Da oltre due anni e mezzo, il Sudan è teatro di un conflitto devastante iniziato due anni e mezzo fa, che ha generato una delle crisi umanitarie più gravi al mondo. Milioni di persone sono state costrette alla fuga, mentre fame, violenze e carenza di servizi essenziali colpiscono duramente la popolazione civile. Le organizzazioni umanitarie, tra cui COOPI, continuano a operare in condizioni estremamente difficili per garantire assistenza e sostegno alle comunità più vulnerabili del Paese. Interris.it, riguardo alla situazione umanitaria nel Paese, ha intervistato la dott.ssa Chiara Zaccone, capomissione di COOPI in Sudan.
L’intervista
Dottoressa Zaccone, qual è l’attuale situazione del Sudan sotto il profilo umanitario?
“Il Sudan, da oltre due anni e mezzo, sta purtroppo attraversando un conflitto gravissimo iniziato nell’aprile del 2023. Si tratta di una delle crisi umanitarie più gravi al mondo, come riconosciuto anche dalle Nazioni Unite. La situazione sul campo continua a peggiorare: ad aprile si registravano circa 14 milioni di sfollati, di cui circa 4 milioni hanno cercato rifugio nei Paesi confinanti, come Ciad, Egitto e Sud Sudan, mentre i restanti si sono spostati all’interno del Paese, da uno Stato all’altro, alla ricerca di un rifugio sicuro. Oggi oltre 24 milioni di persone vivono in condizioni di gravissima crisi alimentare. Le categorie più colpite sono donne e bambini, che hanno difficoltà di accesso al cibo e alle cure, e sono spesso le prime vittime della violenza diffusa. Negli ultimi mesi la situazione si è ulteriormente aggravata, soprattutto in alcune aree sotto assedio, come la regione del Darfur Settentrionale e in particolare la città di Al-Fasher, una delle più colpite fin dall’inizio del conflitto. L’assedio si è intensificato nell’aprile del 2025, rendendo la situazione sempre più allarmante. Il numero di persone in gravissima insicurezza alimentare è altissimo, gli attacchi contro i civili continuano e le condizioni di vita peggiorano di giorno in giorno”.
Come sta operando COOPI sul campo? Quali interventi realizzate?
“COOPI è presente in Sudan dal 2004: da oltre vent’anni opera in un contesto complesso, adattando i propri interventi all’evolversi della crisi. Anche dopo l’inizio del conflitto, l’organizzazione è rimasta nel Paese, rafforzando la propria risposta umanitaria e sostenendo gli sfollati in diversi Stati, incluso quello di Khartoum. Qui COOPI realizza interventi nei settori WASH (acqua, igiene e servizi sanitari), protezione dell’infanzia e supporto alle donne vittime di violenza, garantendo inoltre l’accesso a cibo e acqua potabile”. L’organizzazione è attiva anche nel Darfur Settentrionale, in particolare ad Al-Fasher, dove rappresenta una delle poche realtà umanitarie ancora operative. Qui COOPI distribuisce acqua potabile in 18 campi di sfollati e supporta tre ospedali e strutture sanitarie ancora funzionanti. Purtroppo, la situazione rimane estremamente pericolosa: pochi giorni fa una delle strutture sanitarie sostenute da COOPI è stata colpita da un attacco con droni, che ha causato la morte di circa 20 civili, a testimonianza della complessità e della drammaticità del contesto. Nonostante tutto, l’impegno della nostra organizzazione e degli operatori continua con grande coraggio”.
Che scenario si sta profilando nell’area attorno ad Al-Fasher?
“Attualmente, ad Al-Fasher vivono circa 200mila persone: molti civili sono riusciti a fuggire, ma uscire dalla città è quasi impossibile, poiché le vie di fuga sono insicure e impraticabili. COOPI resta presente anche nell’area di Mellit, a nord di Al-Fasher, dove sostiene gli sfollati che riescono a mettersi in salvo. Qui vengono attuati progetti integrati che comprendono interventi nei settori WASH, Protection, sanità e nutrizione. L’area di Mellit è classificata in IPC5, il livello più grave di insicurezza alimentare, e si assistono le famiglie e i bambini colpiti da carestia e malnutrizione”.
Guardiamo al futuro: quali sono i vostri auspici per il Sudan? In che modo, chi lo desidera, può supportare la vostra opera umanitaria?
“COOPI auspica un cessate il fuoco duraturo e la fine degli assedi in città come Al-Fasher. L’obiettivo è che le parti in conflitto consentano l’accesso dell’aiuto umanitario in tutte le aree del Paese e che finalmente si possa avviare un percorso di pace stabile. Continueremo a fornire assistenza alle popolazioni più colpite. Chi desidera sostenere le sue attività può visitare il nostro sito, dove sono disponibili informazioni sugli interventi in corso e le modalità per effettuare donazioni. I contributi aiutano a garantire acqua potabile, assistenza alle donne vittime di violenza e supporto ai programmi nutrizionali e sanitari. Desideriamo che, la comunità internazionale mantenga alta l’attenzione sulla crisi in Sudan, contribuendo attivamente al processo di pace e alla protezione dei civili”.
Intervista realizzata da Christian Cabello