Avremmo oggi voluto cominciare a parlare dei contenuti di una proposta politica su cui sia possibile avviare una riflessione per individuare, in modo ampio e condiviso, un processo di autentica ripresa del Paese.

Avremmo voluto occuparci , tra l’altro, di legge elettorale proporzionale, di autentiche riforme istituzionali, di politiche del lavoro e di sostegno alle imprese, di attenzione alla famiglia, delle nuove prospettive da portare al percorso europeo.

Un lavoro cui molti del mondo cattolico si stanno dedicando e i cui risultati  devono emergere in maniera precisa, al più presto. Siamo costretti per il momento a rinviare, invece, perché obbligati a seguire i primi passi di una crisi di governo che si presenta molto più complessa di come prova a presentarla Matteo Salvini.

Egli ha deciso di staccare la spina all’esecutivo di Giuseppe Conte. Ha preso un bel rischio, da giocatore d’azzardo. Soprattutto sfidando la tradizionale attitudine degli italiani a farla pagare a chi provoca crisi incomprensibili.

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sembra intenzionato a lavorare attorno a questo punto e a dettare lui i ritmi dell’inevitabile verifica. Bisognerà vedere se Matteo Salvini vi parteciperà ancora da Ministro dall’Interno o da semplice senatore.

Adesso, il capo della Lega dovrà spiegare in Parlamento i perché della situazione che ha creato ed anche le evidenti contraddizioni che stanno alla base della sua decisione.  Il condizionale resta d’obbligo, vista la scarsa sua attitudine al confronto ragionato. Il Parlamento, però, non è una spiaggia su cui parla solo lui al microfono.

E’ stato Salvini a violare il Contratto del Governo del cambiamento stipulato con i 5 Stelle. Lo ha sottoscritto di fronte al notaio con Luigi Di Maio, accettando la clausola secondo cui il progetto Tav avrebbe dovuto essere rivisto. Ovviamente, abbiamo altre idee sul Tav perché riteniamo opportuno il voto espresso dal Parlamento, ma questo è un altro tipo di ragionamento.

Salvini ha provocato la crisi proprio nello stesso giorno in cui ha incassato il successo sul Tav, sia pure ottenuto grazie al solo voto determinante delle opposizioni.  Al tempo stesso ha rivendicato ed esaltato il lavoro dell’esecutivo messo innaturalmente in piedi con i 5 Stelle. “ Non potrò mai parlar male di Di Maio e di Conte” disse due sere orsono a Sabaudia. Poi, con loro non esita a fare il maramaldo. Sembra riascoltare lo “ stai sereno” di Renzi rivolto a Enrico Letta.

Non c’è stato solo il Tav da registrare tra le sue vittorie. Il  Presidente Mattarella  ha pure“ graziato” la contestata legge bis sulla sicurezza d’impronta tutta salviniana, promulgata nonostante forte perplessità su alcuni punti che la caratterizzano, probabilmente destinati ad essere giudicati anticostituzionali.

Le ragioni della crisi per alcuni versi, dunque, restano misteriose. Saprà bene Salvini quali siano i motivi reali che lo hanno portato a scegliere per un  triplo salto mortale con avvitamento. Ce la farà?

La domanda è d’obbligo alla luce di situazioni che debbono tutte essere approfondite e, soprattutto, veder concretamente dispiegate nel corso del prossimo immediato futuro, a partire dall’assise parlamentare che sta per essere convocata.

Con l’apertura formale della crisi di governo i sondaggi a lui favorevoli non conteranno più. Anzi, si potrebbe scoprire quanto rischiano di danneggiarlo.

Per questo, la fibrillazione è già altissima. Si prefigurano scenari e contro scenari, ma siamo solo agli inizi ed è necessario avere la pazienza di seguire le prossime vicende senza venir meno agli intendimenti espressi nel corso degli ultimi mesi nel delineare una proposta radicalmente alternativa a tutto questo sistema della politica italiana che ha fatto il proprio tempo.

Paradossalmente, facendolo male, è proprio Salvini ad indicare le mutazioni in corso e la necessità di individuare percorsi nuovi cercando, in ogni caso, di non far diventare la spregiudicatezza e la corsa al posto in Parlamento gli unici metri di riferimento.

E’ vero, i vertici dei partiti, di tutti i partiti, parlano già apertamente di elezioni anticipate. Glissano sul fatto che c’è in atto un processo di definizione di un commissario europeo italiano da nominare e che c’è una legge finanziaria da approvare. Cose che ha ben presenti, fortunatamente, il Presidente Sergio Mattarella.

Sarebbe interessante capire quanta dose di ricatto c’è in Salvini nelle decisioni assunte in queste ultime ore in relazione a questi due passaggi.

Intanto, tutti i vertici dei partiti dovranno fare i conti con la stragrande maggioranza dei loro eletti, tra l’altro già pronti alla vacanza e precipitati invece nell’angoscioso dubbio di dover passare l’ultima estate da parlamentari .

Quelli  di Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle hanno nelle orecchie i sondaggi d’opinione che li rimandano impietosamente a casa, almeno per la metà. Parliamo di circa l’ 80 % di deputati e senatori. Se ne andranno tanto facilmente?

Per quanto riguarda tutti coloro che si stanno interrogando sulla possibilità di dare corso ad una rinnovata voce della tradizione del popolarismo e del cattolicesimo democratico questa crisi è importante. Incita a fare bene, anche se un po’ di più in fretta.

Questa situazione, infatti, non aiuta il Paese che ha bisogno di ritrovare tutte le occasioni possibili di concordia, attorno cui sviluppare dialogo, collaborazione, impegno non di fazione e strumentale.

C’è da sperare che, come al solito, tra di noi non rispuntino velleità elettorali spurie, non suffragate da un processo di condivisione da ricercare ampio, chiaro e  coerente con i principi cui diciamo di riferirci.

C’è anche il rischio che si ripresentino i “ pifferai” della partecipazione ai fronti contrapposti, cosa che c’ha portato a subire tante cocenti delusioni negli anni passati. Così come quelli che ancora pensano ingenuamente di trovare accoglienza in altri partiti che, invece, stato rinserrando i ranghi dei loro fedelissimi. Si rivolgono ad altre realtà, compresa la nostra, nella sola speranza di raccoglierne i voti.

Giancarlo Infante

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