“Sono prudentemente fiduciosa”. Così la catanese senatrice Tiziana Drago risponde alla domanda un po’ provocatoria su un Governo che su 23 ministri ne ha solamente due di provenienza meridionale.

D) Quindi un Esecutivo fatto tutto da ministri del centro -nord a lei che è siciliana  convinta non la preoccupa?

Drago: Potrebbe essere importante, come non costituire un elemento così determinante. Ricordo i tanti ministri meridionali che abbiamo avuto, ma che non hanno sostenuto tante cause importanti per il Mezzogiorno. Questo Paese ha bisogno di superare tante disparità e delimitazioni geografiche e territoriali. La Politica deve recuperare la funzione di rappresentanza di tutti, per tutti.

D) Mario Draghi ha parlato della “coesione” quale tema guida per la sua azione di governo come lo sono quello del superamento della pandemia e quello del Recovery Plan. A quale dei tanti temi che richiamano la necessità di una “coesione”, secondo lei, Draghi dovrebbe guardare?

Drago) Sono tanti, ovviamente, penso però immediatamente a quello dell’equità fiscale.

D) E’ un tema forte per la Sicilia e per i siciliani…

Drago) Certamente. La Sicilia e i siciliani vivono una profonda sperequazione che ha radici antiche. Pensi che sono 76 anni anche che la mia Regione attende i decreti attuativi del proprio Statuto. Non a caso, riguardano proprio la fiscalità e la fiscalità di sviluppo. Se si va sul sito della Commissione Bicamerale Questioni Regionali si scopre che in piattaforma sono presenti i testi di tutti gli Statuti speciali regionali, tranne quello siciliano. Occorre provvedere alla nomina dei nuovi componenti la Commissione paritetica Stato – Regione Sicilia. Si deve lavorare alla formulazione di quei decreti attuativi, con l’obiettivo di raggiungere un’equità fiscale, ad esempio, consentendo che alla regione vada tutto il credito dell’Iva e dell’Irpef e non, rispettivamente, i 3,64 e 7 circa punti percentuali. Questo inciderebbe davvero tanto nel dar vita ad una reale autonomia economica della Sicilia entrata, invece, in una vera e propria “austerity” e costretta a dilazionare in dieci anni un debito di circa un miliardo e 400 milioni di euro. Il nuovo Governo deve dare segnali concreti da subito: intervenendo nella Commissione Finanze al Senato al fine di continuare l’iter di esitazione della legge regionale siciliana sulle Zone Franche Montane, votata all’unanimità dalla deputazione siciliana nel dicembre del 2019. Con fondi regionali, si darebbe un notevole aiuto alle PMI siciliane delle zone di montagna, aggravate dalla crisi pandemica. Lo Stato, il Parlamento, il Governo stanno ostacolando una legge regionale, fatto a mio avviso estremamente grave. Come vede, anche in questo caso, dove siamo i parlamentari siciliani?

D) Questo Paese se non vuole “spaccarsi” deve trovare un riequilibrio geografico. Partendo da cosa?

Drago) Delle disparità fiscali ho già detto. Si deve pensare però soprattutto al livello culturale e formativo, partendo dalla valorizzazione del patrimonio dei nostri territori e delle realtà regionali. Un patrimonio che è fatto di valori umani, di storia, di tradizioni popolari che devono essere tutelate, mantenute e valorizzate…

D) La scuola come c’entra?

Drago) C’entra in tantissimi modi … e anche concreti. Mi riferisco ad esempio agli spostamenti “forzati” degli insegnanti e dei docenti dal Sud verso il Nord o da una regione all’altra. C’è il problema del radicamento nel territorio anche da parte della struttura scolastica. Basti pensare ai dirigenti, ai presidi che prima di dar vita a dei patti territoriali, impiegano circa due anni per stabilire i contatti di rete, con le istituzioni e le parti sociali di un luogo. Da ciò è comprensibile come il mio ragionamento sul Mezzogiorno si sviluppi all’interno del quadro dell’Unità. Su questo punto, dev’essere chiarito bene il concetto di autonomia che è cosa del tutto diversa dall’indipendentismo e dallo scissionismo. Questo riguarda anche il dato culturale, la Scuola e la formazione. Così si devono rivedere anche i programmi scolastici, sviluppandoli all’insegna del concetto dell’altro. Vedo invece i giovani, specie in seguito alle chiusure dettate dalle misure anti Covid, rinchiudersi in se stessi, con una conseguente difficoltà nel ragionare in termini d’integrazione con l’altro da se. Ritengo che sia importante fornire ai giovani italiani, da nord a sud, una formazione all’imprenditorialità. Potrebbe determinare un impulso, per quanto indiretto, alla coesione sociale. C’è bisogno di una cultura dell’impresa che si vive, certamente, ma anche si apprende. In questo senso, dev’essere favorita la mobilità formativa dei nostri giovani e dei nostri studenti al di fuori della regione di appartenenza. E’ anche questo un modo possibile in cui il sistema scolastico partecipa e si fa carico dell’Unità nazionale. Storia, Geografia, Economia in ambito agricolo, turistico, imprenditoriale possono essere apprese in vari modi, ma il passaggio dal saper fare al sapere, applicato già dalla Scuola dell’Infanzia, è sicuramente il metodo vincente.

D) Una revisione che dovrebbe riguardare anche l’insegnamento della Storia? Anche per ciò che si “racconta” dall’Unità d’Italia in poi…

Drago ) Certamente. E’ vero che la Storia è scritta dai vincitori, è altrettanto vero che poi giungono i giorni in cui è possibile, e si deve, avviare una revisione. Nel nostro caso, non si tratta di farla in opposizione, bensì andando a guardare le ragioni che spingono e rafforzano l’idea dell’unità e con l’obiettivo di favorire una cittadinanza attiva di cui tutti possiamo essere convinti partecipi.

D) Parlare del Sud significa parlare delle infrastrutture: Ma si finisce sempre per riferirsi a quelle cosiddette materiali, magari trascurando le reti “immateriali”…

Drago) Guardi, sono entrambe importanti. Noi ci troviamo di fronte ad uno spopolamento, anche quello urbano, non solo delle aree interne, che non ha precedenti. Del resto una giovane coppia sceglie di radicarsi laddove ritenga di poter vivere in un contesto economico e sociale più strutturato e solido, dove poter mettere al mondo dei bimbi al sicuro, confortati dalla presenza di scuole, palestre, ospedali, ecc. Così dobbiamo superare quel concetto del “prima” e del “poi” che riguarda il tema delle infrastrutture, ad esempio in Sicilia. Per anni abbiamo sentito porre il quesito su quale senso abbia fare il Ponte sullo Stretto prima che si creino le strutture siciliane in materia di viabilità. Aggiungo, anche, l’urgenza nella costruzione di mense scolastiche, possibile realizzarle già dalla prossima estate, se solo lo si volesse. Anch’esse devono essere viste quale infrastruttura che serve a risolvere tanti problemi per scuole e famiglie. Ma ci sono tantissime cose che devono essere ripensate e riviste in una logica del tutto nuova. Così come in modo nuovo si deve tornare a parlare del Ponte sullo Stretto, visto che un pezzo di strada è già stata fatta e, tra l’altro, con fondi già stanziati. Se continuiamo a ragionare in tal senso, anche la questione delle banda larga subirà la logica del “prima” e del “poi”, una visione che tutti gli italiani, non solo i meridionali, devono superare.

Intervista di Giancarlo Infante

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