Ogni volta che il dibattito politico si accende intorno ad un argomento, ogni volta che la maggioranza di governo sembra scricchiolare, la domanda è sempre la stessa: durerà l’Esecutivo? E da quella domanda partono tutte le congetture su elezioni anticipate, crisi, rimpasti, cambi.
È accaduto con l’alleanza tra i Cinque Stelle e la Lega e sta succedendo con il patto Pd – Grillini.
Il punto è un altro: una maggioranza coesa, di questi tempi, è merce rara non per colpa della legge elettorale e nemmeno della forma di governo che vige in Italia (argomento che viene spesso colpevolmente confuso con la legge elettorale), ma a causa dell’eccessiva polarizzazione delle posizioni politiche.
Tutti gli schieramenti politici pensano (e pretendono) di avere una ricetta in tasca per il Paese che è l’esatto contrario di quella che hanno gli avversari. E, naturalmente, la ricetta buona è quella che hanno loro. Ed è un paradosso, a ben pensarci, in tempi di globalizzazione, di condivisione di problemi a livello mondiale ma soprattutto di fine delle ideologie (abbondantemente sepolte, ormai).
Le divisioni sull’Ilva lo dimostrano: Mittal dentro o fuori, lo scudo penale da reintrodurre oppure no, la nazionalizzazione come panacea dei mali. In sintesi, un dibattito fatto di prese di posizione e contrapposizioni.
Polarizzazione, appunto. Posizioni estreme e inconciliabili, spesso all’interno di una stessa maggioranza, tra partiti presunti alleati.
Come se ne potrebbe uscire? A mio avviso con il “ patto del dialogo”.
Senza cadere nella tentazione della accordo opportunistico, senza immaginare accordicchi o Nazareni vari, la forze politiche dovrebbero prendere dinanzi ai cittadini l’impegno a dialogare di più. Dialogare prima di decidere, dialogare prima di scegliere. Alla maggioranza il compito di fare leggi, anche con la forza dei numeri, ma a tutti, nessuno escluso, l’onere del confronto. Serrato sì, ma leale.
C’è bisogno, in sintesi, che ritorni il dialogo tra i partiti. C’è bisogno di elevare il livello della politica puntando sulla mediazione e sul confronto. C’è bisogno di abbassare i toni, perché i partiti hanno il dovere di portare via l’Italia e gli italiani dal clima di perenne scontro.
I campioni del dialogo, in questo senso, sono i cattolici: educati, indirizzati, orientati al confronto da sempre.
Vincenzo Salvati
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