Riferisce la stampa – in particolare, nei giorni scorsi, AVVENIRE – che nelle competenti commissioni del Senato (Giustizia ed Affari Sociali ) i relatori di maggioranza hanno presentato un emendamento al testo in discussione che ha suscitato interesse anche presso le minoranze.
Si tratterebbe di prevedere, oltre ai quattro criteri di accesso alla procedura di “suicidio assistito”, dettati dalla Corte Costituzionale, un’ulteriore condizione. Avrebbe, cioè, titolo a presentare domanda in tal senso solo un paziente che fosse già inserito nei programmi di “cure palliative”. Insomma, una garanzia in più che le minoranze non escludono di prendere in considerazione, interpretandola come volontà di sbloccare la situazione e condurre in porto la legge, da parte delle forze di governo.
Ambedue i fronti avvertono l’urgenza di una regolamentazione legislativa che valga per il Paese intero, evitando che, su un tema di tale delicatezza, l’Italia si sgrani in una pluralità di iniziative regionali spaiate. In linea generale, non si può che apprezzare la comparsa di un tema almeno su cui, forse, vien meno la logica di contrapposizione ad oltranza dei due schieramenti Del resto, sarebbe grave ed irresponsabile esercitare una controversia pregiudiziale anche su temi che mettono in gioco la dignità della vita.