Cose che in Italia, forse, non vedremo mai. Anche se, come farà ricordare il caso dell’ex Sindaco di Roma, Ignazio Marino, sfiduciato dal notaio dai suoi del Pd, casi di “cannibalismo politico” non sono mai mancati. Ma appunto di lotta intestina si è trattato che è tutt’altra cosa che porre una questione di moralità e di comportamento da parte di chi è chiamato ad occuparsi della cosa pubblica. Nel Texas, invece, è stata la stessa maggioranza dei repubblicani alla Camera dei rappresentanti dello Stato a sfiduciare il Procuratore generale dello stato Ken Paxton, un repubblicano, perché accusato di corruzione e abuso potere.

Il malcapitato è Ken Paxton, che nega tutte le accuse, è un alleato dell’ex presidente Donald Trump, che si è ritrovato sospeso dall’importante incarico e messo in attesa di un processo di fronte al Senato del Texas. Anche questo ramo del Parlamento dello stato del Sud  è pienamente in mano ai repubblicani.

Il voto di sfiducia è stato massiccio, 121 a 23, e basato su 20 capitoli di accusa che riguardano anche gli aiuti indebiti a favore di un ricco finanziatore politico.

Pochi i repubblicani che hanno cercato di sostenere Paxton e, inevitabilmente, la cosa è stata da qualcuno inserita nella corsa alla Casa Bianca che vede il suo amico Trump vigorosamente insidiato dal Governatore della Florida DeSantis alle primarie con cui i repubblicani sfideranno l’uscente democratico Joe Biden.

A differenza di come sarebbe sicuramente andata in Italia, però, la maggioranza dei repubblicani texani non hanno esitato a compiere un passo nei confronti di un autorevole uno di loro nonostante una cosa del genere non accadesse da circa 50 anni. E nonostante Paxton sia sempre stato uno di quelli in prima fila nel sostenere le battaglie dei repubblicani in materia di immigrazione, contro il matrimonio delle coppie gay o per denunciare i presunti brogli che, a loro avviso, avrebbero danneggiato Trump a favore di Biden.

 

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