La tragica morte di Ramy al Corvetto di Milano è un’occasione ghiotta per Salvini che non manca di denunciare uno stato di “emergenza nazionale”, ovviamente dovuto agli immigrati.

Gli dà man forte il suo ex-capo di gabinetto, traslocato sulla poltrona che già fu sua al Viminale e dalla quale ruzzolò grazie alla “performance” del Papeete, trascinando con sé, in una parabola discendente che tuttora continua, la Lega.
Senonché, il capitano non conosce altro copione, al di là di un continuo, insistito stillicidio di sentimenti rancorosi ed ostili che avvelenano l’ anima degli italiani. Al punto che perfino i suoi elettori si sottraggono a questa sorta di ricatto e si vanno finalmente convincendo che Salvini non è la soluzione, ma il problema.

Il Ministro dell’ Interno dà man forte, lamenta che Milano abbia una percentuale di immigrati doppia rispetto alla media delle altre città ed aggiunge che il 65% dei reati è imputabile ad extra-comunitari. Promette di inviare a Milano 600 agenti in più secondo l’ abusato vezzo di ritenere che fenomeni sociali complessi si possano affrontare solo in termini di ordine pubblico e di repressione.

Ai due rispondono il Sindaco Sala e l’ Arcivescovo Mons. Delpini. “Milano resterà una citta’ accogliente”, afferma il Sindaco. Pacata e, nel contempo, ferma la presa di posizione dell’ Arcivescovo che osserva come “….il gusto per la catastrofe” prevalga sulla “interpretazione sincera della realtà”. Non ha senso parlare di “banlieue” ed, anzi, “quei giovani vanno ascoltati senza aggrapparsi agli stereotipi”. Nessuno nega che le periferie siano problematiche, gravate anche da fenomeni di degrado eppure non sono “un ghetto abbandonato a sé stesso”.

L’Arcivescovo rivendica, accanto alla scuola ed ai servizi comunali, la presenza capillare della Chiesa ambrosiana nei quartieri periferici, anche attraverso progetti condotti in collaborazione con Fondazione Cariplo. Ma soprattutto parrocchie ed oratori, operatori impegnati in progetti di integrazione testimoniano la forte, tradizionale caratura sociale del cattolicesimo milanese e lombardo.

Ai toni foschi agitati strumentalmente da un Salvini che, come un disco rotto, ripete sempre la stessa musica, sperando ancora di cavare dalla paura seminata a piene mani un consenso elettorale largamente smarrito, Milano risponde con quel tenace, paziente e silenzioso impegno quotidiano che è parte essenziale della sua storia e del suo carattere.

Si potrebbe dire di quell’ “umanesimo ambrosiano” in cui si riconoscono le culture cattoliche e liberali, laiche e socialiste e tuttora rappresenta il cuore della citta’ che sgobba sotto la Madonnina.

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