresa costituisce il punto di vista fondamentale per innescare i meccanismi della nuova economia, lo strumento principe per cercare di coniugare la prosperità economica, la riduzione degli impatti ambientali e la progettazione di contesti organizzativi volti ad una maggiore valorizzazione degli esseri umani.

L’impresa è un’istituzione sociale oltre che economica, è un luogo d’incontro, dove si esercita la socialità e la reciprocità al pari di altri contesti di vita, dove le parole felicità, onore, virtù, bene comune, possono essere riscoperte proprio in chiave economica, lasciando spazio ad una prospettiva etica non puramente individualistica.

In questa prospettiva, l’impresa generativa di società 5.0. va oltre il tecnicismo delle soluzioni “Industry 4.0”, costruendo intorno ad esse un modo nuovo di fare business, promotore di un’autentica economica civile nella quale: educare costituenti interni e stakeholder esterni al valore economico interpretato oltre i modelli tradizionali di mercato e di profitto, improntati all’egoismo capitalistico; rispondere ai bisogni profondi degli individui; creare un’economia nella quale la produzione di beni e servizi sia strumentale alla fioritura della persona e della sua vita di relazioni e non viceversa.

Nell’economia civile fare business è sempre un’attività generativa poiché l’azione economica e politica, sia personale che collettiva, non potrà non incidere sul contesto in cui avviene, contribuendo a migliorarlo. La generatività si pone, quindi, come categoria dell’essere e del fare che scalza le vecchie categorie economiche del consumo dissipativo e ci presenta quella che sarà e in parte già è la società 5.0.

Angelo Paetta e Nereo Landini

Già pubblicato su Inserto “Buone Notizie” de Il Corriere della Sera, 3 settembre 2019

Immagine utilizzata: Pexels

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