In un’ottica di pura riflessione, su questo tempo inedito di  Scuola e Famiglia  in progress, vediamo di sottolineare alcuni aspetti da non sottovalutare rispetto al tragico evento in cui tutto il Paese è investito.

Il problema dell’ organizzazione che i genitori lamentano alla Scuola, in questo tempo di emergenza, introduce il tema della regolarità, intesa come un cercare di ritrovare la normalità scolastica, rispetto al modificato contesto ambientale e non solo,  degli alunni.

Con la DAD i docenti entrano in casa, habitat dove ora  bambini e ragazzi, grazie ad una riorganizzazione delle regole familiari, devono ritrovare anche lo spazio Scuola. Processo non facile, né naturale, né automatico, considerando che nel vissuto dei giovani la strumentazione tecnologica in casa ha una valenza fortemente ludica. Occorre del tempo. Come un genitore entrando nell’ aula del proprio figlio vive un certo “imbarazzo”, allo stesso modo  i docenti, entrando nelle case, a tutte le ore per agevolare lo stesso lavoro  dei genitori, provano la medesima sensazione. Occorre  pazienza reciproca, perché sia la scuola che la famiglia si trovano a dover rimodulare un contesto ambientale che fino a qualche giorno fa, (da decenni del resto!), era ben definito nel  nostro vissuto, dal bambino fino agli stessi adulti oserei dire.

Luogo Famiglia e Luogo Scuola, due ambiti ben distinti e separati dunque ma molto presenti entrambi nel vissuto delle persone. Pensate agli adulti che ricordano come prima figura docente la propria maestra, altri qualche professore per alcune caratteristiche particolari, a volte, unito al dolore fisico ,anche il prof terribile. Per completare il quadro di quanto la Scuola penetri nel più profondo di noi e lo dimori, pensiamo alle molte persone che in età adulta ancora sognano di dover sostenere l’esame di maturità. Chissà quest’anno come sarà la rielaborazione inconscia di tanti ragazzi? Probabilmente la cosiddetta Maturità andrà estinguendosi sempre più dall’ inconscio delle future generazioni, a partire dalla sua fonte ansiogena.

Ma tornando alla tematica in esame, possiamo certamente affermare che epidemia o meno, la DAD sarà una nuova modalità che caratterizzerà la futura Scuola italiana, a cominciare da questo stesso anno.

Ma tutto è realmente così semplice? Il punto è che i genitori, nei giorni del Covid-19, han dovuto di colpo, riconquistare un ruolo educativo che nel tempo era stato del tutto consegnato alla scuola e dunque, obtorto collo, la famiglia è tornata a rappresentare il  primo luogo di apprendimento  e habitat principale dei nostri piccoli e giovani.

Nelle parole del Capo Dipartimento Miur, Giovanna Boda, leggiamo il 13 marzo:

“Uno degli aspetti più importanti in questa delicata fase d’emergenza è mantenere la socializzazione. Potrebbe sembrare un paradosso, ma le richieste che le famiglie rivolgono alle scuole vanno oltre ai compiti e alle lezioni a distanza, cercano infatti un rapporto più intenso e ravvicinato, seppur nella virtualità dettata dal momento. Chiedono di poter ascoltare le vostre voci e le vostre rassicurazioni, di poter incrociare anche gli sguardi rassicuranti di ognuno di voi, per poter confidare paure e preoccupazioni senza vergognarsi di chiedere aiuto”.

Evidentemente  la richiesta è per gli alunni di scuola Primaria, al massimo potrebbe comprendere  quelli delle Superiori di Primo Grado. Ma pur condividendo per certi aspetti, mi dispiace dover contraddire la dott.ssa Boda, perchè la prima cosa necessaria è rendere consapevoli le famiglie che “è giunto il tempo di riprendersi il tempo” come genitori, perché è loro compito primario educare e solo a loro spetta esercitarlo nei primi anni di vita e oltre. Senza più alcuna delega ,il futuro di come si crescerà in famiglia e dunque nella società , spetta ai genitori, la Scuola non può che accogliere un bambino/ragazzo  già con il suo vissuto personale  nello zaino. Ma nel contesto attuale e le parole della Boda lo confermano, i genitori si sentono persi, nel senso che la regolarità , la successione del tempo scuola, la vera quotidianità è completamente saltata. Con la didattica a distanza, soprattutto per i piccoli, è la famiglia  a doversi  far carico di creare l’ambiente- scuola  a casa.

In questi giorni molti genitori reclamano per i loro figli più ore di DAD e meno compiti che non riescono a gestire. La Scuola risponde che più di un certo tempo bambini e ragazzi non possono stare davanti ad un tablet o pc, non si può articolare lo stesso orario scolastico e con le varie circolari ministeriali si è arrivati a concludere  una modalità  per tutte le discipline. Il compito più difficile è quello della famiglia  che deve supportare i docenti affinché nel periodo di video lezione il bambino possa mantenere la massima concentrazione riuscendo in più a comprendere che quel pc, tablet o cellulare che sia  è comunque la classe, virtuale, ma sempre di scuola si tratta. Si comprenderà come questa condizione, senza precedenti, stia rendendo la vita non facile a molte famiglie. In questi primi giorni, per sicurezza o insicurezza di molti docenti, di fatto l’assegnazione dei compiti viene prodotta in diversi modi. Prima di tutto attraverso il Registro Elettronico (RE), procedura che gli stessi genitori han dovuto imparare, poi attraverso email o WA per raggiungere  le famiglie il più possibile. Modalità che stressa non poco le famiglie e gli insegnanti, ma si fa per il bene degli alunni e figli.

