Secondo un’inchiesta del The Guardian ci sono al mondo più di 55 di quelle che possono essere definite delle vere e proprie “bombe al metano”. Fanno parte degli oltre mille siti considerati i “super-emettitori” nell’atmosfera del gas che è il principale responsabile dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici che ne conseguono. Secondo il quotidiano londinese la peggiore perdita singola provocata in uno di questi impianti ha provocato l’inquinamento paragonabile a quello di 67 milioni di automobili in movimento.

Secondo l’esame dei dati disponibili, i 55 siti di estrazione di combustibili fossili più pericolosi, quelli cioè dove più frequentemente si verificano fughe di gas,  rilascerebbero livelli di metano equivalenti a quelli che nell’arco di 30 sono emessi negli Stati Uniti.

Le emissioni di metano, ricorda The Guardian, sono responsabili al 25% del riscaldamento globale e dal 2007 ne è stata registrata un’impennata “spaventosa”. Questa accelerazione potrebbe essere la più grande minaccia all’obiettivo di mantenere l’aumento del riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C e rischia seriamente di innescare livelli di “non ritorno” di catastrofi climatiche.

Il giornale londinese denuncia il fatto che  alcune perdite sarebbero addirittura intenzionali, allorquando si lascia fuoriuscire il gas indesiderato dal sottosuolo durante la trivellazione mentre altre sono causate dall’uso di apparecchiature non curate o regolate male.

I siti definiti “super-emettitori” di metano sono stati individuati grazie all’analisi dei dati satellitari, i quali rivelano che si trovano in maggior numero negli Stati Uniti, in Russia e nel Turkmenistan. L’evento più catastrofico si sarebbe realizzato a seguito di una perdita pari all’emissione nell’atmosfera di 427 tonnellate all’ora vicino la costa del mar Caspio nel Turkmenistan. Quella singola perdita è stata pari alla dispersione dell’inquinamento pari all’intera produzione oraria della Francia.

CV

 

About Author