Siamo intervenuti già alcune volte sulle vicende che riguardano strutture ospedaliere romane chiuse senza alcuna spiegazione logica e dietro le quali si addensano le ombre di possibili speculazioni edilizie. In particolare, si sono sempre citati il Forlanini e il San Giacomo. Due nosocomi la cui mancanza si è fatta particolarmente sentire durante i lunghi mesi dello scorso anno nel corso dei quali il Coronavirus ha fatto temere si giungesse al collasso della struttura ospedaliera della Capitale.
Da anni i cittadini si sono mobilitati perché i due ospedali riaprissero, anche per coprire meglio la domanda di sanità che, nel caso del San Giacomo, è assicurata nel pieno del centro cittadino di Roma. Appelli caduti nel vuoto. Avvalorato il sospetto che dietro quelle chiusure ci fosse ben altro.
Adesso, giunge la sentenza del Consiglio di Stato che definisce illegittima la chiusura dell’Ospedale San Giacomo  perché sull’immobile vi è un vincolo di destinazione imposto alla fine del 1500 dal Cardinale Antonio Maria Salviati. Sconfitta dunque per la Regione Lazio. La battaglia, il cui attuale esito farà sicuramente piacere a tanti romani, è stata condotta con tenacia da Oliva Salviati, discendente del Cardinale che nel 1593 donò alla città di Roma l’immobile sede dell’Ospedale San Giacomo, vincolandolo per testamento alla destinazione ospedaliera.
“La decisione – ha sottolineato l’avv. Isabella Stoppani  che ha patrocinato il ricorso dinanzi al Consiglio di Stato – ha ritenuto viziata la discrezionalità amministrativa laddove ha mutato la storica destinazione dell’immobile sottraendolo alla sua finalità pubblica e ciò anche a prescindere dall’adombrato sospetto che scopo della legge regionale 14/2008 e del provvedimento commissariale fosse quello di utilizzare l’immobile come mere rendite patrimoniali. La sentenza ritiene, infine, dimostrato che l’asserita riorganizzazione della rete ospedaliera non poteva ignorare le esigenze assistenziali del territorio e che la chiusura dell’attività del S. Giacomo, comunque, generava un vuoto di assistenza”. Del resto, ha aggiunto l’avv. Stoppani, era evidente ” l’illegittimità della chiusura di servizi essenziali di altissima qualità, essendo l’Ospedale San Giacomo inserito nel Piano Emergenza Massimo Afflusso Feriti”.
“Era stato omesso – aggiunge l’avvocato Stoppani – il riferimento alla circostanza che sull’immobile insiste un vincolo di destinazione imposto alla fine del 1500 dal Cardinale Antonio Maria Salviati. La sentenza ha riconosciuto l’interesse morale, giuridicamente qualificato della ricorrente, a che l’Ospedale San Giacomo sia utilizzato come Ospedale, nel rispetto della volontà del suo avo”.

Il ricorso è servito anche a ricordare  la “contraddittorietà e illogicità dei provvedimenti impugnati, dimostrata anche dagli ingentissimi investimenti, in attrezzature e personale, effettuati proprio a ridosso della chiusura, quasi a voler predisporre poi una giustificazione di eccessiva onerosità nel rapporto personale/pazienti ed il vuoto di assistenza territoriale”.

Il Consiglio di Stato ha ribadito che “la regola costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione non può avallare lo smantellamento di un servizio pubblico ospedaliero senza alcuna preventiva analisi ed adeguata motivazione in relazione al superamento dell’inefficienza e in particolare alla valutazione dell’interesse pubblico e degli interessi degli assistiti nel territorio”.

 

About Author