Il fatto poi che il Governo abbia stanziato 85 milioni di euro per viale Trastevere, da inoltrare a tutte le Scuole, la dice lunga  sul tempo che passerà prima di un rientro in aula. Ogni alunno che non è attrezzato, tramite la scuola d’appartenenza, potrà ottenere la strumentazione adatta per il proseguimento dello studio a distanza.

Ma se la famiglia si trova a dover vivere momenti difficili, anche per i docenti non è tempo beato.

Vediamo sinteticamente quello che ci dicono alcuni dati riportati dal Miur elaborati da AGCOM prima della pandemia.

“Quello della digitalizzazione delle scuole italiane e dell’insegnamento dell’uso delle tecnologia è un percorso che parte da più di dieci anni fa, quando nel 2007 si era discusso di un “Piano Nazionale per la Scuola Digitale”, cioè il programma di indirizzo del Ministero dell’Istruzione con “l’obiettivo principale di modificare gli ambienti di apprendimento e promuovere l’innovazione digitale nella scuola”. Negli anni il piano è stato strutturato e sviluppato in più fasi: dal 2008 al 2012 è stata ad esempio studiata una strategia di investimenti per portare il digitale in classe, come la diffusione della Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) nella didattica. Dal 2013 al 2014 si è investito invece per la connettività wireless nelle scuole e per la gestione di corsi di formazione sul digitale rivolti ai docenti. Nel 2015 nel nuovo “Piano Nazionale Scuola Digitale” (PNSD) sono stati poi fissati altri obiettivi per gli anni a venire. Guardando in generale agli insegnanti, il 47% utilizza strumenti digitali quotidianamente per le proprie attività didattiche, il 27.5% settimanalmente, il 13.9% qualche volta al mese, il 6.7% qualche volta all’anno, mentre il 5% non ne fa uso mai. Nelle scuole dotate di una connessione a banda ultra-larga, la media dei docenti che utilizza tutti i giorni strumenti digitali nella didattica sale al 51%.”(da La scuola italiana alle prese col digitale fra disuguaglianze, ritardi e senza una vera visione – di C. Torrisi e A. Zitelli).

Con la didattica a distanza, in emergenza, oggi  vediamo che tutte le analisi che negli anni sono state affrontate  vengono azzerate appunto dalla contingente necessità di  terminare l’anno scolastico 2019-2020 e considerate le problematiche sulla reale formazione digitale dei docenti , nonostante il Piano Nazionale Scuola Digitale, si comprende bene il reale impatto innovativo che la scuola si trova a dover gestire in un mare di criticità.

In questo comunque vengono in aiuto le risorse nascoste che la classe docente è abituata ad investire, al di là di proclami e suggestioni  altisonanti, in una professione lasciata sola negli anni  in balia di una politica scellerata e senza visione se non quella di uccidere la scuola a suon di spending review.

Ma considerato  il momento, la paura del virus, i bollettini e necrologi  giornalieri possiamo certamente affermare che sia i docenti che le famiglie stan tenendo bene il peso di una responsabilità  soprattutto nei confronti dei  ragazzi, nostro futuro. Le famiglie hanno compreso e approfittato di questo tempo di fermo per riscoprire il valore dell’esserci con i propri figli, altrettanto i docenti hanno compreso, dopo un iniziale timore, che la propria professionalità  ora deve ritornare ad essere il vero  accompagnamento dei ragazzi in un percorso di studio che va oltre un testo che molti alunni  non hanno nemmeno avuto il tempo di portare a casa. Ingegno, creatività e speranza  in un prossimo ritorno a scuola sono le parole d’ordine che caratterizzano lo stato d’animo di genitori ed insegnanti. Forse per aspetti diversi: i genitori hanno compreso l’aiuto che ogni giorno la Scuola rappresenta per la famiglia , i docenti hanno compreso il valore della relazione scuola famiglia in un’ottica di aiuto reciproco al di là di pregiudizi e conflitti di varia natura.

La Didattica a Distanza in tempo di emergenza ha dunque ridato  a due entità, Famiglia e Scuola, il giusto valore sociale, quello che la politica aveva invalidato e se in questo contesto inseriamo  anche il tema Sanità, possiamo affermare che tutto  ci riporta ad un unico pensiero : un Paese che non vede al centro della propria esistenza il valore della Persona prima o poi imploderà.

Per la Scuola siamo ancora agli inizi di un processo che comunque si è attivato, certo è che questa pandemia ha costretto la comunità politica ad esercitare delle scelte immediate per riportare un certo equilibrio, almeno nella forma, tra Nord e Sud. E questo è un momento favorevole per riequilibrare un minimo la condizione scolastica in tutta Italia, sia a livello degli apprendimenti che sul piano di innovazione tecnologica.

Auguriamoci dunque che,  dopo il Covid-19  nonostante la devastazione sociale che una pandemia  del genere stia recando a tutto il modo, per la Scuola e la Famiglia, dopo certe conquiste ottenute sul campo, non si ritorni a vecchi schemi. Finalmente una mentalità nuova  di fare scuola che la Didattica a Distanza comporta è entrata in “aula”, non solo ma ha investito in pieno la famiglia. Questo Coronavirus ha spazzato via  di colpo anni di procedure ,burocrazie ,pregiudizi e confini , non solo per la Scuola. Ora non resta che aprire gli occhi ad un futuro tutto da ricostruire, docenti e famiglie lo desiderano. Speriamo che la macchina ministeriale non smorzi questo provvidenziale desiderio  ricominciando ad appesantire burocraticamente l’azione creativa di tante scuole.

Eleonora Mosti

 

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